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13 Maggio 2015

Giovani e lettura, un amore grande

Alla vigilia del Salone del Libro, un nostro sondaggio sul rapporto fra under 30 e libri, dagli autori preferiti alle storie che hanno segnato una generazione

Giulia Porzionato

Nonostante le statistiche, i giovani amano leggere

Domani si inaugura la nuova edizione del Salone del Libro di Torino, quattro giorni intensi dedicati a conferenze, incontri, workshop e, perché no, acquisti di libri. La Fiera è sempre stata un polo di attrazione per la città e non è raro incontrare molti giovani. Sebbene le statistiche sulla lettura siano piuttosto sconfortanti nel nostro Paese, abbiamo voluto intervistare un piccolo campione di under 30 (Chiara, Daniel, Michelle e Roberta, quattro studenti universitari di Torino) per capire quali letture appassionino le generazioni di oggi e, a giudicare da molte risposte, i libri possono ancora essere un motivo di forte richiamo.

Cosa significa leggere per te?
Chiara: «Godersi un momento di relax viaggiando nello spazio e nel tempo. Immergersi in un’altra epoca o in un mondo immaginario non permette solo di capire modi di pensare diversi, ma anche la propria visione del mondo. Trovo quindi la lettura un piacevole modo di crescere e riscoprirsi a ogni pagina».
Daniel: «La lettura per me è tranquillità. E’ estraniarsi dalla vita di tutti i giorni».
Michelle: «Ho sempre letto per conoscere, per la sete di curiosità e per evasione».
Roberta: «Leggere significa vivere storie differenti oppure acquisire pensieri che appartengono ad altri, non è che ci sia un significato univoco».

Quando hai iniziato a leggere per conto tuo e attraverso quali libri?
C.: «Ho iniziato a leggere per conto mio alle medie grazie a mio nonno, che mi ha trasmesso la sua passione per la storia e la conoscenza, qualsiasi fosse il tipo di sapere che il libro trasmettesse. Ogni libro mi ha dato qualcosa, dai miti greci ai romanzi della letteratura inglese, dal fantasy all’horror. Le storie che ho letto mi hanno fatto capire molte cose. Ma in generale all’inizio mi colpivano e facevano riflettere di più i miti dei greci e dei romani».
D.: «Ho iniziato a leggere per conto mio all’età di 11 anni, con Rinoceronte di Ionesco ed è stato lì che ho cominciato ad appassionarmi a tutto ciò che fosse surrealista o fantastico».
M.: «Appena ho avuto gli strumenti per farlo. Ricordo che avevo da poco iniziato le elementari e presa da un delirio di onnipotenza presi i due libri più grandi che avevo a casa. La mia prima lettura in assoluto furono le favole di Andersen, subito dopo lessi un libro sulla mitologia degli indiani d’America. Facevo difficoltà a comprenderlo completamente, ma ricordo che ne apprezzavo molto le immagini, così lontane dalla mia cultura».
R.: «Ho iniziato a leggere decisamente presto attraverso libri proposti dagli insegnanti. Tra gli autori più influenti, Bianca Pitzorno e, tra gli stranieri, autori di libri per ragazzi di moda all’epoca: fantasy, Giovanni Del Ponte, la Gandolfi».

Quali libri sono stati più importanti nella tua crescita e formazione?
C.: «Un libro importante per la mia formazione è stato Frankenstein, perché è importante per l’uomo capire i propri limiti, in particolare i limiti della vita e della morte con la conseguente accettazione di entrambe, essendo due facce della stessa medaglia. Il disagio dell’uomo nel non accettare ciò che non conosce, la morte in questo caso, é ampiamente documentato nella storia, ma in questo romanzo si evidenzia anche la tipica risposta dell’essere umano: cercare una via di fuga. Ovviamente tale scelta, che non affronta il problema nel modo giusto, porta all’autodistruzione del personaggio».
D.: «Ritengo che per la mia formazione molti libri sono stati importanti ma su tutti spiccano la saga di Harry Potter, La guerra dei bottoni, La fabbrica di cioccolato, Io non ho paura e assolutamente Il piccolo principe».
M.: «Per quanto riguarda la crescita, le fiabe di Andersen, le poesie di Rodari, Il fu Mattia Pascal di Pirandello, Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, Così parlo Zarathustra di Nietzsche, Le città invisibili di Calvino. Sulla formazione, difficile dirlo. I libri migliori sono e rimarranno sempre quelli che lasciano delle domande piuttosto che darti delle risposte. Spesso fanno parte di questo insieme i libri che riflettono sulla filosofia, sulle religioni e storici. Ti allenano a cambiare punto di vista, a riflettere e predispongono alla lettura razionale di testi che invece alla pretesa di insegnare metodi e conoscenze pratiche magari, ma dati per scontati».
R.: «Per me i romanzi di Bianca Pitzorno sono stati tra quelli più interessanti e stimolanti, insieme a Silvana Gandolfi, oltre a molti romanzi interessanti del Battello a Vapore. Per la formazione, dedicandomi a studi umanistici direi i classici in generale, la narrativa del ‘900, e come autore particolare sicuramente Calvino, insieme a Isabel Allende e Ursula Leguin».

