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14 Novembre 2014

A caccia di stelle con Gaia

Oggi a Torino una giornata dedicata al satellite che potrebbe rivoluzionare l’astronomia grazie a scansioni complete del cielo elaborate ogni sei mesi

A.D.S.

Il satellite Gaia fornirà la mappatura di oltre un miliardo di stelle

L’altro ieri, mercoledì 12 novembre, è stato raggiunto un traguardo epocale: per la prima volta l’umanità è riuscita a fare atterrare una sonda su una cometa. L’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha riunito e coordinato gli sforzi dei paesi che ne fanno parte per riuscire nell’impresa e così, proprio in questo momento, il modulo Philae della sonda spaziale Rosetta è sulla superficie della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko, di cui abbiamo già una prima, emozionante, panoramica.
Senza quasi avere nemmeno il tempo di ricevere altre fotografie da quella cometa lontana, oggi a Torino si festeggia il Gaia Day, evento dedicato a un importante satellite attualmente in orbita e con tutte le potenzialità per rivoluzionare i campi dell’astronomia e dell’astrofisica.
Per sapere qualcosa di più, abbiamo chiesto ad Alessandro Sozzetti, astronomo presso l’Osservatorio Astrofisico di Torino e uno dei relatori del convegno in corso in questa giornata, di darci qualche dettaglio aggiuntivo.

Che cos’è Gaia?
«Gaia è una missione scientifica dell’Agenzia Spaziale Europea lanciata con successo da quasi un anno, nel dicembre 2013. È stazionata in un’orbita distante dalla nostra Terra ben 1,5 milioni di chilometri».

Perché è così importante questa missione?
«Gaia effettuerà una scansione completa del cielo ogni sei mesi e la ripeterà 12 volte, per un totale di 5 anni di missione. Ci darà informazioni di elevatissima precisione sulle posizioni, sui moti e sulle distanze dal nostro Sistema Solare di più di un miliardo di stelle. Un tale vasto campione di oggetti osservati con misure di estrema accuratezza è un risultato senza precedenti nel campo dell’astronomia e astrofisica. Per dare un’idea precisa, Gaia può misurare le dimensioni di una moneta da 1 euro posta sulla Luna. Alla conclusione della sua missione si avrà una mappa della nostra Galassia che permetterà una vera e propria rivoluzione in tantissimi campi: a partire dall’astrofisica stellare, come nascono e muoiono le stelle fino alla rivelazione di migliaia di nuovi sistemi planetari, dalla comprensione dell’origine ed evoluzione della Via Lattea alla risoluzione problemi “di casa nostra”, come l’individuazione di asteroidi potenzialmente pericolosi perché posti su orbite che sfiorano quella della Terra e quindi con una probabilità non nulla di impatto».

Lei di che cosa si occupa, nello specifico?
«Il mio campo di interesse è la rivelazione e caratterizzazione di pianeti extrasolari, quelli che orbitano attorno ad altre stelle. Per trovarli e studiarne le proprietà fisiche come composizione e atmosfera utilizzo strumenti di punta sia da Terra che nello spazio. Ultimamente il mio strumento “preferito” è HARPS-N, un cacciatore di pianeti installato sul Telescopio Nazionale Galileo alle Isole Canarie, che oggi costituisce una grandissima opportunità di crescita nel campo per la comunità italiana. Ma tra non molto, utilizzando Gaia, il lavoro su queste tematiche inizierà ad aumentare esponenzialmente».

Quanto interesse c’è, secondo lei, per l’astronomia?
«Siamo tutti un po’ curiosi e prima o poi tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita le domande fondamentali: siamo soli, non c’è nessun’altro? Qual è l’origine dell’Universo e perché è fatto così com’è? L’interesse per i risultati importanti ottenuti dall’astronomia credo proprio sia molto forte e spesso motiva giovani potenziali ricercatori a scegliere questo campo, perché oggi è qui che si stanno cercando di ottenere le risposte alle domande fondamentali».

E per il suo lavoro specifico?
«Il campo dei pianeti extrasolari è estremamente popolare adesso, esattamente per questo motivo: a vent’anni dalla sua nascita, sta arrivando davvero vicino a produrre uno dei numeri più ricercati in assoluto, cioè quale sia la frazione di stelle nella nostra Galassia che ospita un pianeta gemello della nostra Terra. Potremmo riuscire a raggiungere questo risultato eccezionale tra non molti anni, grazie alla combinazione di misure di elevatissima qualità ottenute con telescopi spaziali e da Terra, incluso un contributo tutt’altro che irrilevante da parte di Gaia».

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Commenti (1)

  1. […] un ulteriore pezzetto: è l’articolo appena scritto per DigiTO che parte proprio da Rosetta e atterra su Gaia, un altro importantissimo […]

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