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13 Settembre 2024
Burnout: quando il lavoro diventa tossico
Sintomi, cause e rimedi della sindrome che nasce in ambienti professionali opprimenti e porta alienazione e senso di inadeguatezza
Mara Mattioda
Sindrome legata allo stress cronico non gestito in maniera efficace sul posto di lavoro: è la definizione che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dà del burnout, concetto introdotto per la prima volta negli anni ‘70.
Questa condizione si manifesta con esaurimento emotivo, distacco mentale e senso di inefficacia professionale ed è diventata oggi un problema sempre più diffuso che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo. Ma cosa significa davvero sperimentare il burnout?
LO SVILUPPO
Il burnout si fa strada gradualmente. All’inizio ci si sente semplicemente stanchi, ma con il tempo si crea un senso di esaurimento che cresce fino a sfociare in un vero e proprio distacco emotivo e mentale dal lavoro.
Quello che prima era entusiasmo si trasforma in cinismo, frustrazione e apatia. Ci si sente svuotati e incapaci di affrontare le sfide quotidiane con la stessa energia di un tempo e a tutto questo si aggiunge la percezione di essere meno efficaci e produttivi, come se ogni sforzo fosse vano e ogni risultato irrilevante.
LE CAUSE
Questa condizione, ormai riconosciuta come sindrome, ha radici profonde che possono essere legate sia a fattori individuali che ambientali.
Le cause del burnout sono diverse e spesso si intrecciano tra loro. In molti casi, la principale fonte di stress è il carico di lavoro eccessivo, accompagnato dalla mancanza di pause adeguate e dalla continua pressione a ottenere risultati. Tuttavia, non è solo la quantità di lavoro a provocare esaurimento: la sensazione di non avere il controllo del proprio tempo e delle proprie mansioni, insieme a una mancanza di chiarezza di ruoli e aspettative, contribuisce a creare un terreno fertile per il burnout.
Anche l’ambiente professionale gioca un ruolo fondamentale: una cultura aziendale tossica, caratterizzata da competizione sfrenata, mancanza di supporto ed episodi di mobbing, può spingere una persona a vivere il proprio lavoro come una fonte costante di stress.
LE CONSEGUENZE
Chi ne soffre può sviluppare problemi di salute come insonnia, ansia, depressione e disturbi cardiovascolari. Tutto questo si traduce in calo del rendimento, assenteismo e aumento delle dimissioni.
A livello sociale la sindrome riflette un problema più ampio: viviamo in una cultura che esalta la produttività e il lavoro incessante, creando un contesto in cui lo stress cronico è quasi normalizzato: ciò porta a una spirale di malessere che investe non solo la sfera lavorativa, ma anche la vita personale.
PREVENZIONE E CURA
Prevenire il burnout richiede un cambiamento di prospettiva, sia a livello individuale che organizzativo. È fondamentale riconoscere i segnali d’allarme: le aziende devono promuovere una comunicazione interna più aperta e creare ambienti in cui i dipendenti si sentano supportati.
Se comunque questa condizione si presenta, la prima cosa importante da fare è stabilire confini netti tra vita personale e lavorativa, dedicando del tempo ad attività rigeneranti come esercizio fisico, hobby e incontri sociali. Anche tecniche di rilassamento e mindfulness (pratica di meditazione incentrata sulla consapevolezza del presente) possono aiutare, ma se queste strategie non fossero sufficienti un percorso di terapia con un professionista potrebbe sicuramente aiutare ad affrontare il problema e valorizzare le risorse personali.
Il lavoro è una parte importante della vita, ma non dovrebbe mai essere così centrale da compromettere la salute mentale e fisica.