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23 Dicembre 2022

Come si realizza un Presepe vivente

Il presidente dell’associazione Genius Loci di Montemaggiore Belsito (Pa) ci racconta i preparativi per la rappresentazione della Natività, in programma il 26 e 30 dicembre e il 5 e 6 gennaio

Antonio Tedesco

Il Presepe vivente di Montemaggiore Belsito

Il Presepe vivente di Montemaggiore Belsito

Ultimi colpi di martello e accorgimenti per perfezionare il tutto e Montemaggiore Belsito è pronta a riaccogliere il Presepe vivente. Ci troviamo nella provincia di Palermo, tra la valle del fiume Torto e le Basse Madonie, in un’atmosfera rurale che diventa il panorama perfetto per la rappresentazione della Natività. Un lavoro minuzioso che parte da lontano e che ci viene raccontato da Lorenzo, Presidente dell’Associazione di promozione sociale e culturale Genius Loci: «Abbiamo iniziato questa esperienza nel 2018 sotto la spinta dell’amministrazione comunale. In realtà però il presepe non è una novità a Montemaggiore. Ci inseriamo in una tradizione più lunga cominciata a metà degli anni ‘90, che si è interrotta visto che il presepe si svolgeva nell’antico palazzo del Principe di Baucina, reggente del Feudo di Montemaggiore della famiglia dei Ventimiglia, edificio diventato inagibile».

La ripartenza ha dato modo di recuperare un luogo abbandonato: «Nel 2018 quindi da un’idea di un gruppo di amici è nata la voglia di rifare il presepe – continua Lorenzo – abbiamo quindi cambiato location, adesso ci troviamo in quello che viene denominato “Giardino dei Valori”, inaugurato una decina di anni fa ma poi praticamente lasciato in stato di abbandono. Noi lo abbiamo ripreso nel 2018 e proprio da lì abbiamo fondato l’associazione Genius Loci Montemaggiore, con la voglia di far ripartire il presepe pensandolo come un’ iniziativa per riattivare un po’ di turismo locale. Quindi finora abbiamo fatto soltanto due edizioni, 2018 e 2019, poi ci siamo dovuti fermare a causa della pandemia. I numeri delle precedenti edizioni sono comunque stati confortanti: nel 2019 nonostante il maltempo e due appuntamenti saltati abbiamo avuto circa 5.000 visitatori nel giro di cinque appuntamenti, che per un paese che sulla carta conta 3.000 abitanti non sono pochi».

Il Presepe vivente non è una semplice sequenza di mestieri e scene fino alla Natività ma, come spiega Lorenzo, viene pensato come una vera e propria opera teatrale: «Abbiamo modificato il precedente modo di realizzarlo. Mentre le edizioni dagli anni ‘90 in poi erano una sorta di mostra dei mestieri dell’800, una sicilianizzazione del presepe napoletano, noi qui ci siamo inseriti nel contesto storico della Natività, tant’è che lo presentiamo con una cittadina mediorientale del primo secolo. Infatti costumi e ambientazioni scenografiche sono dell’epoca, il tutto a seguito di una ricerca filologica precisa e minuziosa. Per fare un esempio, non ci sarà il macellaio e non si vede la carne di maiale, che gli Ebrei non mangiano. Anche gli attrezzi che verranno usati da chi personifica i mestieri sono attrezzi che erano presenti nell’antica Palestina. L’attenzione riguarda anche ai dettagli del contesto giudaico di dominazione romana: ci sono le guardie, un tempio e il sommo sacerdote, oltre a una guarnigione intenta a crocifiggere dei condannati a morte e delle scritte in ebraico».

Il percorso poi culmina in piccole parti recitate: «Ogni anno cerchiamo di modificarle – dice Lorenzo – inserendo spezzoni tratti dai testi biblici, con alcune integrazioni che sono totalmente frutto della nostra fantasia. Quindi impostandolo così viene fuori un percorso dove si accede a gruppi per assistere allo spettacolo seguendo una guida, anch’essa in abiti d’epoca, che conduce i visitatori in un percorso a tappe di circa 30 minuti».
Un lavoro che richiede l’impegno di tutta la comunità: «Noi, ragazzi intorno ai 30 anni, avevamo un’esperienza minima delle edizioni precedenti – precisa Lorenzo – usufruiamo quindi dell’aiuto anche di persone che superano gli 80 anni, fondamentali ad esempio per la costruzione dei cosiddetti “pagghiari”, cioè le costruzioni fatte di legno, paglia e canne che vanno a ospitare i personaggi, che noi non siamo in grado di costruire perché abbiamo perso le conoscenze tecniche di utilizzare i materiali».

Lorenzo spiega che il lavoro inizia dai primi di ottobre, cominciando a ripulire l’area, sistemare e addobbare quanto serve: «C’è anche chi svolge il lavoro da casa, per esempio le sarte e i sarti del posto che si occupano dei costumi. Al di là del nucleo fondamentale di 30-40 persone che si occupano della fase di progettazione, chi realizza i costumi e chi è impegnato nella rappresentazione dei personaggi, siamo intorno ai 150 elementi che collaborano attivamente per la realizzazione del Presepe. A ciò si aggiunge il supporto economico da parte dell’amministrazione comunale. Tra l’altro – continua – quest’anno utilizzeremo come colonna sonora alcuni brani del compositore locale Nunzio Ortolano, famoso in tutto il mondo. Possiamo dire che questo presepe è fatto dai montemaggioresi a 360° e ne siamo orgogliosi».

Fondamentale ovviamente anche la presenza degli animali: «Dobbiamo fare attenzione a tutta una serie di procedure, com’è giusto che sia, salvaguardando il loro benessere e accertandoci che sia tutto in regola, per cui abbiamo un gruppo di allevatori che ce li presta con le dovute documentazioni, autorizzati dal servizio veterinario dell’Asl di riferimento».

Infine, non ci sarà solo il presepe vivente: «Quest’anno – conclude Lorenzo – ai visitatori del Presepe sarà offerta una degustazione di prodotti tipici, di cui si occupa l’Associazione delle Attività produttive di Montemaggiore Belsito, sempre con l’obiettivo di mettere in moto un circuito virtuoso anche da punto di vista economico».
Il presepe vivente si svolgerà nelle date del 26 e 30 dicembre e il 5 e 6 gennaio.

 

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Categorie: Cultura

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