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16 Febbraio 2015

#RomanzoQuirinale: inseguendo Mattarella sul web

Di post in tweet la startup torinese Quaerys, nata all’università, ha seguito l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica sui social

Andrea Di Salvo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante il discorso di insediamento

Poco più di due settimane fa Sergio Mattarella veniva eletto dal Parlamento come nuovo Presidente della Repubblica. Naturalmente le votazioni sono state oggetto d’interesse per i media in quei giorni che le hanno seguite con molteplici servizi, approfondimenti e dirette.
I lettori de Ilfattoquotidiano.it più attenti fra voi, però, avranno notato tra le sue pagine i dati provenienti da una startup: Quaerys. Nata a Torino, si occupa di analisi dei contenuti, della loro visualizzazione, di comunicazione e molto altro ancora. Per le elezioni del Presidente hanno lanciato #QuirinalQuaerys o #RomanzoQuirinale, un’analisi dei contenuti testuali presenti nei blog, su Facebook, Twitter, Instagram e le principali testate online, raccogliendoli in grafici consultabili sul quotidiano.
Ci siamo rivolti al professore Giuseppe Tipaldo, cofondatore di Quaerys, per vedere un po’ il dietro le quinte di questo progetto.

Com’è nata l’idea di Quaerys, la vostra startup?
«Quaerys è nata nelle aule e nei laboratori universitari dall’incontro di un giovane professore, io, con un allievo fuori dal comune, Matteo Pisciotta. Non c’è voluto molto perché la collaborazione, nata in ambito accademico dalla stima professionale reciproca, attecchisse nella vita di tutti i giorni. Per questo ci piace pensare a Quaerys come a un nuovo capitolo, venuto quasi per gioco, nella storia di un’amicizia. Eravamo a Firenze per lavoro quasi due anni fa, guardavamo in alto i segni indelebili del Brunelleschi con l’espressione di chi ha un punto di domanda stampato sul viso, , fantasticando sul genio d’un uomo che prima di inventarsi la sua cupola s’è dovuto inventare da zero le tecniche per realizzarla, stravolgendo leggi e strumenti impiegati fino ad allora da tutti gli altri. E ci siamo accorti che, pur nell’infinitamente piccolo, stavamo provando a fare la stessa cosa anche noi, a quel convegno dove eravamo stati invitati. Ci piace pensare che quel pomeriggio fiorentino sia stato lo scenario, all’epoca inconsapevole, della nascita di Quaerys».

Come siete arrivati alla collaborazione con il Fatto Quotidiano?
«Matteo e io avevamo appena ultimato una ricerca sul Movimento 5 Stelle, pensavamo di avere dati solidi e significativamente diversi da quello che nel senso comune e sui media circolava a proposito del fenomeno grillino. Così, dopo aver pubblicato il lavoro sulla rivista scientifica ComPol, abbiamo provato a far girare un po’ la voce. Su Twitter, dopo qualche breve contatto con una bravissima giornalista de La7 e un infruttuoso aggancio con un giornalista della Stampa, mi risponde Gomez. Per me, che ho sostenuto e sostengo il Fatto fin dalle origini, era la realizzazione di un sogno e anche Matteo era entusiasta. Così adesso, quando valutiamo che i risultati della nostra attività siano giornalisticamente interessanti, glieli proponiamo senza impegno. Spesso il lavoro è apprezzato e viene pubblicato».

Vi immaginavate il successo ottenuto in termini di studenti coinvolti e rilevanza mediatica?
«Dovrei essere umile e dire di no. In realtà dico ni. Gli ingredienti per fare bene, come direbbe un calciatore, c’erano tutti: tre colleghi umanamente stupendi e di eccellente qualità scientifica come Matteo, Marinella Belluati e Cristopher Cepernich del Dipartimento di Culture Politica e Società; due corsi di laurea magistrale, Comunicazione Pubblica e Politica, Comunicazione ICT e Media, organizzati in maniera student-friendly, aggiornati agli ultimi sviluppi del web 2.0 e integrati in un carico didattico certamente alla portata ma che richiede serietà, rigore e voglia di mettersi alla prova e faticare. Ma soprattutto, i nostri ragazzi non hanno troppa paura dei numeri e della statistica, della metodologia della ricerca, dell’informatica e non si fanno problemi a fermarsi oltre le 20 in laboratorio o a presentarsi anche al sabato. Perché funzioni servono due ingredienti: autorevolezza lato prof, ben diversa dall’autoritarismo, e fiducia negli studenti».

Quali feedback avete raccolto dagli studenti durante e dopo questa esperienza?
«Ero estremamente curioso di sapere cosa ne pensassero, così ci siamo trovati dopo qualche giorno per fare il punto davanti a un chilo di paste: tutti abbiamo lavorato gratis, almeno un dolcino ci stava. Ci hanno detto che per loro è fondamentale applicare in concreto quello che apprendono da libri, ebook e simulazioni in laboratorio; che il modello del living lab su un progetto vero stimola e insegna tantissimo; che hanno gradito l’organizzazione orizzontale con ampie deleghe ai singoli e l’approccio amichevole dato che si scherzava, ci si dava del tu, eccetera; che il modo con cui i miei colleghi hanno coordinato le attività li ha messi subito a proprio agio».

#RomanzoQuirinale potrebbe avere un seguito?
«Certo, sarebbe il nostro obiettivo. Purché questa volta il progetto trovi dei finanziamenti. Possiamo migliorarci, ma nel complesso credo che si sia fatto un lavoro molto buono, essendo partiti tre giorni prima. Figuriamoci cosa potremmo fare se qualcuno credesse in noi al punto da farci arrivare qualche finanziamento».

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Categorie: Tecnologie

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