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10 Luglio 2014

“Per aprire un’attività servono poesia e raziocinio”

Valeria Maggiora, proprietaria di un’originale erboristeria a Torino, racconta a Digi.TO le difficoltà degli inizi e l’importanza dei social per farsi conoscere

Veronica Minniti e Giulia Porzionato

Valeria Maggiora nella sua erboristeria

Sempre più spesso, i giovani si lanciano nel mercato con differenti idee e modelli di start-up. Gli ambiti sono i più diversi; il più quotato riguarda la tecnologia web, ma non sempre è così. Ad esempio Valeria, classe 1980, ha aperto un’erboristeria a Torino e l’ha chiamata Melissa, come il nome che voleva darle sua mamma.
Si tratta di un’attività aperta da pochi anni, e che col tempo si è arricchita di oggetti, pensieri e parole. Infatti, oltre ai consueti prodotti da erboristeria, tra gli scaffali si possono trovare album fotografici della famiglia di Valeria, vecchi temi scolastici, i suoi libri preferiti. Il negozio oggi attira un nuovo tipo di clientela, che negli ultimi tempi è sempre più appassionata al mondo del “bio”.
Ma che cosa significa aprire un’attività per un giovane, per di più di questo tipo? Ne abbiamo parlato con lei.

Come ti è venuta l’idea di mettere su una tua attività e come mai hai scelto questo ambito?
«Mia madre fin da quando ero piccola ha avuto un’erboristeria. Ho riflettuto sul fatto che normalmente le erboristerie moderne raramente conservano il gusto e l’autenticità del mestiere stesso, ma ho pensato al mestiere non come quello di mia madre come avevo fatto un tempo, ma in un’ottica nuova. Ho immaginato un’erboristeria bella, con le erbe, con i prodotti sfusi, con i barattoli di caramelle. Ma soprattutto ho pensato a un denominatore comune, la cura e il gusto un po’ retrò. In un lavoro come questo potevo convogliare tutto il mio bagaglio precedente, il mio amore per la fotografia, per gli accostamenti tra gli oggetti, per la poesia nel quotidiano».

Parliamo de i primi passi: come muoversi per aprire un negozio?
«Nel mio caso, ho fatto da sola. Non ho ricevuto finanziamenti, ma ho avuto il bagaglio di esperienze di mia madre che mi ha permesso di risparmiare e mi ha salvato da acquisti sbagliati. Ho usato tutti mobili che avevo e ho recuperato oggetti da mercatini».

Il tuo negozio non è una semplice erboristeria, sembra quasi un mondo magico pieno di oggetti, come mai hai pensato di arredarlo così?
«È stato per una frase che mi ha detto un giorno una mia amica: “vorrei comprare come vivi tu”. In quel periodo non ero ancora pronta per capire, ma quando ho avuto il negozio ho cominciato a metterci tutte quelle cose che per me erano irrinunciabili, abitudini quotidiane, piccoli dettagli, profumi, un oggetto a cui affezionarsi, la crema preferita, la tisana da bere davanti al film, le spezie più strane.Volevo poi un’erboristeria vera, con le erbe sfuse e i barattoli. Volevo un ‘atmosfera, oltre che un luogo. Dei mobili belli e non solo una fila di scaffali ed espositori. Volevo una casa».

Quanto contano i social nel gestire la tua attività? Come ti sei fatta conoscere?
«Contano moltissimo. Infatti, noi siamo sotto la Mole, ma un po’ nascosti, come fanno i piemontesi, ma quando poi ci trovi ci siamo. Non ho mai avuto un’insegna, solo una scritta bianca sul vetro. Per questo i social sono importantissimi. Sono io stessa a gestirli, e cerco di farlo con cura e delicatezza, usando sempre e solo immagini scattate da me e non rubate da qualche parte. Penso sia importante che sui social la gente veda che c’è una persona dietro la pagina, l’account, la foto. Adesso mi dicono che siamo un’istituzione di Torino, e questo è accaduto soprattutto grazie al passaparola dei clienti sui social, come Instagram o Facebook. Un grande merito comunque è sicuramente anche della città, della sua voglia di uscire dalle vie principali e scegliere sempre di più negozi gestiti da persone e non da responsabili marketing. Dalla voglia di bello che non è per forza sinonimo di caro, un valore fatto di cura, tempo e amore. I progetti in ballo sono tantissimi e tutti con persone speciali incontrate grazie al negozio. “Simile attira il simile” direbbe mia madre».

