Home » Intercultura » Cinque torinesi per il giro del mondo in 80 giorni – Parte I

14 Ottobre 2015

Cinque torinesi per il giro del mondo in 80 giorni – Parte I

Digi.TO sta seguendo i giovani partiti il 2 ottobre in un viaggio che ripercorre il libro di Jules Verne, per conoscere mondi lontani e culture diverse

Veronica Minniti

I cinque ragazzi torinesi durante una tappa del loro giro del mondo

I cinque torinesi partiti da poche settimane per un’avventura lunga 80 giorni sono persone molto diverse tra loro: c’è un cantante, Didié Caria, 35 anni; un creativo di 29 anni, Andrea Cavallo Perin; un artista, Andrea Dutto, classe 1989; Alessio Nicastro, videomaker di 20 anni e Luigi Cavallito, 32 anni, musicista e produttore. Diversi sì, ma accomunati dal sogno di ripercorrere il viaggio di Phileas Fogg e del fidato Passepartout, protagonisti del libro di Jules Verne Il giro del mondo in 80 giorni di
cui seguiranno fedelmente le tappe della storia.
Partiti lo scorso 2 ottobre, torneranno il 21 dicembre; il viaggio toccherà Londra, Parigi, Atene, Il Cairo, Dubai, Mumbai, Calcutta, Hong Kong, San Francisco, New York, Dublino. Diversamente dal libro, però, non si tratta di dover vincere una scommessa: i cinque infatti vogliono raccontare, con le loro diverse competenze, le storie dei giovani di tutto il mondo e Digi.TO seguirà il loro viaggio con articoli speciali.
Ecco intanto che cosa ci ha raccontato Luigi Cavallito durante la loro tappa di Atene.

Da che cosa nasce l’idea di ripercorrere il viaggio di Fogg?
«Nel 1873 Jules Verne ha creato un’opera unica, ispirata dal suo amore incontrastato per i viaggi e le regate e dalla sua capacità di reinterpretare la realtà con la sua fervida immaginazione. Il giro del mondo in 80 giorni racconta un mondo che sta cambiando. Il 1870 è infatti indicato come l’anno in cui è iniziata la seconda rivoluzione industriale. I prodigi della tecnica permettevano di fare cose mai viste prima, tra le quali immaginare di circumnavigare il mondo in così poco tempo, per l’epoca. Crediamo che anche questi anni siano di svolta,  se pensiamo all’impatto della sharing economy, della diffusione di internet e dei social network, i cambiamenti climatici, la consapevolezza di essere cittadini del mondo, ci troviamo oggi in un’epoca in cui il mondo sta mutando molto velocemente. E la nostra generazione, i millennials, è a un bivio: può decidere se essere protagonista di questo cambiamento o viverlo in maniera passiva. Per questo abbiamo deciso di ripercorrere lo stesso tragitto di Phileas Fogg, aggiungendo alcune città, cercando di raccontarle attraverso gli occhi e i progetti dei nostri coetanei. E di farlo in modo multimediale, attraverso i social, producendo canzoni, videoclip e interviste».

Siete persone che provengono da mondi molto diversi: come mai avete deciso di affrontare questa esperienza insieme?
«La diversità è la grande ricchezza dell’umanità e anche nel nostro team avere diverse storie e punti di vista ci permette di vivere un’esperienza unica e più intensa, once-in-a-life dicono gli anglosassoni, in cui il confronto tra di noi è già di per sé un arricchimento, perché della stessa giornata notiamo particolari diversi. Siamo all’inizio e stiamo vedendo tutti i benefici di essere persone diverse e curiose. Ognuno aggiunge qualcosa agli altri e siamo consapevoli che quest’esperienza ci renderà ancora più diversi di come siamo partiti».

Durante il viaggio toccherete molte mete: quali sono quelle che vi incuriosiscono di più?
«Sicuramente quelle più esotiche, più lontane dalle nostre abitudini. Anche se ogni città ha il suo fascino; ora ad esempio siamo ad Atene ed è davvero interessante scoprire la città attraverso le esperienze di chi la vive e non da turisti. Anche se siamo consapevoli che quando attraverseremo il Mediterraneo per immergerci nel Cairo, uscire dall’Europa sarà la vera partenza verso l’ignoto».

Come mai, secondo voi, viaggiare è importante?
«Viaggiare è uno dei modi più semplici e alla portata di tutti per allargare la propria percezione della realtà e uscire dalla propria comfort zone. Ogni viaggio arricchisce chi lo fa e soprattutto ci fa sentire parte di una comunità globale. Sarebbe bello se anziché concentrarsi sulla dicotomia “stare/viaggiare” potessimo vivere in una società di persone che sono sempre in movimento, per scelta e non solo in risposta a una condizione avversa. In fondo la vita stessa è un viaggio, sta a noi decidere fino a dove spingerci. Ogni giorno».

Tag: , , ,

Categorie: Intercultura

Lascia un commento