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15 Gennaio 2015

Cecco e Cipo: da X Factor al successo grazie a… mucche e maiali

Intervista al duo toscano in concerto domani alle Officine Corsare, dove canteranno anche Vacca Boia, che ha superato il milione di click su YouTube

Veronica Minniti

Il duo toscano Cecco e Cipo, domani sera alle Officine Corsare di Torino

Sul loro sito si può leggere “esclusi dallo Zecchino d’Oro, ignorati dal Festivalbar, boicottati dagli MTV Awards…”; potremmo aggiungere anche “eliminati (ingiustamente) a X Factor”. Eppure  nonostante questa serie di sfortunati eventi Cecco e Cipo, 22enni di Vinci (FI), hanno avuto la loro rivincita: un nuovo disco, Lo gnomo e lo gnu (il secondo dopo il concept album Roba da maiali), un vero e proprio boom in rete (la prima canzone presentata a X Factor, Vacca Boia, ha oltre 1 milione di visualizzazioni su YouTube) e  svariate date su e giù per il bel paese.
In occasione del concerto di domani alle Officine Corsare, Digi.TO li ha incontrati. Ecco che cosa ci hanno raccontato su X Factor, su Morgan (che li ha eliminati prima dei live show sorprendendo tutti) e sui loro progetti futuri.

Non è mai successo che un concorrente che non riesca ad accedere ai live di X Factor abbia tanto successo: vi aspettavate tanto clamore e affetto da parte del pubblico dopo la vostra eliminazione?
«Assolutamente no, non credevamo affatto di avere una risposta di pubblico così calorosa, non eravamo nemmeno pronti, infatti, ad affrontare tutte queste cose insieme. Non avevamo abbastanza canzoni da proporre al pubblico e non sapevamo bene come gestire una cosa così grande, con tutte le proposte che ci sono arrivate… è stato un periodo bello tosto. Adesso però ci abbiamo preso la mano e ci siamo sistemati. Ora siamo contenti di fare questo tour, che ci sta dando molte soddisfazioni, visto che la gente che viene ai nostri live è davvero tanta».

Per chi non vi conosce, come descrivereste la vostra musica?
«Pop? Folk? Forse il modo più giusto per definirla è “alla Cecco e Cipo”».

Lontani dal palco, qual è la musica che ascoltate?
«Noi siamo cresciuti ascoltando la vecchia scuola cantautoriale, da Rino Gaetano a De Gregori, poi De André e Guccini, e ancora oggi ci ispiriamo ascoltando i loro testi. Ci piacciono anche molto gruppi attivi della scena indipendente, come gli Zen Circus, i Gatti Mèzzi e Brunori, Tricarico, Jovanotti e Cremonini».

Avete poi seguito X Factor da casa? Chi erano i vostri concorrenti preferiti?
«In verità in quel periodo siamo stati molto impegnati, però quando riuscivamo lo guardavamo. Ci piacevano molto Ilaria, Camilla e anche Fragola, il vincitore, stava bene sul pezzo. Ma quelli con cui avevamo legato di più e che seguivamo con maggiore affetto erano i The Wise».

Che cosa ne pensate delle new entry in giuria, Victoria Cabello e Fedez?
«Per smuovere un po’ il programma serviva sicuramente l’entrata di qualche giudice nuovo. La Cabello e Fedez, per quanto riguarda il nostro progetto, erano i più rispettosi e anche i più sinceri. Sappiamo che ci tenevano davvero che noi entrassimo nello show. E poi, dobbiamo dirlo, con Victoria Cabello è stato amore a prima vista per entrambi».

Morgan, il giudice della categoria dei gruppi vocali, ha scelto tre band che poi non hanno fatto molta strada e si è reso protagonista di episodi sopra le righe anche lui. Secondo voi ha sbagliato qualcosa, visto che fino a ora è stato il giudice ad aver vinto di più?
«Dal momento che siamo stati eliminati e abbiamo avuto una risposta di pubblico così bella e inaspettata non ce ne siamo preoccupati moltissimo in realtà. Secondo noi è giusto così, non eravamo adatti al talent, lì cercano altro, cercano la voce, l’interpretazione, il cantante. Noi siamo dei cantautori, siamo andati lì un po’ per gioco ed è già tanto se siamo arrivati dove siamo arrivati: un gruppo come il nostro solitamente non si presenta nemmeno alle audizioni. Secondo noi quindi Morgan quindi ha fatto delle scelte giuste: ci saremmo trovati sicuramente in difficoltà lì dentro. Infatti, già durante la fase dei bootcamp, quando cominciavano a darci in mano dei testi che non erano nostri, ci siamo impauriti e ci siamo detti “ma che ci facciamo qui dentro?”. Se non altro, ci è servito per una grande pubblicità. Quest’anno poi a Morgan è andata come andata, ma di sicuro i gruppi che aveva meritavano più di noi di essere lì dentro».

Avete dimostrato che non occorre partecipare a un talent show per avere successo. Che consigli dareste ai giovani che sognano di intraprendere questa strada senza passare dalla “porta principale”?
«La nostra è stata una situazione piuttosto particolare, molto strana. Sicuramente abbiamo imparato sulla nostra pelle che ciò che conta di più non è la grandissima voce, ma il personaggio, il progetto che c’è dietro, un repertorio proprio per far cantare il pubblico. Poi per quel che ci riguarda ha giocato un grande ruolo la simpatia: grazie a una canzone ironica come Vacca Boia, il pubblico si è incuriosito e ha ascoltato tutto il nostro repertorio. Sicuramente il talent è una vetrina, che però va gestita bene: occorre fare le mosse giuste soprattutto una volta usciti di lì. Se non avessimo partecipato al talent, avremmo comunque continuato a fare i nostri live in giro per l’Italia come facciamo da sempre, X Factor non è certo l’unica strada per farsi notare. Diciamo a tutti, quindi, di scrivere pezzi propri: avere un bagaglio di repertorio è fondamentale, non basta saper cantare bene le canzoni degli altri. Inoltre diciamo di portare i propri pezzi in giro e in qualche modo fare sì che la gente li ascolti. Ovviamente bisogna lavorare duro ed è quello che stiamo facendo anche noi».

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