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16 Aprile 2015

TGLFF: trent’anni diversi perché unici

Dal 29 aprile al 4 maggio si svolgerà la 30a edizione del Torino Gay & Lesbian Film Festival: ecco le novità di una kermesse che ha ancora un grande significato

Veronica Minniti

Il 30° Torino Gay & Lesbian Film Festival si svolgerà dal 29 aprile al 4 maggio

È stato presentato ieri al Museo del Cinema di Torino il TGLFF 2015, primo in Europa e terzo nel mondo per tematica, che quest’anno potrà contare anche sul patrocinio della Regione Piemonte. Il Torino Gay & Lesbian Film Festival di Giovanni Minerba, che si svolgerà dal 29 aprile al 4 maggio, promette un’edizione col botto: 115 titoli in programma, 9 anteprime mondiali, 5 europee e 49 nazionali, 30 i paesi di provenienza delle pellicole (per citarne alcuni: Usa, Francia, Messico, Filippine, Senegal).
Alla serata di apertura saranno presenti inoltre ospiti di eccezione: Carolina Crescentini sarà la madrina e Irene Grandi l’ospite musicale, mentre Zibba chiuderà la kermesse.

GLI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE
Una vera e propria chicca sarà la presentazione, nella serata inaugurale, di Studio 54, film del 1998 in una versione rinnovata con l’aggiunta di diverse scene tagliate nel montaggio originario che, promette Minerba «sarà molto più bello del film che avete già visto».
Tra i film fuori concorso spicca senza dubbio Boulevard di Dito Montiel, l’ultima interpretazione di Robin Williams prima della sua morte. Da segnalare poi nella sezione Queer (che quest’anno comprenderà film dei generi più svariati, anche l’horror) Never, un film interpretato dalla figlia di Robin, Zelda.
Un’altra pellicola che porta con sé un nome importante è Six lessons in six weeks, con Gena Rowlands alle prese con delle lezioni di ballo. Titoli interessanti anche Fuori – documentario su Nicole Bonamino, 24 anni, giocatrice torinese di hockey su ghiaccio che ha fatto coming out durante le Olimpiadi di Sochi – e Eat with me, film omaggio all’Expo.
Il film che chiuderà il festival sarà Appropriate behaviour, già denominato “il film lesbo dell’anno”.
Notevoli anche due appuntamenti extra: la presentazione del libro T’innamorerai senza pensare di Francesca Vecchioni, figlia di Roberto (al Circolo dei lettori il 1° maggio alle 18), e l’omaggio al regista Max Croci (autore tra l’altro dell’apprezzatissima sigla dello scorso anno, con il cosacco che imita Marlene Dietrich) con molti special guest: Luciana Littizzetto, Carla Signoris, Ambra Angiolini e Justine Mattera.

UN FESTIVAL GIOVANE E PARTECIPATIVO
Questo festival sarà giovane da diversi punti di vista: innanzitutto la giuria della sezione Corti sarà composta dai ragazzi di una scuola torinese. Inoltre, tra i 16 film in concorso nella sezione lungometraggi, 7 sono opere prime.
Molte anche le registe donne tra cui Claudia Mollese, autrice di una delle pellicole più interessanti del festival: Amara, storia di una persona piuttosto cattiva, Mara, una trans di Lecce. «È bello che nel festival non appaiano solamente film con personaggi Lgbt belli e bravi – ha dichiarato Minerba – è giusto che vengano mostrati certi tipi di persone, che ovviamente esistono anche nella nostra comunità».
Il festival farà sì che il pubblico sia più che mai partecipativo: potrà votare i film in concorso, sia i lungometraggi che i corti, ed eleggere così le pellicole preferite.

IL “SENSO” DEL TGLFF
A trent’anni dalla prima edizione del festival è naturale guardarsi indietro, per osservare la strada percorsa e i cambiamenti che l’hanno accompagnata.
Ha ancora senso un festival di questo tipo? Certo, le cose sono cambiate, ma in parte sono rimaste uguali. «Il cammino verso i diritti non è ancora finito – ha detto l’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi – finché ce ne sarà bisogno, il festival costituirà un’importante risorsa» («allora avrà vita eterna», ha commentato sarcasticamente qualcuno dal pubblico).
Il pensiero dell’Assessore è stato ancor meglio specificato dal consigliere comunale Luca Cassiani (che ha notevolmente contribuito a far sì che Torino dedicasse una via a Ottavio Mai, fondatore del TGLFF insieme a Minerba): «Il festival è utile perché mostra film che altrimenti non avrebbero visibilità, film che nessuno conoscerebbe. E poi non ci siamo solo noi a percorrere la strada verso i diritti: il festival serve per mostrarci anche altre realtà, quella di Israele, quella della Russia… è giusto sapere che cosa succede in questi paesi. Ecco perché il festival deve continuare».

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Categorie: Cultura

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