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10 Luglio 2013

Oltre i limiti con Geppi Cucciari e Neri Marcorè

Ieri sera i due attori ospiti della rassegna nel cortile di Palazzo Reale, chiamati a parlare di satira e informazione partendo dalle loro esperienze

Valentina Esposito

Neri Marcorè e Geppi Cucciari ieri sera a “Oltre i limiti”

Ieri sera il Cortile d’Onore di Palazzo Reale, in pieno centro, ha visto protagonisti Geppi Cucciari e Neri Marcorè e la loro abilità di far ridere il pubblico e intrattenere allo stesso tempo un discorso tutto sommato serio, moderati da Sebastiano Pucciarelli (autore della trasmissione di Rai Tre “Tv Talk”) e ospiti di “Oltre i limiti“, rassegna organizzata dalla Città di Torino e da AIPS (Associazione Italiana Paresi Spastica) che vede coinvolte diverse personalità riguardo temi di interesse comune. Una serata certamente piacevole e interessante, sebbene ci siano stati alcuni malumori di piazza per mancanza di posti a sedere.
Chi scrive è andata a sentire ciò che i due hanno raccontato sulla satira e sul loro lavoro di comici. Ecco come hanno risposto alle domande del moderatore e poi del pubblico.

Dove arrivano i vostri limiti, se li avete?
Geppi Cucciari: «Il confine è insito in me. Dico sempre quello che voglio, quello che penso, perché so fin dove mi posso spingere. Ci sono per esempio tanti modi di fare satira, con o senza limiti: per esempio, il turpiloquio è una strada facile, perché ogni tanto la parolaccia ci sta, ma è una scorciatoia in fondo, il difficile sta nel far immaginare all’ascoltatore qualcosa, a farlo ridere con fantasia».
Neri Marcorè: «Io penso che i limiti alla satira debbano venire da “dentro”, appunto, e non da “fuori”, perché altrimenti sarebbe censura. Dovrebbe essere soggettivo, la satira non ha limiti, ma per l’appunto ci sono tanti modi per far ridere, tutti diversi».

I limiti della comicità: quando, facendo tutt’altro nella vita, si scopre la strada della risata?
G.C.:«I miei volevano prendessi una laurea, l’ho fatto. Averla mi fa sentire tranquilla, in un certo senso, anche se ho sempre voluto fare il personaggio comico. E’ una questione di sensibilità, di partire dal basso, fare gavetta e poi avere fortuna».
N. M.:« Uno comincia a lavorare, poi c’è la satira. Il fatto di vivere di comicità è legato ai propri limiti: il mio era la timidezza, che poi ho superato aggirando l’ostacolo stesso, usando il linguaggio che poi mi è proprio».

Entrambi avete fatto della satira politica. Pensate che alle volte sia addirittura più efficace dell’informazione “seria”?
G. C.: «La satira è sempre alimentata dallo scontento. Anche solo leggendo i giornali viene da arrabbiarsi e alle volte viene quasi spontaneo proporre un’imitazione, uno spunto di riflessione che all’apparenza è leggero. E’ comunque un modo per informarsi, anche se prima credo bisognerebbe leggere, conoscere e solo dopo sentire la satira».
N. M.:« A volte sono i politici stessi a essere dei comici. Alcuni meccanismi sono inevitabili, perché quando il politico capisce che la comunicazione è tutto e che, in fondo, ridere piace a tutti, allora ecco la trasformazione. E’ il motivo per cui è poi difficile capire, per chi ascolta, cosa è satira e cosa no. Poi, nel momento in cui c’è solo chiacchiericcio, c’è stallo, non viene neanche voglia di far satira, viene tutto a noia».

L’aspetto politico dell’imitazione: mai avuto la preoccupazione di rendere simpatici chi imitavate? Ci sono state persone che hanno avuto reazioni magari scomposte, o entusiaste?
G. C.: «Certamente è difficile, perché il rischio di quando fai satira è davvero quella di rendere simpatici persone di cui magari non condividi le idee, perché l’autoironia rende simpatici. Per questo io preferisco non interagirci proprio, ma con chi invece ho voluto parlare ho creato una sorta di fiducia, si fidavano. Sapevano che non avrei oltrepassato certi limiti, i miei».
N. M.: «L’esempio più eclatante che posso portare io è certamente Gasparri. Ci siamo incontrati, io non sapevo che dire, ma lui si è mostrato autoironico e divertito dalle mie imitazioni, mi ha fatto i complimenti. Però la domanda è: se non condividi cosa fai, ti astieni? La satira in fondo fornisce informazioni in più sul mondo politico, attraverso questa c’è soddisfazione, si mettono a nudo determinate realtà».

Ora parliamo invece di una satira leggera, folle, non politica. E’ più facile o più difficile?
G. C.:«La comicità in ogni caso serve per approfondire, non solo per la politica. Ormai si fa quasi tutta in tv, che è diventato il mezzo quasi esclusivo per informarsi. Il primo obbiettivo, la scommessa sul pubblico, è quella di divertire e di divertirsi, per star bene».
N. M.:« Un personaggio, qualunque esso sia, nasce dall’osservazione, un’idea che poi diventa comicità surreale, assurda, ma che piace. Assieme agli autori si trovano moltissimi stimoli per sviluppare un’idea in questo senso e anche senza prendere in considerazione la politica si può fare dell’ottima satira».

Il vostro lavoro è diviso in due fasi: la scrittura, assieme agli autori, e l’interpretazione, in cui sostanzialmente siete da soli. Quale preferite? E come riuscite a divertirvi, poi, in diretta?
G. C.:«La tranquillità di andare in diretta c’è solo perché prima ho fatto un gran lavoro con i miei autori. Si improvvisa su matrice esistente e soltanto se necessario, quando proprio non si sa che pesci prendere magari con un ospite silenzioso. Io amo entrambe le parti, anche perché la comicità, spesso, è meraviglia e io voglio far sempre ridere i miei autori, alle volte riuscendoci e alle volte no».
N. M. : «Io prima improvviso, con gli autori, butto giù idee che poi vengono sviluppate e portate al pubblico al meglio. Ci si diverte prima e dopo, perché recitare davanti a un pubblico manda sempre sensazioni di calore, di energia, come se fosse sempre la prima volta che un testo viene declamato, arricchendosi di risate».

Avete progetti insieme, collaborazioni future?
G. C.:«Io lo stimavo prima e quando ci siamo conosciuti a un festival cinematografico sardo ho capito che la mia stima per lui non si fermava lì, ma andava oltre. Quindi si, faremo qualcosa insieme probabilmente».
N. M. :« Sì, abbiamo anche questa splendida storia d’amore… [risata generale, n.d.r.] La nostra prima collaborazione ufficiale sarà la presentazione del Premio Campiello a Venezia… da lì il passo per presentare Sanremo poi è breve!».

Link utili:
Locandina di “Oltre i limiti”
AIPS

 

C’eravate anche voi ieri sera? Andrete a vedere gli altri incontri della rassegna?

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Categorie: Cultura

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