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26 Luglio 2011

Illuminazione pubblica, quali idee?

Dai Led al telecontrollo, sono molte le soluzioni per contenere i costi e ridurre gli sprechi. Torino è già a buon punto

Simone De Caro

Quale illuminazione pubblica per Torino?

Nei bilanci dei nostri comuni la voce illuminazione pubblica grava come un fardello pesante. In più una riduzione dei costi la impone il governo, con la sua fresca politica di austerity e ce lo chiede l’Unione Europea per rientrare nell’accordo “20-20-20” previsto entro il 2020: riduzione del 20% di emissioni di gas serra, aumento dell’efficienza energetica del 20% e raggiungimento del 20% di fonti di energia alternative.

Le idee comunque non mancano per sostituire le vecchie lampadine che hanno un evidente problema di efficienza: consumano molto e richiedono una continua manutenzione.
Nel secondo semestre di quest’anno ad esempio Torino ha finanziato un piano da 1,8 milioni di euro per la sostituzione di 7.000 lampade a vapore di mercurio (in uso dagli anni ‘50) con altrettante lampade a vapori di sodio: l’operazione consentirà una riduzione elettrica di circa 3 milioni di kWh/anno ed un risparmio di 400.000 euro l’anno.

LED
Oggi le lampade al sodio ad alta pressione sono le più diffuse ma con ogni probabilità presto verranno sostituite dai Led, che rispetto alle precedenti hanno una “vita” fino a 60.000 ore contro un massimo di 16.000, oltre al vantaggio di un fascio di luce direzionabile che permette di limitare le dispersioni, mentre le lampade al sodio illuminano invece in tutte le direzioni e quindi anche dove non serve.
Secondo dati Enel (che con il progetto Enel Sole offre alle amministrazioni di dotarsi dell’illuminazione a Led), se tutti i comuni italiani adottassero questo sistema – e nell’ipotesi di utilizzare in pieno le caratteristiche di luminosità e possibilità di regolazione dei Led – si potrebbero risparmiare fino a 2,5-3 TWh e fino a 1,5 milioni di tonnellate di Co2 all’anno.
A parte il costo ancora elevato, restano comunque alcune incognite, come la mancanza di dati sull’utilizzo a lungo termine, in particolare concernenti l’impiego all’esterno e in condizioni estreme.

TELECONTROLLO
Oltre ai Led, se in Italia l’uso di cellule fotovoltaiche e sistemi eolici per l’illuminazione pubblica non convince (come in Francia ad esempio), esiste una nuova soluzione: il telecontrollo.
Questa tecnologia di trasmissione ad onde convogliate (cpl) consente di controllare in remoto il funzionamento di ogni apparecchio utilizzando la rete elettrica. In questo modo saremmo in grado di gestire l’attività dei nostri lampioni, intervenendo in modo mirato in caso di guasto (mentre oggi bisogna accendere l’intero impianto per capire quale apparecchio riparare) e decidendo quando accendere o spegnere ogni apparecchio, a differenza di ora, che la gestione crepuscolare è sensibile agli agenti atmosferici e non permette alcun tipo di controllo, generando molti sprechi. Il comune di Barletta ad esempio ha rilevato un risparmio immediato del 32% sul costo della bolletta settimanale.

RIDURRE GLI SPRECHI
Se costosi investimenti su nuove tecnologie, con guadagni non assicurati, spaventano molti comuni nostrani, in tempi di austerity una soluzione è sempre buona: ridurre gli sprechi; in molte città l’illuminazione pubblica è presente anche in zone che non ne avrebbero bisogno e tralasciamo il tema dell’inquinamento luminoso
Sarebbe invece importante imporre, da parte dei comuni, un seria catalogazione delle strade che per motivi di sicurezza devono essere illuminate (rimuovendo gli impianti inutili) e limitare la dispersione luminosa regolando il fascio di luce solo nelle direzioni strettamente necessarie.
Dovremo abituarci, la notte è buia.

Link utili:
L’accordo “20-20-20” dell’Unione Europea
La sostituzione dei lampioni a Torino

Cosa pensi dell’illuminazione pubblica di Torino? Conosci casi di spreco di luce?

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Categorie: Ambiente

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