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6 Febbraio 2015

Cédric Villani, un matematico sotto la Mole

Ieri a GiovedìScienza lo scienziato francese ha parlato del processo creativo che porta alla nascita delle idee, ricevendo l’ennesimo premio per il suo lavoro

Andrea Di Salvo

Il matematico francese Cédric Villani, ospite ieri a GiovedìScienza a Torino

La 29ª edizione di GiovedìScienza ha avuto ieri un ospite d’eccezione: Cédric Villani, 41 anni, matematico francese e vincitore nel 2010 della Medaglia Fields, un prestigioso riconoscimento attribuito dall’International Mathematical Union per lo straordinario contributo dato in questo campo. Durante l’incontro ha ricevuto anche il Premio Peano di lettura matematica dall’Associazione Subalpina Mathesis di Torino per il suo libro Il Teorema vivente.
In questa occasione Villani ha presentato brevemente alcuni grandi scienziati come Alan Turing (protagonista al cinema del film The imitation game), Leo Szilárd e Henri Poincaré, per tracciare un cammino dei processi che portano alla nascita delle idee. Ha parlato del duro lavoro dietro la “lampadina che si accende”, dei momenti di esaltazione ma anche di sconforto, e di tutti gli ingredienti che conducono a quella luce: la motivazione personale, l’ambiente che ci circonda, i fondamentali scambi di idee e anche i vincoli imposti o che ci imponiamo e che stimolano la creatività, senza dimenticare la perseveranza e, naturalmente, la fortuna. Il suo libro parla proprio delle vicende di una scoperta scientifica, la sua, addentrandosi nella statistica e in altri concetti poco quotidiani.
Lo abbiamo intervistato per capirne qualcosa di più.

In cosa consiste il suo lavoro di matematico?
«Sono uno specialista in equazioni differenziali alle derivate parziali, equazioni in grado di predire l’evoluzione di un fenomeno naturale, dall’elettromagnetismo alle previsioni meteorologiche alla formazione dei pattern della pelle; poi mi occupo di matematica fisica e geometria differenziale. Tra le altre cose, ho studiato molte sfaccettature dell’entropia, che è il concetto del disordine molecolare, sia in ambito matematico che fisico».

Ha speso più di dieci anni su un’equazione, quella di Boltzmann: questa non è la percezione comune della scienza che le persone sono abituate a vedere. Quali sono gli altri elementi rappresentativi di questa gap tra realtà e luogo comune?
«Le persone pensano che la scienza sia un’attività solitaria, mentre essere uno scienziato significa aderire a un’enorme comunità mondiale e fare una folle quantità di viaggi, discussioni, letture, argomentazioni eccetera. Si crede che la scienza sia un’attività sistematica, ma in verità è piena di interazioni caotiche, fortune inaspettate, errori giganteschi, disperazione e felicità in stretta alternanza. Si vedono gli scienziati come persone che sanno e che rispondono alle domande, mentre in realtà essi sono esperti dell’ignoto, del mistero, del non compreso. La loro missione non è conservare la conoscenza, ma combattere ciò che non è conosciuto».

Ha dedicato una pagina del suo sito ai suoi “eroi”. Può parlarci di uno di loro e perché è così importante dal suo punto di vista?
«Boltzmann ha rivoluzionato la fisica fornendo un’interpretazione matematica dell’entropia e provando che questa quantità è aumentata spontaneamente dalle collisioni casuali di molecole all’interno di un gas. Questo è stato un enorme balzo per la fisica, per la matematica, per il mero concetto di informazione. Esso ha trasformato un fatto sperimentale ben stabilito in un’idea concettuale che può essere capita e ha anche preparato il terreno per molti sviluppi in fisica e matematica. Ha provato che alcune delle più importanti e familiari proprietà del mondo alla nostra scala possono essere spiegate attraverso le microscopiche regole di interazione. Sebbene Boltzmann non fu il “mostro” che era il suo collega contemporaneo Maxwell, egli fece di sicuro una rivoluzione adottando il giusto punto di vista».

Lei fa molti incontri pubblici: oggi quanto è importante colmare il divario tra ricerca e pubblico? Lei pensa che la matematica necessiti di una particolare cura riguardo la diffusione dei suoi risultati rispetto ad altri campi?
«La matematica è particolarmente richiesta dal pubblico perché tutti sono curiosi sulla materia, spesso frustati da essa, e perché è una scienza dominante oggi, spesso definita come “il lavoro di domani” in un mondo che è stato rivoluzionato dagli algoritmi e dai trasferimenti di informazioni. Comunque, non è realmente questo il motivo per cui ho deciso di fare ciò: ero pronto e interessato a farlo, ma in realtà è la straordinaria domanda che mi ha portato ad agire, con letteralmente centinaia di richieste di letture pubbliche e interviste radio e tv».

Lei ha vinto la Medaglia Fields nel 2010. Come è cambiata la sua vita dopo questo riconoscimento?
«Ha cambiato la mia vita in molti modi, inserendomi nella vita e nell’arena pubblica, con nuove possibilità di promozione d’interessi, ricerca fondi, di essere ascoltato in molti contesti della vita pubblica e anche di parte di quella politica, come quando sono stato presidente del comitato di supporto per il sindaco di Parigi eletto recentemente».

Siamo interessati allo scienziato, ma anche all’uomo: le piacciono i ragni e il pianoforte. Quali altre passioni ci sono nella sua vita?
«Leggere è sempre stato molto importante, tanto quanto ascoltare musica. Viaggiare è un dono speciale della vita matematica, mi sto avvicinando al mio 50° paese visitato ed è sempre una tale eccitazione. Ho anche una passione speciale per i fumetti, compresi i manga, ma anche per i fumetti europei. Realizzerò presto un fumetto scritto con un artista che ammiro grandemente, Edmond Baudoin. Una sorta di sogno che si avvera per me! A parte questo, sono solito gareggiare in competizioni di ping pong. Non da molto tempo, ma mio figlio adesso sta giocando allo stesso sport».

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Categorie: Cultura

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