Su YouTube si moltiplicano i canali che parlano di prodotti naturali, e negli ultimi anni si è prodotto un interesse sempre maggiore verso questo mondo. Da che cosa dipende questo, secondo te?
«Secondo me l’interesse si è prodotto grazie ai clienti e a Internet. Non sempre i negozi sono al passo con il web nei riguardi dell’interesse che si è prodotto per il bio negli ultimi anni, per questo hanno successo gli shop online e le poche bioprofumerie presenti sul territorio. Penso che la rete sia avanti anni luce rispetto all’offerta che un’erboristeria classica possa dare. In generale i negozianti fanno poca ricerca. I consumatori invece la fanno eccome, testano provano recensiscono prodotti e si informano su siti stranieri così da essere aggiornatissimi. Si è sviluppata una forte informazione su Internet grazie ai forum, da molti consultati prima di effettuare l’acquisto. Per un negoziante sono una fonte ricchissima e gratuita di informazioni. Il colloquio tra i consumatori e i negozianti è proficuo. Chiedo spesso alle mie clienti di informarmi sulle loro nuove scoperte e in generale di consigliarmi prodotti che amano per poterli provare e offrire un servizio sempre migliore. È questo il bello del negozio fisico: si chiacchera, si provano i tester, ci si scambiano impressioni faccia a faccia. Mi stupisco, a volte, di quando i clienti entrando in negozio si meraviglino nello scoprire che teniamo prodotti che prima erano abituati a comprare solo su internet. Ma per me è tutto molto semplice: basta non comprare solo quello che ti propongono i pochi rappresentanti che bussano alla porta, ma scegliere veramente».

Nei tre anni di attività quali sono i traguardi raggiunti di cui ti senti più fiera?
«Ho capito che ero riuscita nel mio intento quando ho visto i clienti tornare, quando mi sono resa conto di riconoscere e salutare con piacere la maggior parte di essi. Le mie più grandi soddisfazioni sono la mamma che allatta sul nostro divano, le persone che portano gli amici in visita a Torino da me come se fossi un ‘attrazione turistica, una cliente che mi porta una fetta di torta in negozio, l’orgoglio negli occhi di mia madre».

Tu hai iniziato a gestire questa attività da giovanissima. Quali dritte ti senti di dare a un giovane che sogna di fare lo stesso?
«Ci vuole la poesia, ma ci vuole anche la terra sotto i piedi. Non si apre un’erboristeria pensando di passare la giornata a guardare i fiori tra un cliente e l’altro. Il negozio è un bambino che strilla continuamente ma cresce e dà un sacco di soddisfazioni. Consiglio di cercare un’idea che sia personale e originale, di non lanciarsi in una cosa perché va di moda, perché la moda passa, ma se l’idea è autentica sarà buona adesso come tra 10 anni. E, una volta trovata l’idea, consiglio di smontala e rimontala, e guardarla da tutte le prospettive possibili. Di parlane con le persone a cui si tiene, non con tutti. Di non aprire un negozio perché “così non ho più capi che mi controllano”. Di lanciarsi in un progetto essendo disposti a diventare i migliori capi di sé stessi. E’ fondamentale inoltre sapersi dare dei ritmi autonomamente, essere disposti a sacrificare tempo e fatica, fermandosi a lavorare fino a tardi. Gli straordinari non verranno pagati, ma non importa, perché si avvererà qualcosa di molto più straordinario».

Link utili:
Pagina Facebook di Melissa

 

Siete interessati al mondo del bio? Conoscevate già l’attività di Valeria?

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Categorie: Lavoro

Commenti (2)

  1. Ninetta ha detto:

    Storia super affascinante. Mi ha incantata.
    Mi chiedevo.. per aprire un’erboristeria di questo genere, è necessario avere un qualche diploma?

    • Silvia Bruno ha detto:

      Buongiorno, sono Silvia Bruno la coordinatrice di Digi.TO. Le consigliamo di contattare direttamente la ragazza intervistata per avere ogni informazione. Continui a seguirci!

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