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30 Novembre 2022

Ah, ma ci sono i Mondiali di calcio?

La massima competizione per nazionali più atipica di sempre in chi scrive non può che portarsi dietro un sentimento altrettanto inconsueto

Antonio Tedesco

Nazionale tedesca in campo con mani sulla bocca Mondiali di calcio

La nazionale tedesca nella foto prima della partita con Giappone

Da dieci giorni sono iniziati i Mondiali di calcio in Qatar. Una competizione che, in pratica, da quando è stata assegnata al paese arabo ha fatto discutere più per questioni extra sportive che per le emozioni che l’evento può regalare agli appassionati.
Certo, è l’ultimo Mondiale di Messi e della riproposizione dell’eterno duello a distanza con Cristiano Ronaldo, ma a parte il sentimentalismo di rito ci si ritrova con poco a cui guardare. È anche vero che l’assenza dell’Italia gioca un ruolo fondamentale nella percezione che si ha della competizione vista dal Bel Paese, senza contare che assistere a novembre a un rituale che era solitamente estivo fa perdere una buona parte del fascino che i Mondiali in genere si portano dietro.

Da fervente appassionato del pallone, chi scrive si trova invece nella strana condizione di essere totalmente disinteressato o quasi alle sorti della competizione. Una sensazione praticamente nuova quando si parla di calcio giocato. Per dare un’idea, anche il coinquilino dell’autore di questo articolo – con cui in genere si condividono le domeniche di Serie A o una qualsiasi serata di coppa europea – è stranito dal mio non seguire attivamente le partite in programma o anche solamente dal parlarne.

Se c’è un’attenzione che invece non sta mancando in questi giorni, è quella verso le notizie che arrivano dal Qatar sulle varie realizzazioni di quello che si temeva sarebbe accaduto una volta arrivati a disputare l’evento. I sentori su come sarebbe andata c’erano tutti, viste le premesse sulle condizioni che hanno coinvolto i lavoratori impiegati per la costruzione delle infrastrutture. Sul sito del web magazine sportivo Ultimo Uomo si può trovare una buona raccolta delle inchieste e dei contenuti creati da giornali e riviste sulle varie problematiche che si sono verificate prima dell’inizio dei Mondiali.

La lente di ingrandimento sulla questione è però inevitabilmente arrivata con il calcio d’inizio della manifestazione. Il caso che per certi versi ha fatto più scalpore è stato il divieto da parte della Fifa ai capitani di indossare le fasce arcobaleno (pena l’ammonizione), sanzione che non ha alcun appiglio o giustificazione regolamentare. È palese quindi la scelta politica di sottostare a impliciti diktat qatarioti, mettendo in difficoltà anche gli stessi calciatori. Significativa in questo senso la scelta da parte della nazionale tedesca di tapparsi la bocca in occasione della foto di squadra prima delle partita contro il Giappone.

D’altronde è assodato che la scelta di disputare il Mondiale in Qatar non sia stata del tutto casuale, ma dettata da interessi che hanno surclassato per importanza la competizione stessa. Non sarà certo il primo caso (vedi Russia 2018), ma l’evidenza con cui il meccanismo si sta mostrando ha davvero provocato in chi scrive una certa nausea verso le partite che si stanno disputando in questi giorni. Una sensazione nuova, si diceva, ma da cui si può partire per essere critici anche nei riguardi delle cose che più ci interessano. Per poi magari pensare: «Ah, ma ci sono i Mondiali?».

 

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Categorie: Sport

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