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23 Luglio 2015

L’Osservatorio di Torino tra cinema e stelle

Ogni venerdì fino al 7 agosto il Planetario proietta un film di fantascienza: una buona occasione per scoprire cosa offre la struttura e quale storia ha alle spalle

Andrea Di Salvo

L’Osservatorio di Torino

Estate vuol dire anche cinema all’aperto, possibilmente sotto un cielo stellato. Chi meglio degli specialisti delle stelle poteva proporre una rassegna di questo tipo?
Infini.To, il Planetario di Torino e Museo dell’Astronomia e dello Spazio (in realtà a Pino Torinese), ogni venerdì fino al 7 agosto ha in programma la proiezione di una pellicola di fantascienza: domani è la volta di Sunshine, a cui seguiranno E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo.
Oltre ai film, si potrà naturalmente visitare prima il Museo e acquistare un biglietto per uno spettacolo nel Planetario Digitale, oltre alla possibilità di fare apericena al bar interno al Museo previa prenotazione. Ma cos’altro offre l’Osservatorio?

UN PO’ DI STORIA
Le storie del Planetario e del Museo seguono quella dell’Osservatorio Astronomico di Torino, che parte da molto lontano: nel 1759 padre Giovanni Battista Beccaria, professore di Fisica presso lo Studio torinese, colse l’occasione del passaggio della cometa di Halley per presentare al re Carlo Emanuele III i suoi studi astronomici. Il re ne rimase così interessato che ordinò la costruzione di un telescopio con il quale osservare il cielo dal giardino reale. Due anni più tardi Beccaria ricevette l’incarico di misurare l’arco di un meridiano e gli venne messa a disposizione una piccola torretta – detta Specola – sul palazzo del conte Maurizio Orazio Fresia d’Oglianico, all’inizio di via Po.
Quella prima sede osservativa si spostò diverse volte nel corso del tempo: il 30 novembre del 1790 terminarono i lavori dell’Osservatorio dell’Accademia delle Scienze, voluto dal re Vittorio Amedeo III. Con la nomina di Giovanni Plana a suo direttore nel 1813, le ricerche scientifiche si rivolsero decisamente verso l’astronomia. L’acquisto di nuovi strumenti rese incompatibile il loro utilizzo con la struttura della Specola dell’Accademia perché sprovvista di una cupola girevole facile da muovere e di fenditure necessarie per osservare gli astri nel senso del meridiano. Plana convinse dunque il re Vittorio Emanuele I, a cui interessavano gli studi astronomici, della necessità di una nuova sede e questa venne trovata nella torre più occidentale tra le due poste agli angoli del lato nord di Palazzo Madama. Sì, una volta Torino aveva un osservatorio astronomico in pieno centro. In verità, non fu una posizione felice: la crescente illuminazione cittadina, il levarsi della nebbia, il fumo delle officine e quello dei caloriferi dei vicini Teatro Regio e Palazzo Reale, nonché la visuale, non permettevano delle osservazioni competitive a livello internazionale.
Fu dunque l’ingegnere astigiano Alessandro Dorna a sostenere per primo, nel 1883, un nuovo cambio di sede, possibilmente in collina. Non fu però in grado di spostare l’Osservatorio in seguito a una caduta proprio dalle scale della Specola di Palazzo Madama, ormai malconcia. Dopo l’installazione di una stazione astronomica dal 1893 al 1895 nel giardino del Grande Albergo di Superga, il nuovo direttore, Francesco Porro de’ Somenzi individuò nel Bric Torre Rotonda, a Pino Torinese, il sito per un nuovo Osservatorio. Solo nel 1913, però, le attività astronomiche dell’Osservatorio furono spostate nella loro sede definitiva.

TEMPI MODERNI
Nonostante la storia continui attraversando l’interessante e al contempo triste periodo delle due guerre mondiali (raccolto nel bel volume Osservar le stelle, 250 anni di astronomia a Torino, Silvana Editoriale), è solo in tempi più recenti che si sono consolidati i filoni della ricerca attualmente svolta presso l’Osservatorio.
Il gruppo di Astrometria rappresenta la linea di ricerca più tradizionale dell’Osservatorio torinese, che originariamente si dedicava a determinare le posizioni, le parallassi e i moti propri delle stelle. Oggi questo lavoro viene svolto tramite i grandi cataloghi basati sulle osservazioni terrestri e spaziali e utilizzando gli studi teorici sulla dinamica della nostra galassia. La Planetologia è interessata allo studio delle proprietà fisiche dei corpi minori appartenenti al sistema solare. Concentrata sugli asteroidi, è un’attività che coniuga la teoria e la modellizzazione con l’osservazione tramite alcune tecniche come quella spettroscopica. L’attività del gruppo Extragalattico è invece divisa in tre campi di ricerca, coinvolgendo lo studio dei Nuclei Galattici Attivi, di plasmi astrofisici – ovvero getti di gas ionizzato formato da elettroni e ioni, elettricamente neutro – e simulazioni numeriche e di strutture a larga scala. La Fisica Solare invece si occupa di studiare la corona e le caratteristiche del vento solare, contribuendo quindi a comprendere i processi fisici che influenzano e determinano la vita sul nostro pianeta. Infine il gruppo di Tecnologia è la naturale congiunzione tra i campi dell’Astronomia e quelli dello sviluppo tecnologico che attualmente sono inestricabili. È una ricerca di base applicata allo sviluppo di strumentazione sempre più raffinata.

E PER I NON ADDETTI AI LAVORI?
Dopo tutta questa ricerca sembra non esserci spazio per chi non guarda le stelle di mestiere. Ovviamente non è così perché il Museo e il Planetario offrono ai loro visitatori un piccolo scrigno in cui anche la ricerca fatta al vicino Osservatorio si raccoglie e si traduce in un linguaggio accessibile e, cosa da non trascurare, divertente.
Il Museo, recentemente rinnovato nel suo allestimento, è articolato su quattro livelli. Partendo dal piano terra, si scende di tre piani addentrandosi nei misteri dell’Universo. Con l’aiuto di guide virtuali illustri, come Ipazia, Galileo e Einstein, il visitatore scoprirà le meraviglie del cielo e, nel più vivo spirito dei musei moderni, potrà vedere ma anche toccare con mano molte caratteristiche degli oggetti celesti: ad esempio pedalando letteralmente all’interno del sistema solare per scoprire – non senza fatica – la distanza dei suoi vari corpi, o provando su di sé la conservazione del momento angolare (grandezza fisica legata alle rotazioni nello spazio) ruotando su un disco posto a terra. Se volesse poi sperimentare la forza di gravità sulla Luna – e su Marte e Giove e Saturno – potrebbe saltellare in una postazione apposita o comprendere la differenza di peso di uno stesso oggetto su corpi celesti diversi.
Incastonato tra i vari livelli c’è poi il Planetario digitale. Completamente rinnovato nel marzo del 2013, è caratterizzato da uno dei sistemi di proiezione più avanzati al mondo che viene utilizzato per simulare il cielo su uno schermo semisferico. In aggiunta a questo, il programma è costituito da diverse proiezioni ideate per fasce d’età e varia durante l’anno rinnovando i suoi spettacoli, che nella loro maggior parte sono prodotti interamente dallo staff di Infini.to.
C’è tanto lavoro dietro questo Museo e le sue attività e il risultato merita una notte alla scoperta dell’Universo, prima, e un film dopo, sotto un cielo stellato.

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Categorie: Tecnologie

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