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1 Marzo 2023

Metti una cena al buio

Il 22 marzo la Polisportiva dell’Unione Ciechi e Ipovedenti di Torino ricomincia con gli appuntamenti per chi voglia provare a mangiare… senza vedere

Silvia Bruno

Immagine nera - Cena al buio

Le cene al buio si svolgono nell’oscurità assoluta

Siete nell’oscurità più completa, nel nero più assoluto. Immaginate di dover mangiare ma senza quindi poter vedere nulla nel vostro piatto, né intorno a voi. Quando al tatto avrete trovato le posate non sarà così facile (ma diventerà divertente) cercare di usare un cucchiaio senza sbrodolarvi, o anche solo inforchettare un boccone o tagliare un pezzo di carne. D’altronde, però, se vi ritrovate in questa situazione è perché siete a una “cena al buio”. Oppure siete una persona non vedente, ma in questo caso sarebbe la vostra quotidianità e non avreste problemi.

Le due ipotesi sono collegate perché a Torino è la Polisportiva Uici (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) a organizzare questo tipo di appuntamenti, sempre molto richiesti e partecipati. Dopo una lunga pausa dovuta anche alla pandemia, in queste settimane il direttivo dell’associazione sta ricominciando a preparare alcuni incontri, con molte difficoltà: «È vero, in genere ci arrivano 4-5 richieste al giorno: “quando rifate le cene al buio?”. Allora stiamo cercando di ripartire – ci dice Ivano Zardi, Presidente della Polisportiva – ma non è facile perché diventa sempre complicato trovare un luogo adatto a essere completamente oscurato. Ad esempio il 22 marzo saremo alla Parrocchia Cafasso di via Gandino 9, che ha un locale perfetto per le nostre esigenze. Chi volesse partecipare può prenotarsi scrivendo all’indirizzo polisportiva@uictorino.it, il costo della cena è di 40 € a persona».

Naturalmente l’obiettivo di un’iniziativa del genere è sensibilizzare sulla condizione di chi ha gravi problemi di vista, facendola provare per qualche ora a chi accetta di mettersi in gioco, privandosi volontariamente di un senso che diamo tutti per scontato: «Per noi non vedere è la quotidianità ma per capire come viviamo bisogna mettersi letteralmente nei nostri panni – continua Ivano – e mangiare è uno dei modi più facili per farlo. In questo modo inoltre possiamo mostrare le nostre capacità e potenzialità, che a volte non sono troppo conosciute».

Già, perché una cena al buio funziona così: gli ospiti vengono fatti entrare nella sala già oscurata e qui accompagnati al proprio posto da persone non vedenti. Le stesse che in seguito, una volta arrivati tutti i commensali, faranno da camerieri, portando i piatti e servendo da bere. Vi sembra incredibile? Non lo è, provare per credere.
Chi scrive ha partecipato a una di queste serate ed è stato al tempo stesso straniante e divertente. Straniante perché è ovviamente tutta un’altra cosa stare con gli occhi aperti e mangiare in una condizione – il buio – normalmente associata alla notte e al riposo; sembra paradossale, ma gli occhi ci mettono un po’ ad abituarsi, il cervello spontaneamente cerca sempre possibili, anche minime fonti di luce e non trovarle all’inizio può destabilizzare.

Ecco allora che, piano piano, intervengono gli altri sensi: vi sembrerà che chi è seduto vicino a voi vi urli nelle orecchie quando non è così, crederete di avere il super udito di Supeman nel sentire pezzi di conversazione dal fondo della tavolata ma, soprattutto, il cibo avrà un altro sapore. Anche perché un fatto divertente delle cene al buio è che il menu è prestabilito ma non ne conoscete le portate, quindi dovrete capire cosa state mangiando dal gusto, dato che non potete vedere cosa avrete nel piatto. Che sugo hanno messo sulla pasta? È carne di pollo o vitello? Bunet o crème caramel?

Alla fine della cena poi si accenderanno le luci: alcuni avranno il piatto pulito mentre altri si stupiranno di aver lasciato più o meno avanzi perché credevano di aver finito la portata; ci saranno briciole, resti di cibo, acqua e vino sulle tovaglie.
Tutti però avranno capito un po’ di più come si vive senza vedere.

 

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Categorie: Cultura

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