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20 Marzo 2015

21 marzo: la lotta alla discriminazione diventa arte

In occasione della Giornata contro il razzismo assumono grande valenza progetti come Humanae, che mostra le mille sfumature di colore della pelle dell’uomo

Giulia Porzionato

Il progetto Humanae associa a ogni sfumatura della pelle un codice Pantone

Il 21 marzo non è un giorno come tutti gli altri: oltre a segnare l’inizio della primavera, dal 1966 è soprattutto la Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite a ricordo di uno dei momenti più bui dell’apartheid africano, il massacro di Sharpeville del 1960.

ARTE CONTRO IL RAZZISMO
La lotta al razzismo può avere mille sfumature e può passare anche dall’arte, esattamente come nel progetto Humanae dell’artista Angélica Dass, una fotografa brasiliana che ha deciso di intraprendere un percorso sull’”investigazione dell’identità culturale e colore della pelle”, attraverso gli strumenti del suo mestiere: gli obiettivi della macchina fotografica.
Grazie anche alla conoscenza delle sue origini, che vede nonni brasiliani nativi e un padre di colore cresciuto da genitori caucasici, Dass ha deciso di creare una catalogazione di tutte le possibili sfumature della pelle attraverso lo standard del colore Pantone, un sistema di catalogazione dei colori creato dall’omonima azienda USA negli anni ’50 in cui ogni colore è classificato attraverso un codice facilmente comprensibile al sistema di quadricromia per la stampa, CMYK (cyan, magenta, yellow, black). I colori catalogati da Pantone sono solitamente composti da un codice alfanumerico, talvolta accompagnato da un nome.

HUMANAE
Humanae Project nasce nel 2012 come prova finale del Master in Art Photography e con questo lavoro Angelica Dass ha voluto provare come non sia possibile classificare la pelle dell’uomo come bianca, nera o di qualsiasi altro colore. Esistono invece moltissime sfumature più o meno percettibili, che rendono qualsiasi classificazione generica estremamente imprecisa.
Il progetto è stato sviluppato grazie all’aiuto di volontari provenienti da Spagna, Svizzera, Norvegia, Sud Corea, Brasile, Francia e Stati Uniti e si fonda su una serie di ritratti dei soggetti, in posizione frontale e in primo piano. Ognuna delle fotografie ha come sfondo l’esatto colore della pelle della persona, colore estratto grazie a un campione di 11×11 pixel. Ogni ritratto è quindi accompagnato da una targhetta che riporta l’esatta classificazione Pantone del colore di riferimento.
Il fulcro del progetto risiede nel voler scandagliare l’equità sociale: ognuno potrebbe riconoscersi in qualcuno di quei volti, una classificazione dietro cui, però, si nasconde una storia diversa.

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Categorie: Cultura

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