Preferisci documentarti prima di scegliere un romanzo o ti lasci guidare dall’ispirazione?
C.: «Ammetto di lasciarmi spesso influenzare dalle sensazioni che mi arrivano dalla prefazione del libro, oppure dai commenti dei critici, a volte persino dalla copertina. Raramente mi informo prima, ciò capita se ho intenzione di comprarlo in formato cartaceo per aggiungerlo alla mia libreria».
D.: «Non mi documento mai: mi lascio guidare dall’istinto».
M.: «Ispirazione!».
R.: «Essendo una lettrice onnivora non mi documento particolarmente. A volte sento parlare di un libro e lo leggo spinta dalla curiosità, ma in generale, frequentando soprattutto biblioteche e mercatini, l’ispirazione del momento è fondamentale».

Quali sono i tuoi libri preferiti e perché?
C.: «I Miserabili: oggi mi colpisce ancor di più questo libro osservando i fatti di cronaca odierni. Il suicidio di Javer nel momento in cui capisce di aver dato la caccia a un uomo buono a causa di un sistema malato e per tanto di aver votato la propria vita a una “ingiustizia” sociale mi ha fatto capire che purtroppo l’uomo per quanto mosso da buone intenzioni non sempre farà del bene. Notre-Dame de Paris: il confronto ancora attuale tra la sostanza e l’apparenza mi ha veramente colpito. Via col vento: tutti si concentrano sul fatto che Rossella sia innamorata di Ashley e nulla più, nessuno si è accorto della forza di questa donna, che per quanto possa apparire egoista alla fine non abbandona mai la sua famiglia, nonostante la guerra non fa mancare loro nulla e nemmeno a Melania e suo figlio. In Orgoglio e pregiudizio l’orgoglio la fa da padrone e questo libro mi ha mostrato come a volte essere abbastanza umili da fare un passo indietro sulle proprie posizioni possa rivelare delle sorprese inaspettate. Jane Eyre della Bronte invece mi ha insegnato ad avere rispetto per me stessa, anche se ciò può portare a soffrire o a perdere qualcosa di importante. In fondo bisogna sempre essere fedeli a noi stessi per non svegliarci un giorno scoprendo di aver vissuto una vita che non ci appartiene».
D.: «Tra i titoli che preferisco ci sono La zia Julia e lo scribacchino di Vargas Llosa, tutti i libri di Baricco, Il secolo dei lumi di Alejo Carpentier, Cent’anni di solitudine, Rinoceronte di Ionesco, L’amico ritrovato di Fred Ulman, la saga di Harry Potter e quella de Il signore degli Anelli».
M. «Le opere di Virginia Woolf, per la sua profondità e per la lucidità intellettuale con cui ragiona su sé stessa e sul contesto che la circonda, soprattutto in Una stanza tutta per sé. Tra i miei libri preferiti c’è anche Nella notte buia di Munari, che trovo veramente poetico. Mi piace leggere anche poesia e la mia poetessa preferita è probabilmente Alda Merini, semplice e concisa, ma mai banale».
R. «Sono decisamente troppi! Sicuramente Calvino, tra gli autori fantasy Tolkien, Lewis, Rowling, Martin. Per la narrativa, Ursula Leguin e Isabel Allende».

A quali scrittori ti affidi maggiormente e perché?
C.: «Shakespeare, Jane Austen, Charlotte Bronte, Stephen King, Thomas Harrison. Mi piace il loro modo di scrivere e la loro capacità di indagare l’animo umano nelle sue diverse e infinite sfumature».
D.: «L’autore a cui mi affido maggiormente è sicuramente Baricco. Ritengo che abbia uno stile particolare e personale, in grado di rapirti e portarti in un mondo tutto suo».
M.: «Non ho particolari scrittori a cui mi affido. In genere preferisco farmi prendere dalla curiosità del momento. Forse mi piacerebbe conoscere più libri della narrativa di Umberto Eco. Inoltre, in università ho scoperto l’ecocriticismo, che trovo interessantissimo».
R.: «Difficile da dire… Per la narrativa, preferisco autori che non raccontino solo storie ma anche idee. La mia scelta va su scrittori che vadano oltre la semplice narrazione di una storia. Ho sempre apprezzato i libri allegorico-filosofici per una questione di profondità e di significato».

Se dovessi scegliere un solo libro da portare con te, quale sarebbe?
C.: «Via col Vento!».
D.: «Il mio libro preferito: Niebla di Miguel de Unamuno».
M.: «Le fiabe di Andersen per un legame emotivo».
R.: «Domanda molto difficile! Forse libri complessi e stratificati, ad esempio una raccolta completa delle opere di Calvino, oppure Tolkien».

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Categorie: Cultura

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