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16 Settembre 2024

World Press Photo: il fotogiornalismo in mostra a Torino

A Palazzo Barolo un viaggio tra le sfide globali contemporanee attraverso le immagini vincitrici del concorso internazionale di fotografia

Mara Mattioda

donna con velo copre il suo viso con un mazzo di fiori rossi - World Press Photo

Sopravvissute (Arlette Bashizi)

Fino al 24 novembre Torino ospita l’edizione 2024 della World Press Photo, la più prestigiosa mostra di fotogiornalismo al mondo. Organizzata per l’ottavo anno consecutivo dall’associazione Cime e ospitata a Palazzo Barolo, l’esposizione presenta le immagini premiate nel 67° concorso internazionale della World Press Photo Foundation di Amsterdam, istituzione indipendente che persegue l’obiettivo della tutela della libertà di informazione, inchiesta ed espressione.

Ogni anno il concorso raccoglie migliaia di candidature da fotoreporter provenienti dalle agenzie e testate giornalistiche più importanti del mondo – tra cui Reuters, The New York Times, El País e Le Monde – offrendo uno sguardo autentico sugli eventi globali dell’anno appena trascorso. Questa edizione ha visto la partecipazione di oltre 3.851 fotografi da 130 paesi, con 61.062 scatti valutati da una giuria indipendente.
I lavori premiati offrono uno spaccato autentico e toccante delle sfide, delle emozioni e delle storie che caratterizzano il nostro tempo: per la loro capacità di catturare la complessità del mondo contemporaneo sono stati scelti 24 vincitori in varie categorie, con 6 menzioni d’onore e 2 menzioni speciali.
La mostra è stata inaugurata venerdì scorso con la partecipazione di Vito Cramarossa (direttore di Cime), Stefano Tallia (presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte) e Martha Echevarria (Account Manager di World Press Photo).

Il percorso espositivo presenta le fotografie delle 4 categorie in cui è suddiviso il concorso: Singole, Storie, Progetti a lungo termine e Open Format, quest’ultima dedicata all’interazione tra fotografia e altri linguaggi. I temi spaziano dall’emergenza climatica alla guerra, con un focus sui conflitti in Medioriente e in Ucraina, fino ad arrivare alle migrazioni e alle sfide legate alla malattia e alla cura in ambito familiare.

Una donna palestinese stringe il corpo di sua nipote di Mohammed Salem – ribattezzata La Pietà di Gaza per la somiglianza alla celebre scultura – è la foto scelta dalla giuria di World Press Photo come vincitrice del concorso: siamo a Gaza, la bimba è rimasta uccisa insieme ad altri quattro membri della famiglia e l’immagine è stata premiata per la sua “capacità di trasmettere cura e rispetto, offrendo uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile”.
Il fotografo palestinese di 39 anni ha realizzato lo scatto poco dopo la nascita di suo figlio, definendo l’opera “un momento potente e triste che riassume il senso più ampio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza”.

Sopravvissute di Arlette Bashizi è invece la fotografia scelta come manifesto della mostra, il ritratto di una ragazza etiope che nasconde il proprio volto dietro un mazzo di fiori rossi. Il contesto è quello della guerra civile in Etiopia del 2020, in cui molte donne che hanno subito violenza stanno lentamente ricostruendo la propria vita.

La mostra ospita anche un memoriale in ricordo dei 1.553 giornalisti morti dal 1992 al 2023 mentre svolgevano il proprio lavoro. Questo – come ha spiegato Martha Echevarria – vuole essere un omaggio in grado di creare consapevolezza intorno alla professione, in quanto spesso «la ricerca della notizia spinge a lavorare in condizioni economiche precarie, ma soprattutto in situazioni pericolose».

La World Press Photo non è soltanto una mostra, ma un potente veicolo di riflessione che invita a guardare il mondo con occhi diversi, ricordando quanto sia cruciale difendere la libertà di espressione.
La fotografia, nella sua autentica capacità di emozionare e informare, continua a essere uno strumento essenziale per comprendere il presente e costruire un futuro più consapevole.

 

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Categorie: Cultura, Primo piano

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