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19 Dicembre 2013

Torino, Babele di lingue e studenti

Sono migliaia i “fuori sede”, siete mai andati agli aperitivi linguistici? L’esperienza di Kebba, dal Gambia a UniTO per un master di economia

Antonella Capalbi e Tommaso Portaluri

Ormai sono migliaia anche a Torino gli studenti fuori sede o stranieri

Anche le città credono di essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.  O la domanda che ti pone obbligandoti a rispondere, come Tebe per bocca della Sfinge“.
Ne “Le città invisibili“, Italo Calvino ci dice questo a proposito degli intrecci che ruotano intorno alla scelta di una città e di quanto sia significativa la permanenza nella stessa. Così come “Tebe per bocca della Sfinge”, anche Torino, in qualità di città universitaria, accoglie quotidianamente migliaia di studenti provenienti da diverse parti d’Italia e del mondo e, rimanendo nella metafora creata da Calvino, ne rappresenta temporaneamente la risposta alle loro esigenze e la domanda che queste nuove esigenze sono in grado di creare, in quel processo di crescita unico rappresentato dall’inizio di una nuova vita in una città sconosciuta.
Vediamone ora qualche aspetto, attraverso un’abitudine piacevolmente consolidata a Torino e la testimonianza di uno studente che arriva da molto lontano.

GLI APERITIVI LINGUISTICI
Cambiare città è uno scambio di storie, esperienze e oggetti ma anche di lingue. A dimostrazione di ciò, e a conferma della vocazione sempre più internazionale della nostra città di Torino, è in voga da anni in alcuni locali della città un perfetto connubio tra tradizione torinese e apertura verso il mondo che quotidianamente ne popola le strade: l’aperitivo linguistico.
In quella che è significativamente definitva una “babele di lingue” dagli organizzatori di uno dei più frequentati locali della città, il Blah Blah, ogni martedì una delle strade principali della città, via Po (al numero civico 21) diventa tappeto rosso di una sfilata di lingue, storie ed esperienze. L’evento permette non solo agli studenti stranieri di prendere parte a un’attività dai toni interculturali, ma anche agli studenti che popolano la città di praticare le proprie conoscenze linguistiche e, allo stesso modo, di sbirciare tanti posti lontani tramite gli occhi dei propri interlocutori, attraverso chiacchierate al tavolo tra una birra e un pezzo di farinata.

DAL GAMBIA A TORINO
Per avere impressioni di prima mano sulla vita degli sudenti fuori sede ne abbiamo intervistato uno che viene da un altro continente: Kebba Jammeh è arrivato a Torino dal Gambia, un piccolo Paese dell’Africa occidentale – appena due milioni di abitanti – nell’agosto di questo anno, per un master in “Economia della Complessità” presso il Collegio Carlo Alberto: «Ho scelto Torino perché lo scorso anno un mio amico ha seguito un master qui e ho deciso di provarci anch’io!». Gli abbiamo chiesto le impressioni di questi primi mesi: «Torino è un bel posto e ha dei monumenti storici straordinari. Non è stato difficile per me integrarmi, anche se non parlare l’italiano rende tutto un po’ strano, per lo meno».
Il passaparola che resiste al digitale. Kebba ci parla delle sue altre esperienze all’estero: «Sono stato anche negli Stati Uniti, dove mi sono divertito di più, forse, ma ho avuto molte più difficoltà all’inizio. Qui è stato più facile fare amicizia e conoscere nuove persone; nel Maryland ho prima dovuto abituarmi agli standard americani. Il passaggio, in Italia, è stato più pacifico».
«Del Gambia mi manca la gente – continua – siamo appena due milioni e ci conosciamo davvero tutti. Questo ci rende unici, diversi da ogni altro Stato. La gente fa le cose assieme! Siamo il paese più aperto del mondo, ci chiamano la “Costa sorridente dell’Africa”, la gente è fantastica!». Kebbah è scettico quando gli chiediamo se pensa che Torino possa essere la sua città per la vita (domanda che si pone anche chi scrive, con più tormento, da studente emigrato dalla Puglia): «Ho incontrato delle persone fantastiche e ho stretto amicizie importanti. Ma preferirei non vivere qui: mi piacerebbe tornarci regolarmente, questo sì, ma non viverci».

Link utili:
Blah Blah

 

Se siete studenti fuori sede o stranieri, anche la vostra è stata una esperienza di accoglienza?

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Categorie: Intercultura

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