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18 Maggio 2015

#SalTo15: Torino on the read

Una chiacchierata con Nico Ivaldi e Vincenzo Reda, autori di Torino on the road, viaggio nella città inesplorata popolata da artisti di strada folli e geniali

Antonella Capalbi

Pietro Tartamella, protagonista de “Il poeta degli alberi”, uno dei racconti di “Torino on the road”

Venerdì 15 maggio, Salone del Libro, ore 14.30. La Sala Avorio, sede della presentazione del volume Torino on the road, si tinge dei toni seppia di un filtro vintage che tanto piace agli Instagrammer e ci riporta nella Torino degli anni’70, fatta di artisti geniali e incompresi.
E’ solo il punto di partenza del viaggio alla Kerouac tratteggiato da Nico Ivaldi e Vincenzo Reda, amici oltre che scrittori, nella biografia letteraria di una Torino che, ieri come oggi, nasconde un lato inesplorato ricco di storie e personaggi sensazionali. E’ un viaggio che scorre sulle note piene di polvere dei cantautori di strada, sulle poesie narrate dagli anfratti più improbabili delle vie torinesi e sui passi di quelle esistenze che sulla strada vivono per davvero – perché ne hanno fatto la loro ricchezza come venditori ambulanti o il loro palco prediletto, come Anna “la pazza”, una delle protagoniste del viaggio letterario dei due autori – oltre che quotidianamente delle strade più affollate della città.
Al termine di una presentazione che tra la lettura di uno stralcio e l’altro ha avuto il sapore di una chiacchierata tra amici con l’unico desiderio di sbirciare le storie mai narrate di una Torino da gustare davanti a un buon vino (qualcuno in sala l’ha fatto letteralmente!), abbiamo avuto modo di porre qualche domanda ai due autori e spiare più da vicino il mondo che hanno deciso di esplorare.

Com’è nata l’idea di raccontare proprio questo aspetto di Torino?
Vincenzo Reda: «Tutto parte da una mia vecchia idea che dovevo portare a termine tempo fa con un’altra casa editrice, con il proposito di raccontare principalmente le storie di artisti di strada della Torino contemporanea. Questi editori non si sono innamorati del progetto e allora Nico, che conosco da tempo, mi ha dato l’idea di proporre il progetto agli editori Il punto. Una volta fatta la proposta, abbiamo avuto anche altre idee e il progetto si è modificato nella direzione di un racconto anche temporale che parte dagli anni ’70 e arriva a oggi e che ha necessitato un anno di lavoro».

A proposito di questo percorso temporale, è stato difficile rintracciare i personaggi raccontati nel libro?
Nico Ivaldi: «Qualche volta è stato difficile perché molto spesso le storie che abbiamo raccontato partono da biografie molto particolari e con trascorsi al limite della legalità, quindi poteva capitare di riscontrare una certa reticenza da parte degli interlocutori. Ma quello che ci sembra di poter dire è che, dopo la reticenza iniziale e davanti a un bicchiere di buon vino, queste resistenze tendevano a sciogliersi rivelando invece un grande desiderio di raccontarsi e raccontare anche vicende che fino a quel momento erano rimaste totalmente sconosciute. É questa la vera grande particolarità del libro: il fatto di aver portato fa le pagine storie e vicende del tutto inedite che per la prima volta sono state raccolte in forma scritta».

Raccontare la Torino on the road incompresa e borderline è anche un modo per dimostrare che da questo punto di vista si possono trovare storie sorprendenti?
V. R.: «Torino è una città pazzesca, densa di talento da vendere. Queste sono solo 27 delle storie incredibili che questo posto riesce a nascondere e che aspettano solo di essere scoperte in una città che è a sua volta tutta da scoprire».
N. I.: «Di sicuro Torino è una trama così ricca di storie interconnesse che ogni racconto ci ha portato a scoprirne altri o anche lo stesso narrato da un altro punto di vista, in una grandissima ragnatela di personaggi, esistenze e connessioni inesplorate e ancora tutte da narrare».

A proposito di storie ancora da narrare, avete mai pensato di dar loro voce dando un seguito al libro?
V. R.: «Di storie di strada ancora da raccontare Torino è piena, ma noi non amiamo la parola sequel. Se dovessimo tornare all’avventura nei vicoli ancora inesplorati della città, sarà all’interno di un’opera del tutto nuova e originale».

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Categorie: Cultura

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