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23 Maggio 2013

Turna, il design invade il Quadrilatero

Da domani a domenica una nuova e originale mostra-mercato darà spazio ai giovani designer e coinvolgerà il pubblico in una serie di laboratori

Viviana Villani

Chitarre create con le scatole

Le chitarre create con le scatole di Roberto Matteacci saranno in mostra a Turna

All’interno della manifestazione “Io Espongo“, promossa dall’Associazione Azimut, nasce la prima edizione di “Turna“, mostra-mercato allestita da domani a domenica in giro per il Quadrilatero Romano il cui obiettivo è valorizzare il design dell’inclusione: i progetti esposti sono infatti auto-prodotti, eco-sostenibili, creativi e artigianali, opera di 39 giovani designer.
Visitando il sito di Turna e in particolare la pagina degli espositori si nota come la mostra sia uno spazio creativo davvero innovativo. Ad esempio troviamo artisti come UseDesign, che lavora vecchi oggetti recuperati dai mercatini, c’è Brunella Neirotti che produce lampade, paralumi e borse prodotti con nylon e borse di plastica di recupero, oppure Hibou che crea collane come di kit con le varie parti smontate in modo tale da permettere la massima libertà di scelta e creatività, o ancora Roberto Matteacci e le sue chitarre create con le vecchie scatole di latta.
Per approfondire Digi.To ha intervistato Serena Borgia, una giovane trentenne torinese, designer, curatrice e direttrice artistica della mostra.

Ci puoi raccontare qualcosa di te?
«Mi sono laureata al Politecnico di Torino. Le mie passioni sono il design, il fashion design, la fotografia e la grafica. Ho avuto diverse collaborazioni che mi hanno permesso di crescere professionalmente e sviluppare la mia sensibilità comunicativa. Ad esempio nel 2011 ho realizzato una lampada per Patch Adams, il fondatore della Clownterapia. La lampada è stata realizzata sotto commissione dell’Associazione Vivo Vivendo, mentre nel 2013 a toBEeco ho esposto nello stand di Torino Lab un lampadario realizzato con dei vasi».

Come e perché è nata l’iniziativa di Turna?
«Turna è nata soprattutto per dare la possibilità a giovani designer e creativi di esporre i loro progetti gratuitamente».

Qual è l’iniziativa più interessante all’interno della mostra?
«Sicuramente la sezione “Turna a Produrre”, un progetto che prevede la collaborazione dell’Associazione Culturale Azimut nella realizzazione di opere ancora sulla carta. In questa edizione abbiamo scelto due giovani, Matteo Gremo e Paolo Lazzarini. Il primo realizza il progetto sviluppato nella sua tesi di laurea di primo livello in Architettura e alla sua discussione avrà la possibilità di utilizzare un prototipo funzionante. Per quanto riguarda Paolo Lazzarini, lo abbiamo aiutato a sviluppare il suo progetto mettendolo in diretto contatto con Fablab Torino, realtà molto interessante per le persone che sono interessate all’autoproduzione e allo sviluppo di progetti ad alto contenuto tecnologico. Con Fablab ha avuto la possibilità di utilizzare una macchina taglio laser con cui ha realizzato diversi prototipi partendo da un unico disegno progettuale».

Il pubblico verrà coinvolto in Turna?
«Sì, abbiamo organizzato dei workshop per coinvolgere il pubblico. Ad esempio un collettivo studentesco di Architettura cercherà di sensibilizzare i visitatori sui temi del riciclo e del riuso. Casa Mad ha organizzato due laboratori: nel primo, “Ri-Usare Tra-Sformare”, verrà data nuova vita a vecchi oggetti di uso comune, mentre nel secondo verrà dato spazio ai bambini che potranno costruire strumenti musicali con la loro merenda. Fablab invece permetterà ai visitatori di comprendere le potenzialità dell’autoproduzione attraverso le stampanti 3D. Infine, ma non meno importante, il workshop di Re Mida che organizza il laboratorio “Intrecci Urbani: tessitura di un tappeto con i materiali remidiani” insieme al Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea».

Turna potrebbe diventare un progetto itinerante?
«Siamo alla prima edizione ed è difficile fare previsioni, ma l’obiettivo potrebbe essere questo».

Link utili:
Turna

Andrete a curiosare i progetti di questi giovani designer? Cosa possono fare secondo voi le istituzioni per garantire maggiori spazi ai giovani creativi?

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Categorie: Cultura

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