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22 Maggio 2013

Donazione che passione

Per la Giornata della Donazione di Organi del 26 maggio una giovane donatrice di sangue ci racconta la sua scelta, domani i volontari delle associazioni alle Molinette

Viviana Villani

Le associazioni che partecipano domani all’iniziativa di sensibilizzazione alle Molinette

Domenica sarà la XVI Giornata Nazionale della Donazione e Trapianto di Organi, tessuti e Cellule e domani a Torino dalle 8,30 alle 16 nel cortile principale dell’Ospedale Molinette (con ingresso da corso Bramante n.88) le associazioni che operano in questo campo (come ad es. l’ADMO Ass. Italiana Donatori Midollo Osseo o la FIDAS Federaz. Italiana Donatori di Sangue) organizzano la manifestazione “Donazione che Passione“, con volontari  presenti agli stand che offriranno al pubblico materiale informativo riguardo al tema delle donazioni.

Per approfondire l’argomento Digi.TO ha voluto incontrare Valentina, una giovane torinese volontaria dell’AVIS.

Ci puoi raccontare perché hai fatto questa scelta? Da quanto tempo sei donatrice di sangue?
«Il motivo principale per cui io dono, diciamo, è che sento di avere una sorta di “dovere” da adempiere nei confronti della società: il mio sangue è di tipo zero negativo, può essere quindi donato a chiunque ed è sempre estremamente ricercato, essendo comunque un tipo raro. Motivo per cui, appena compiuti i diciotto anni, ho iniziato donando il sangue in uno dei laboratori mobili dell’AVIS, presente una mattina nel cortile della scuola. Quindi dono all’incirca da tre anni, ogni volta che posso, rispettando le pause imposte tra una donazione e l’altra».

Qual’è per te il valore della donazione?
«Donare è un gesto di solidarietà che nel mio piccolo compio verso chi mi sta attorno, il mio personalissimo modo. Il valore del sangue donato è altissimo, proprio perché usando un po’ del mio tempo e un po’ del mio sangue immagino che si possano salvare delle vite, che possa essere utilizzato per aiutare chi in quel momento ne ha bisogno. Con questo non voglio certo dire che salverò il mondo! E’ un fattore di cultura e sensibilità, essere sempre a contatto con certi problemi permette di avere una visione più ampia e puntuale del valore di certi gesti».

Secondo te i giovani sono sensibili a queste tematiche o c’è poca attenzione?
«Per mia fortuna conosco tantissimi giovani che hanno molto a cuore questi temi: io stessa, in qualche modo, sono stata convinta dai miei amici più grandi a donare il sangue la prima volta. Inoltre, parlando in generale di donazione, sono convinta che nelle scuole sia un tema che sta via via andando ad approfondirsi. Chiaramente, entra in scena l’attenzione personale di ognuno verso il problema affrontato, ma quando si ha la maturità giusta si comprende in pieno l’importanza di tali decisioni, anche se magari non ci si sente di condividerle. Noi giovani non siamo menefreghisti come spesso e volentieri ci dipingono, c’è secondo me moltissima attenzione all’argomento, appunto in virtù di questo processo di sensibilizzazione».

Hai anche firmato la tessera della donazione dei tessuti e degli organi?
«Sì, la tessera è arrivata tramite lettera a casa. E’ un tesserino con una dichiarazione da firmare in calce e da portarsi sempre dietro nel portafoglio, così da essere immediatamente riconoscibili come donatori consenzienti, anche magari in situazioni accidentali in cui, purtroppo, personalmente non si può più fare niente. Ho scelto di firmare questa dichiarazione perché ho idee ben precise su ciò che mi dovrà capitare quando morirò: non essendo religiosa vorrei essere cremata e non seppellita. Quindi, se avrò  organi funzionanti e in buono stato, perché non posso darli a chi li può usare, grazie alla medicina? Pensandola in modo macabro, io non me ne farei nulla. Penso sia un ottimo gesto, uno dei migliori che si possano fare in punto di morte».

Quale molla secondo te dovrebbe spingere una persona a interessarsi al problema delle donazioni e dei trapianti?
«Io direi principalmente perché è un problema che interessa tutti, in prima persona. In modo certamente egoistico, si potrebbe in uno sventurato caso avere bisogno di un trapianto. Non saremmo allora grati al donatore che ci ha permesso di vivere? Chiunque potrebbe essere quel donatore. Non credo in un mondo dove chi dona lo fa spinto dal disinteresse, per aiutare l’umanità o per pura bontà d’animo, perché sarebbe utopistico e anche un po’ ingenuo. Penso invece che  pensare che la sventura è sempre dietro l’angolo potrebbe far scattare l’interesse per chi, magari, non ha altre sollecitazioni morali o culturali».

Quanto è importante la sensibilizzazione su questi temi?
«E’ fondamentale, partendo dalla psicologia che entra in gioco quando si viene a contatto con questa realtà. Non è facile accettare la donazione, si tratta di una cosa gratuita e anche molto d’impatto, perché donare organi, per esempio, è un’immagine forte, lascia presupporre molti scenari certamente non piacevoli. Eppure, perché io che ho paura degli aghi mi sento di donare il sangue? Perché l’ambiente a me è stato stimolante in questo senso. Non è tanto la Pubblicità Progresso o le campagne pubblicitarie per la raccolta a fare la differenza, secondo me, quanto “l’humus” culturale che ha fatto crescere la persona. Ribadisco questo concetto perché mi sembra decisamente importante. Ad esempio, la famiglia è un luogo di discussione fertile, se non si ha paura ad affrontare certi temi: ricorderò sempre mio padre che, sentendo alla radio un appello per donare il sangue a una bambina sconosciuta, è uscito di casa ed è andato a donare, senza pensarci troppo su, spiegandomi poi il perché di quel gesto. Così farò con mia sorella più piccola, cercherò di trasmetterle il mio pensiero al riguardo e poi lei deciderà cosa fare quando avrà l’opportunità di agire. Potrei portare mille esempi che condurrebbero tutti in un’unica direzione: non far diventare tabù il trapianto di organi e la loro donazione».

Link utili: 
AIDO
ADMO
FIDAS
AVIS

 

Voi avete mai pensato alla donazione degli organi?  Siete dei donatori?

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Categorie: Cultura

Commenti (1)

  1. Cristian ha detto:

    Salve,

    Tante volte in internet “in fb tantissime volte” mi hanno chiesto donazioni per cause giuste” ma per sapere di legalità sapevo che le donazioni possono essere inserite nella dichiarazione dei raditi etc..”
    Pensavo che ogni associazione che chiede donazioni deve essere riconosciuta, e non soltanto pubblicando materiale e fotografie nei social network”
    Volevo sapere se questo mio pensiero riguardo a tante persone che chiedono donazioni ma non sono enti di volontariato visibili e riconosciute sono cose delle quale devo fidarmi!
    L’ultima volta volevo aiutare un’ associazione salva gatti, ma sapevo per legge che le associazioni devono essere registrate “che siano esse onlus o altro” ..
    Spero di non essermi sbagliato al riguardo “non facendo donazioni” per semplice scrupolo e conoscenza di questo mondo virtuale.

    Attendo una vostra risposta in merito per chiarire le mie personali idee al riguardo!

    Grazie!

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