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15 Maggio 2012

Quale giornalismo con le nuove tecnologie?

Professionisti della carta stampata e linguisti a confronto sul futuro dei quotidiani (e dell’italiano) nell’era dei tablet e dei social network

Valentina Esposito

Il giornalismo sopravviverà alla morte delle sue istituzioni, ovvero dei giornali cartacei? Questa è la domanda con cui Ugo Cardinale, professore di linguistica dell’Università di Trieste, apre il dibattito sulle nuove forme di giornalismo possibili tenutosi ieri, ultimo giorno di Salone del Libro, nella Sala Azzurra del Padiglione 3.
I partecipanti a questa conferenza sono giornalisti provenienti dalle testate più famose d’Italia, come Stampa, Espresso e Sole 24Ore, e tantissimi giovani accompagnati dai professori oppure semplicemente interessati all’argomento. Il punto centrale della discussione quasi da subito verte sulla crisi della carta stampata, e i relatori fanno un quadro preciso della complessità di un problema così attuale e vicino alla nostra realtà quotidiana.

OBBIETTIVO: INTERNET
La vera crisi del formato cartaceo, spiega Cardinale, non è compagna di quella economica, ma semplicemente è dovuta al fatto che Internet, i social media e i blog sono diventati più concorrenziali e accessibili a tutti, meno elitari. Infatti il futuro del giornalismo potrà dirsi esclusivamente specializzato, ovvero non verrà più pagata la notizia in sé, che sarà gratis, ma il punto di vista del giornalista, che diventerà un brand, un prodotto. Sarà digitalizzato, perché ogni informazione sarà passata sul web e la carta diventerà inutile. Infine, il giornalismo sarà “socializzato”, perché ogni contenuto verrà pubblicizzato sui social media, per permettere al giornale di allargarsi oltre la propria testata.
Il problema della velocità delle informazioni, e del modo in cui è cambiato il far notizia è il punto saliente su cui si concentrano le domande agli altri ospiti. Enzo Galino, giornalista dell’Espresso, sostiene che i mass media si stanno integrando l’uno con l’altro, e ciò non è propriamente un male: l’unico problema in cui si rischia di incorrere è che le notizie non siano propriamente confermate, e che ci si possa copiare l’uno con l’altro. Ancora diverso è lo sguardo di Anna Masera, caporedattrice di Lastampa.it, che fa notare come una grande testata come La Stampa sia già su internet, sui social network, e in generale il digitale potrebbe essere l’unica salvezza per il giornalismo, destinato a non avere più lettori nella nuova generazione, cresciuta con Facebook e Twitter. Così fotogallery, twit e link da condividere vanno ad integrare l’informazione tradizionale cartacea.

UN NUOVO MODO DI SCRIVERE
Un altro tema affrontato è il tipo di registro linguistico usato nella cosiddetta “nuova comunicazione“. Ilaria Bonomia, professoressa di linguistica e rappresentante dell’Accademia della Crusca, illustra una situazione non certo rosea per la lingua italiana. Infatti il normale registro giornalistico sta “decandendo” a favore di un linguaggio più immediato, più colloquiale. Vengono ad azzerarsi le differenze tra lingua scritta e parlata, a favore di un “ibrido digitale” incarnato principalmente dai blog, e da coloro che ci scrivono. L’indicativo sostituisce gradualmente il congiuntivo fino ad un futuro appiattimento della lingua, che diventerà pressoché colloquiale. Anna Masera, però, è di un’opinione diversa al riguardo e pensa che l’integrazione fra lingua parlata e scritta sia ottima per comunicare con i giovani, che non leggono più il giornale cartaceo ma prendono le notizie su internet. Lo scambio di informazioni tra amici-contatti dei social network diventa una dimensione globale della comunicazione e come ogni canale comunicativo deve avere un codice di trascrizione proprio a cui è giusto adeguarsi, per essere al passo coi tempi che inevitabilmente cambiano.

GIOVANI E GIORNALISMO
Durante la tavola rotonda i relatori (tra i quali i non ancora citati Giovanni Santambrogio e Giorgia Benoglio, rispettivamente giornalisti del Sole 24Ore e di Leggo) chiedono poi un parere ai giovani presenti sull’utilizzo di Facebook e sulla lettura dei giornali. Le risposte non sono una sorpresa: quasi tutti i presenti utilizzano assiduamente i social network, ma solo tre comprano ogni giorno il giornale. «La verità è che se cerco una notizia, su Facebook o comunque su Internet trovo quelle che mi interessano, che siano del giorno stesso o di una settimana fa – racconta Veronica, una ragazza di 17 anni – Mi capita raramente di comprare giornali, ma non perché non mi piace leggere, ma semplicemente dal mio tablet posso sapere tutto in tempo reale».
Un nuovo modo di vedere le cose, dunque e forse un’indicazione per riformare dalla radice un’istituzione altrettanto “giovane” come è il giornalismo rispetto alle altre forme di scrittura. Perché il futuro non può essere altro che “ad alta tecnologia“.

Link utili:
Salone del Libro
Accademia della Crusca
Voi leggete i giornali? Cosa pensate dell’integrazione fra cartaceo e digitale?

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Categorie: Tecnologie

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