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18 Dicembre 2014

Borgo Medievale, dal presepe di Luzzati alla speranza per il futuro

L’opera dell’artista genovese per la seconda volta sulle rive del Po, in un luogo unico in città che fatica a sopravvivere nonostante i 500mila visitatori all’anno

Claretta Caroppo

Il Presepe di Luzzati è al Borgo Medievale fino all’11 gennaio

Figure sacre e personaggi delle fiabe prendono nuovamente vita tra i vicoli e nella piazza del Melograno del Borgo Medievale di Torino, grazie al presepe ideato e creato da Emanuele Luzzati nel 1997, visitabile gratuitamente fino all’11 gennaio 2015.
L’opera dell’artista genovese è diventato simbolo delle festività natalizie sotto la Mole e torna per la seconda volta in esposizione nella suggestiva cornice del Borgo come ci racconta Mariella Calfus, la responsabile degli eventi di questo spazio unico della città.

Il presepe di Luzzati torna al Borgo Medievale.
«Sì, con grande piacere. Il presepe di Luzzati era già stato al Borgo nel 2008, con un allestimento curato da Teatrico, che aveva avuto l’incarico direttamente da Luzzati. All’inizio si era pensato di mantenere il presepe al Borgo Medievale e di riproporlo di anno in anno lì, in quello straordinario spazio ma, con i lavori di manutenzione e ristrutturazione, non è stato più possibile avere questa continuità. Dallo scorso maggio abbiamo pensato di riallestire il presepe, ma dovevamo fare i conti con un budget ridotto e la programmazione dell’intero anno. L’Assessore alla Cultura Braccialarghe ha accettato la nostra richiesta purché ci prendessimo carico dell’allestimento, per fortuna il Comune di Torino ha stanziato un budget e grazie a questo il presepe potrà rimanere in esposizione nel Borgo fino all’11 gennaio».

Quali altre attività sono previste per i prossimi mesi nel Borgo?
«L’associazione Theatrum Sabaudiae si occupa di visite guidate, percorsi tematici, laboratori didattici rivolti a scuole e adulti all’interno del Borgo, portando avanti il lavoro con passione e impegno. Uno dei percorsi si intitola proprio Alla scoperta di Luzzati ed è nato con la voglia di mostrare la grandezza di questo artista, dal lavoro scenografico ai personaggi del presepe che ospitiamo. Tra le iniziative legate al Natale segnalo quella che si svolgerà il 6 gennaio: alle 16 l’Associazione dei Cori Piemontesi proporrà al pubblico presente un repertorio di canti legati alle festività natalizie. Per il 2015 incrociamo le dita perché il nostro futuro è ancora incerto. Purtroppo il budget è ridottissimo. Continueranno di certo le domenica a tema curate da Speculum Historiae, gruppo che conduce un lavoro filologico di pregio e propone attività legate al Quattrocento, dalla sartoria alla cucina. Proseguiranno anche le collaborazioni con Carlo Pavese, direttore del Coro Piemontese. Mi auguro anche un futuro roseo per il San Giorgio, il vecchio ristorante del Borgo di proprietà della città, chiuso dal 26 dicembre 2004. Senza dimenticare che tutto il Borgo Medievale è un’area museale e che abbiamo una media di 500 mila passaggi annui, tra curiosi, passanti casuali, interessati, turisti consapevoli».

Quali sono le peculiarità del Borgo?
«Il Borgo è una rarità e la vocazione di questo museo è duplice, fin dalla sua costruzione. Nato nel 1884 in occasione dell’esposizione generale, esso fu immaginato con un villaggio, con al suo interno anche il ristorante San Giorgio, e un castello turrito. Si trattava di una ricostruzione pensata in tutti i dettagli: ogni elemento architettonico, decorativo e di arredo del Borgo venne riprodotto con precisione filologica da modelli originali del XV secolo, rintracciabili all’epoca in Piemonte e Valle d’Aosta, rilevati e studiati dai componenti della Commissione e, tra tutti, dal portoghese e studioso di architettura italiana Alfredo D’Antrade. La peculiarità della nascita del Borgo sta quindi nell’ambientazione medievale ma mediata attraverso lo sguardo romantico dell’Ottocento. Anche per questo il Borgo è un unicum. Trattasi di un falso storico, è vero, ma dichiarato e costruito con dovizia di particolari e precisione. Il passo ulteriore che ci auguriamo per il futuro è, accanto alla celebrazione dell’epoca medievale e ottocentesca, anche un salto all’oggi, alla contemporaneità, in modo che questo luogo possa raccontare una triplice storia ed essere valorizzato in tutta la sua bellezza».

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Categorie: Cultura

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