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29 Marzo 2015

BD: il tempo del racconto

Parlando di autori, che rapporto c’è tra le loro vite e le storie che raccontano? È il tema che a Biennale Democrazia ha visto a confronto un giornalista e due scrittori

Claretta Caroppo

La riflessione sulle modalità con cui impegni e attività quotidiane si intrecciano con le problematiche della società è il motore de “Il tempo della vita, il tempo della storia”, incontro del quarto giorno di Biennale Democrazia coordinato da Armando Massarenti, direttore del supplemento culturale Domenica del Sole 24 ore, che dialoga intorno al tema con la scrittrice Michela Murgia e lo scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo.
Massarenti ricorda come già il premio Nobel Amartya Sen avesse sottolineato quanto la libertà individuale costituisca di per sé un impegno sociale, e come un secolo prima John Stuart Mill avesse messo in evidenza la relazione tra espressività individuale e bene comune.

SCRITTURA COME IMPEGNO SOCIALE
Massarenti dialoga con Murgia e Piccolo sull’espressività dell’artista legata alla politica e al bene comune.
Per l’autrice «non esiste distinzione tra il fatto di essere scrittori e avere a che fare con il bene comune, poiché la scrittura, attraverso la pubblicazione e la diffusione, è un atto politico, che ha effetti collettivi». La sua esperienza come candidata per la Regione Sardegna e soprattutto quella di Lìberos – associazione fondata con Aldo Addis, Giannina Canu, Francesca Casula, Pier Franco Fadda, Daniele Pinna e Sarah Poddighe e che promuove il libro e le sue declinazioni quali forme di educazione sociale, ricchezza economica e consapevolezza civica – l’hanno portata a battersi per il proseguimento di un’identità narrativa sarda, a creare percorsi partecipativi.
Analogamente, Piccolo pensa che esista un modo di fare scrittura che utilizza le pagine come strumento di impegno sociale e di partecipazione, declinato anche nel quotidiano (come teorizzava Sartre) e un altro, più distaccato ma egualmente legittimo, che analizza la realtà con un focus più esterno.

LO SCRITTORE E L’UOMO
Il dialogo prosegue con una riflessione sul rapporto tra scrittura e personali vicende dell’autore di un testo, che diviene pubblico personaggio. Per Piccolo «si fa troppa confusione tra creatore e creato» e se è vero che le vicende personali legate alla biografia di un autore potrebbero deludere o indisporre il lettore, allora la soluzione è quella di concentrarsi sulle sue opere.
Michela Murgia ribatte sostenendo che l’attenzione dedicata alla corporeità di una autore è diventata qualcosa di indispensabile in quest’epoca, poiché «non è più il tempo in cui quello che scriviamo ci succederà, e una certa ostensione è necessaria, come noi, che siamo qui non a leggere i nostri libri, ma a dialogare su idee di narrazione».

L’IRONIA
Nel passaggio da sfera privata a sfera pubblica, l’ironia rimane una valida alternativa: vengono citati in proposito Alberto Sordi e Renzo Arbore e Michela Murgia propone una nuova considerazione della figura dell’intellettuale, «non più con gli occhialetti, ma con il grembiule», mentre Francesco Piccolo ricorda come ironia non sia «ridere di qualcosa che si disprezza, ma ridere tra pari o, meglio, di sé stessi».
A proposito di ironia, il pubblico partecipa all’incontro con coinvolgimento, dialogando con i relatori, talvolta confondendone i nomi, e così Michela Murgia diventa “la signora Piccolo”, quasi a riprendere quel filo del discorso sul rapporto tra prodotto letterario e biografie di un autore.
All’inizio dell’incontro Armando Massarenti aveva stuzzicato il pubblico il sala accennando a un racconto scritto da Francesco Piccolo che unisce la sfera individuale e quella sociale e che, nel suo dispiegarsi, coinvolge la madre, un ristorante e Giorgio Napolitano. Al termine delle domande il pubblico ha potuto ascoltare l’evoluzione – davvero ironica – di questa storia e, per tutti coloro che non fossero stati presenti all’incontro, si rimanda alla lettura nuovo romanzo di Piccolo, Momenti di trascurabile infelicità.

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Categorie: Cultura

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