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14 Maggio 2015

Nel mondo delle piccole case editrici

Ezio Quarantelli della Lindau racconta le difficoltà e le sfide delle microimprese che fanno cultura, dove si lavora con passione e sacrificio

Claretta Caroppo

La Lindau è una piccola casa editrice torinese

Oggi inizia il Salone del libro di Torino e come di consueto tra i protagonisti troviamo anche la piccola editoria. Ma quali sono le difficoltà di questo segmento culturale? Quali passi deve seguire un giovane che desidera lavorare nel settore? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato Ezio Quarantelli, direttore editoriale della casa editrice torinese Lindau, che vanta un catalogo con opere di narrativa e saggi su cinema, spettacolo, letteratura, attualità politica e rapporti internazionali.

Come e quando nasce Lindau e cosa la caratterizza?
«Lindau è nata a Torino nel 1989. Ciò che più l’ha caratterizzata e la caratterizza è il grande amore per la libertà, l’impegno ad opporsi a qualunque conformismo, il coraggio di andare controcorrente. Non basta essere piccoli e poveri per essere indipendenti. Molti editori cosiddetti indipendenti sono schiavi dell’opinione corrente, di ciò che si pensa o si dice nei salotti intellettuali oggi di moda».

Quali sono le difficoltà di una piccola realtà editoriale?
«Le difficoltà sono quelle di qualunque microimpresa: è difficile farsi trovare sul mercato, è difficile farsi ascoltare dai media, è difficile farsi dare i soldi che servono per sviluppare i progetti che si hanno. Ed è anche difficile costruire e mantenere un buon catalogo disponendo di mezzi modesti».

Quali crede siano le sfide dell’editoria indipendente?
«La prima e la più importante sfida è sopravvivere, accrescendo ogni giorno, se possibile, il proprio catalogo e il proprio pubblico. Inoltre, come si diceva prima, è importante mantenersi davvero liberi, anche a costo di risultare scomoda ai potenti di turno, compresi i “guru” dell’industria culturale».

Ci raccontata una giornata tipo del vostro lavoro?
«Le nostre giornate non hanno nulla di particolare e sono scandite dagli impegni che caratterizzato le differenti responsabilità. Personalmente come direttore editoriale svolgo il mio compito cercando nuove idee, leggendo libri e giornali, incontrando gli autori e anche monitorando i risultati. La redazione si occupa delle diverse fasi che permettono a un libro di nascere».

Cosa consiglia ai giovani che si avvicinano ai mestieri dell’editoria?
«Di prepararsi a un vita di duro lavoro, con modestissime soddisfazioni di tipo economico. Insomma, una vita di impegno e di sacrificio. E, naturalmente, raccomando di studiare, leggere, essere curiosi e porsi sempre nuove domande. In editoria, o almeno in quell’editoria che ci interessa, non dovrebbe esserci spazio per chi non si interroga a oltranza».

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Categorie: Cultura, Lavoro

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