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4 Aprile 2012

Come nasce un fumetto

In occasione di Torino Comics Digi.TO ha intervistato i vincitori del Premio Pietro Miccia, dedicato a giovani autori della “nona arte”

Erika Guerra

Come si crea un fumetto? Ce lo hanno spiegato i ragazzi che si sono aggiudicati il primo e secondo posto del Premio Pietro Miccia

Da più di 100 anni i fumetti sono un piacevole passatempo per bambini eadulti e hanno dato vita a personaggi che talvolta, come nel caso dei supereroi, sono usciti dal mondo a due dimensioni dei giornalini per ispirare l’industria cinematografica hollywoodiana. Esiste, però, anche un mondo poco conosciuto per chi non è esperto del genere, quello dei fumetti nati da giovani autori che hanno deciso di scrivere e illustrare le proprie storie. A questi autori si rivolge il premio Pietro Miccia, la cui premiazione è avvenuta nel finesettimana durante Torino Comics e che quest’anno ha proposto ai concorrenti di reinterpretare nel loro fumetto una fiaba, un mito o un classico famosi. Ecco cosa ci hanno raccontato gli autori che si sono aggiudicati i primi due posti.

FASE 1: LA TRAMA
Ovviamente questa è la prima questione che viene in mente, pensando all’abbinamento tra immagini e testo, la cui creazione è affidata a persone diverse. Marco Ventura, di Collegno, vincitore del Premio Pietro Miccia 2012 con il fumetto “Midnight Souls” (creato in collaborazione con Liana Recchione per la parte grafica), racconta: «L’idea è nata dall’intenzione di cimentarmi con una storia horror attingendo anche da fonti letterarie, poi fortunatamente la trama si adattava perfettamente al bando del concorso, dato che la vicenda è ambientata tra i primi del ‘900 e gli anni ’80 e parla dell’amicizia tra il bambino vampiro Elias e Kelly, una ragazzina introversa insieme alla quale andrà alla scoperta dei segreti di Londra. In quanto sceneggiatore, mi sono occupato della stesura del progetto, della descrizione dei personaggi e della sceneggiatura delle tavole per il concorso, mentre Liana si è occupata del disegno e dei colori».
Anche Federica Spagone, torinese, che si è occupata del soggetto del fumetto secondo classificato “Zlatovlaska. La lacrimevole storia di Riccioli d’Oro“, ci racconta il lavoro di uno sceneggiatore e come è nata la sua passione per il genere: «Mio padre mi ha introdotto a questo mondo quando ero ancora bambina, dato che spesso leggeva Alan Ford e Dylan Dog, che amo tuttora. Poi verso i 14 anni ho iniziato a coltivare la passione per la scrittura e la letteratura e, dopo aver frequentato corsi e iniziato a scrivere racconti brevi, poesie e articoli per giornali online, ho usato questa esperienza per il mondo del fumetto. Essere autrice di un fumetto per me vuol dire avere chiara la trama nei minimi dettagli, immaginando anche lo svolgimento delle singole scene, come se fosse un film. Poi delineo il profilo fisico e psicologico dei personaggi e successivamente passo tutto al mio disegnatore, che per questo progetto è stato Simone Antonello».

FASE 2: IL DISEGNO
Ovviamente non si può tralasciare il disegno, parte essenziale dei fumetto. Simone Antonello, architetto, ci racconta come si coniuga la trama immaginata dallo sceneggiatore con la parte grafica: «Il mio lavoro è iniziato con una ricerca approfondita sull’iconografia e il contesto storico in cui volevamo ambientare la vicenda, cioè la Russia dei primi decenni del XX secolo. Poi ho fatto degli schizzi approssimativi per definire in generale la trama e disegnato le tavole dei personaggi, in modo da capire come agiranno nella storia. Dopo -continua – in base alla sceneggiatura di Federica ho fatto degli schizzi delle scene, che poi ho ripassato a matita e colorato ad acquerello. Infine con Photoshop ho aggiunto le vignette, i titoli e l’epilogo, che avevo disegnato a parte. Questo è più o meno il procedimento che uso tutte le volte che devo fare dei disegni di qualunque tipo e, anche se non amo particolarmente il computer, devo ammettere che Photoshop è uno strumento indispensabile per eventuali correzioni nel colore e per l’impaginazione».

HO UN’IDEA, MA  …
Magari molti giovani hanno un’idea nel cassetto, ma non sanno come trasformarla in un progetto concreto. Una possibilità è l’autoproduzione, come spiega ancora Marco Ventura: «Dopo la Scuola di Comics, dato che era difficile inserirsi iri questo ambiente, rni sono lanciato nellauteproduzione di due progetti, “Norby” e “Milite Ignoto”. Ovviamente l’ostacolo maggiore sono stati i costi di stampa e quelli per l’affitto degli stand nelle fiere di settore, molto imponenti perchè non ho un vero e proprio circuito di distribuzione, se non il passaparola tra gli appassionati, che può essere davvero efficace».
Infine sono essenziali i collaboratori: «lo avevo messo degli annunci online e mi stupisco della quantità di
risposte ricevute. Un criterio fondamentale per la selezione sono stati l’entusiasmo e l’amore per il proprio lavoro: in un progetto come questo, in cui i soldi sono pochi, queste due caratteristiche, insieme alla determinazione, permettono di superare difficoltà e porte in faccia».

Link utili:
Torino Comics
Blog di Marco Ventura
Scheda informativa Informagiovani sul lavoro di disegnatore
Scuola Internazionale di Comics

Siete appassionati di fumetti? Anche voi vi siete cimentati in un progetto di questo tipo?

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Categorie: Lavoro

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