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17 Marzo 2015

Paolo, da catechista di Cuneo a “tigre” di Masterchef 4

Intervista al concorrente semifinalista di questa stagione del talent di Sky,  a proposito della sua avventura appena conclusa

Veronica Minniti

Paolo Armando, cuneese, semifinalista di Masterchef 4

Spoiler di Striscia o no, questa edizione di Masterchef è stata un successone: la finale ha registrato 1,455 milioni di spettatori e  lo share di SkyUno ha superato il 6,3% al momento della proclamazione (già annunciata) della vittoria di Stefano.
Al di là di vincitori e vinti, una cosa è certa: il concorrente più amato di questa stagione da record è stato senza dubbio Paolo Armando. 42 anni, tecnico informatico e catechista cuneese, ha conquistato tutti con la sua gentilezza e la sua simpatia: memorabili i suoi versi da tigre in seguito agli incoraggiamenti di Carlo Cracco.
Ecco che cosa ci ha raccontato a proposito del suo percorso all’interno dello show, dei finalisti, dei giudici e del chiacchieratissimo servizio di Striscia La Notizia mandato in onda prima della finale.

Quando è cominciata la sua passione per la cucina?
«E’ iniziata con le prime esperienze lavorative torinesi, quando vivevo in un appartamento insieme ad altri due amici, e cucinavo sempre io: la mia passione è nata lì, cominciando a invitare vicini di casa e amici cuneesi che come noi lavoravano nella grande città. Era una festa, ricevevo molti complimenti e la cosa mi gasava parecchio!».

Come descriverebbe il suo tipo di cucina?
«La mia è una cucina semplice ma raffinata nel gusto e nella presentazione; territoriale ma che guarda a tutti gli ingredienti e sapori del mondo; saporita e fatta con amore».

Quali sono i piatti piemontesi che ama di più?
«Il risotto, senza ombra di dubbio. Lo adoro con ogni ingrediente, ma in particolare con i formaggi della mia terra: il Castelmagno, il Raschera, le grandi Robiole delle valli Maira e Po. Sono inoltre un grande amante del coniglio, che cucino in ogni modo, ma la cui massima espressione è per me nella preparazione del “tonno di coniglio”,  fatta dai nostri nonni per conservarlo e utilizzarlo nei mesi successivi».

Che cosa le ha lasciato l’avventura a Masterchef? Quali sono stati i momenti più belli?
«Dei mesi vissuti a Masterchef ricordo tante cose: ricordo lo stress, la paura di non avere idee durante i pochissimi minuti in cui puoi pensare a cosa cucinare; ma ricordo anche la grande gioia provata quando ho vinto l’Invention test e la Mistery box, o il rapporto molto bello che si è creato con lo chef Cracco. Ricordo il rapporto di profonda amicizia che si è creato  con alcuni concorrenti, in particolare con Arianna, la mia più grande amica e confidente, il Conte, e Nicolò, con cui abbiamo vinto un’importantissima esterna a Roma».

Partito un po’ in sordina, è riuscito a guadagnarsi la semi finale, diventando uno dei concorrenti più amati di questa edizione: quale pensa sia stato il suo segreto?
«Essere il concorrente più amato è per me una grande gioia: vuol dire che il mio carattere, il mio modo di esprimermi con la cucina, i miei gesti e le mie parole hanno fatto emozionare tanta gente: ho gettato un seme, un seme di bontà e di umiltà, che spero porti frutto nei cuori delle persone che mi hanno seguito, anche in quelle che non mi hanno amato».

Tra tutte le sfide che ha affrontato, qual è stata la più stimolante? Quale, invece, la più difficile?
«La più stimolante è stata sicuramente cucinare la trippa di baccalà: un ingrediente scelto da Amelia per mettermi in difficoltà, con cui invece ho tirato fuori un piatto vincente. La più difficile è stata la prova dei dolci, che io non amo e non cucino: realizzare una torta nuziale è stata un’impresa, venuta male peraltro».

Parliamo degli altri concorrenti: si aspettava questa classifica finale e la vittoria di Stefano?
Sì, la classifica finale è corretta e la vittoria di Stefano meritatissima: anche se tutti e tre i finalisti avevano un livello di cucina eccelso, Stefano è stato il più determinato e quello che ha retto meglio l’ansia e lo stress. Onore a lui, sarà un grande cuoco e gli auguro ogni bene, se lo merita tutto».

Quale concorrente, secondo lei, è stato eliminato prima del tempo? E quale, invece, è andato troppo avanti per quelle che erano le sue capacità?
«I giudizi dei giudici sono stati corretti, e ogni concorrente è stato eliminato quando necessario: ricordiamoci che Masterchef è una gara di cucina, e se sbagli il piatto al pressure test vai a casa, anche se ti chiamassi Alain Ducasse».

L’anno prossimo, assieme a Cracco, Barbieri e Bastianich, ci sarà anche Antonino Cannavacciuolo: dopo averlo conosciuto durante il programma, che cosa ne pensa di questa new entry in giuria?
«Penso che sia una buona scelta: porterà la sua verve e il suo temperamento verace, e stenderà parecchi concorrenti con le sue “pacche” micidiali. Occhio
alla schiena, concorrenti di Masterchef 5!»

Come commenterebbe il discusso servizio mandato in onda su Striscia la notizia, che ha anticipato la classifica finale?
«I giornalisti di Striscia sono delle persone odiose, false e ipocrite che hanno costruito un servizio basandosi sulla violenza a Nicolò e sull’inganno a Sadler: spero paghino una multa colossale che li costringa a chiudere e a far sparire finalmente questa trasmissione inutile e ingannevole dalla faccia della Terra».

Tornando a lei, che cosa succederà dopo Masterchef? Aprirà un ristorante suo?
«Aprire un ristorante è il mio sogno e il mio più grande desiderio, ma mi sa che rimarrà tale: ho tre figli che vanno seguiti molto e non me la sento, perché la scelta di aprire un locale tuo è totalizzante e richiede un impegno notevolissimo che mi porterebbe a vederli molto raramente. Quello che mi piacerebbe e vedo più fattibile è invece il lavoro in una cucina catering, o in cucine dove si fa da mangiare per persone che soffrono o in difficoltà: coronerei così il mio desiderio di dimostrare alle persone quanto voglio loro bene attraverso la cucina. Un buon piatto ti fa dimenticare per un attimo le tue paure e le tue angosce».

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Categorie: Cultura

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