Home » Cultura » Se Baby Puffo diventa Gesù Bambino

17 Dicembre 2014

Se Baby Puffo diventa Gesù Bambino

Alla Biblioteca della Regione Piemonte una mostra raccoglie presepi di tutto il mondo: un’occasione per vedere il Natale con gli occhi degli altri

Andrea Di Salvo

Il Presepe con i Puffi, in mostra alla Biblioteca della Regione con altri provenienti da tutto il mondo

Il Bambino omaggiato da leoni o elefanti, una conchiglia come capanna o Puffetta come Maria. Sono alcune delle scene che è possibile vedere alla mostra Anche qui è nato Gesù, l’esposizione di presepi dal mondo allestita presso la Biblioteca della Regione Piemonte (via Confienza 14), aperta a ingresso gratuito fino al 14 gennaio 2015.
L’esposizione permette un vero viaggio attraverso differenti rappresentazioni della Natività, raccolte nel tempo dall’architetto Roberto Nivolo.

LA COLLEZIONE
La raccolta inizia con un viaggio in Kenya, durante il quale Nivolo – in una piccola missione sulle sponde del lago Turkana – ricorda «uno dei presepi più affascinanti, coinvolgenti, poveri, ma ricchi di spiritualità e magia, che abbia mai visto» a opera dei padri missionari del luogo. Nella sua introduzione al catalogo della mostra spiega che è tutto partito da quel momento e che ora, quel primo presepe di cui si innamorò fatto di legno, pelle, corda e perline di vetro, fa parte della sua collezione. I viaggi che poi ha compiuto in molti paesi hanno incrementato nel tempo la sua raccolta, caratterizzata da una grande varietà e creatività artistica nel rappresentare un momento religioso importante.
Ad esempio nella mostra c’è un presepe realizzato in marmo prodotto dagli operai delle cave di Carrara, uno proveniente da Tacna (Perù) con statuine in terracotta dipinta in cui Giuseppe ha la particolarità di avere in testa un cappello a falda, o uno in cui la capanna/grotta è una tenda pellerossa.
E ancora: c’è l’opera di un pescatore di Tahiti (Polinesia) che ha interpretato la Natività con sabbia corallina, conchiglie e statuine in terracotta dipinta; da Jinja, in Uganda, gli animali che accolgono Gesù non sono il bue e l’asinello, ma una famiglia di elefanti in ebano; per una tessitrice italiana di Glorenza il luogo di rappresentazione della scena è la tela di un arazzo, mentre le figure slanciate in bronzo fuso a cera persa di un fabbro del Burkina Faso poggiano tutte su un tappetino di velluto con bordo in passamaneria in filo d’oro.

L’ORIGINE DEL PRESEPE
La storia del presepe è una storia tutta europea e in particolare italiana per via delle sue origini radicate nel Medioevo della penisola. La prima rappresentazione è datata Natale del 1223: in quell’occasione Francesco d’Assisi, giunto a Greccio (Lazio), realizzò una rappresentazione della Natività in una grotta tramite la partecipazione degli abitanti del paese in quello che oggi chiamiamo presepe vivente.
È però del 1291 la prima forma moderna di presepe per mano di Arnolfo di Cambio, che scolpì delle statuette in marmo rappresentati i vari personaggi per la Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma. L’idea si diffonde in Europa per tutto il ‘300 e il ‘400 sia nell’arte scultorea che in quella pittorica fino a giungere, nel tardo ‘500, alla sua affermazione presso i monasteri, nella forma di grandi statue lignee o di terracotta. Nel secolo successivo compaiono i primi prototipi di figure a manichino snodabile e i primi presepi meccanici per giungere infine, dal ‘700, alla diffusione domestica.
Esistono poi in genere due principali correnti di realizzazione del presepe: quello storico o biblico e quello popolare. Nel primo si cerca di ricreare ogni aspetto in modo che sia quanto più aderente possibile alla narrazione religiosa: si farà quindi attenzione prima di tutto alla scenografia e ai costumi. Il secondo invece è slegato dal filone tradizionale e prosegue sulla linea personale di chi lo realizza, esprimendone la fantasia e l’ingegno. Emblematico in questo caso è il presepe, presente alla mostra, realizzato con i Puffi dallo stesso Nivolo per la figlia.

Tag: , , ,

Categorie: Cultura

Lascia un commento