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27 Ottobre 2014

Perché non mangiamo gli insetti?

Dal Salone del Gusto: c’è una componente genetica che determina ciò che ci piace mangiare, o è più che altro una questione culturale?

V.M.

Vi siete mai chiesti come mai vi piace mangiare determinate cose e non altre? Probabilmente è solo una questione di abitudine. È quanto è emerso dall’incontro Genetica del gusto e dell’olfatto e preferenze alimentari, organizzato sabato al Salone del Gusto.

ABITUDINE E GENETICA
Quello che ci dicono fin da piccoli, ovvero che l’uomo è un onnivoro, non è del tutto vero: l’uomo è un onnivoro selettivo. L’organo principale, quando si tratta di alimentazione, è il cervello: non siamo come gli animali, che mangiano solo per nutrirsi, senza una particolare attenzione rivolta al sapore, e per i quali un cibo vale l’altro quando hanno fame. Noi mangiamo soprattutto perché mangiare ci piace, e il sapore è una componente molto importante:  per questo scegliamo di mangiare le cose che preferiamo. Queste però ci appaiono particolarmente gradevoli perché è il modo in cui siamo cresciuti a imporcelo: la genetica non c’entra.
Infatti c’è un’altra fondamentale differenza tra gli uomini e gli animali per quanto riguarda l’alimentazione: questi ultimi sono fortemente legati alla componente genetica, gli uomini invece no. Tutti i gatti, ad esempio, non hanno i recettori gustativi per il sapore dolce, così come i panda (animali vegetariani) non hanno i recettori per le proteine: questa è genetica. Per quanto riguarda gli uomini, invece, esistono le differenze individuali: un cibo può risultare amaro per alcuni, non amaro per altri. La genetica quindi non è sufficiente a spiegare i nostri gusti: tutto dipende dalle abitudini alimentari; ciò può essere testimoniato dal fatto che tutti i bambini piccoli, nessuno escluso, provano disgusto per il sapore amaro. Da adulti, però, non si può negare che a molti piacciano la birra e il caffè, entrambi amari; questo perché ci siamo abituati a consumarli, e quei gusti, nel tempo, non ci sembreranno più sgradevoli.

CIBO E CULTURA
Un’altra componente non trascurabile è la cultura: in Thailandia, ad esempio, gli insetti sono il cibo più prestigioso, in Uganda costano più della carne. Dunque se fin da piccoli vi avessero abituati a mangiare gli insetti, oggi li trovereste più buoni delle patatine fritte. Così come se ad esempio ci dessero da mangiare carne di cane senza che noi lo sapessimo non avremmo problemi. Non è scritto a livello genetico che noi non possiamo mangiare queste cose, ma se lo venissimo a sapere proveremmo disgusto, magari staremmo male, perché è “culturalmente non consentito”. Esattamente come nel caso della birra: seppur non siamo geneticamente predisposti a farci piacere il gusto amaro, abituandoci a berla impareremo ad apprezzarla.
Dunque, dal momento che le nostre preferenze alimentari sono malleabili, sarebbe necessario puntare a un’educazione al gusto, da far partire fin dall’infanzia. «È molto importante, infatti – ha raccontato Gabriella Morini, docente Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e relatrice della conferenza  – che i bambini siano abituati fin da piccoli a mangiare cibo sano, come le verdure, in modo tale che da grandi lo trovino gradevole. Abituarsi a mangiare certe cose significa abituare il proprio corpo a stare meglio».

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Categorie: Cultura

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