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5 Febbraio 2016

Le Terre del Nord scendono a Torino

Dal 7 al 14 febbraio si svolge la III edizione dell’unico evento italiano portavoce della cultura, delle tradizioni e dell’innovazione dei paesi del Nord Europa

Gemma De Bernardi

Il Terre del Nord Torino Festival si svolge dal 7 al 14 febbraio

Il Terre del Nord Torino Festival si svolge dal 7 al 14 febbraio

Forse non tutti sanno che la scena jazzistica della Norvegia è prima tra i paesi scandinavi o che per esempio l’Estonia è abitata per l’80% da giovani impegnati nel settore tecnologico; o ancora che la letteratura svedese è largamente tradotta nel resto del mondo (ricordate Lisbeth Salander?), specialmente nei paesi anglosassoni. Alla terza edizione, il Terre del Nord Torino Festival 2016 ritorna anche quest’anno nel mese di febbraio – dal 7 al 14, scelta non casuale quando si parla di paesi nordici – per farci conoscere realtà diverse e lontane dal nostro Mediterraneo, dalla Norvegia alla Danimarca, dalla Finlandia all’Estonia.
Il Festival riscuote ogni anno maggior successo e il programma di questa edizione è molto ricco: gli artisti ospiti, sia italiani che stranieri, avvicineranno il pubblico alla mentalità e alla storia degli stati del Nord Europa tra concerti, conferenze a tema e mostre fotografiche. Digi.TO ha intervistato il fondatore, nonché Direttore Artistico della manifestazione, Edoardo Narbona, ovviamente un amante dei paesi nordici, in cui ha studiato e lavorato come compositore, direttore d’orchestra e artista.

Da dove viene l’idea del festival?
«Nasce in principio da un’idea musicale: l’intento all’inizio era portare i compositori della tradizione nordica in un repertorio come quello italiano; seppure riconosciuti e suonati a livello internazionale, nel nostro paese rimanevano ancora poco noti. Successivamente, già nella prima edizione del festival, si è pensato di fornire anche altri supporti culturali alla musica, allargando lo sguardo anche alle altre arti che queste terre ci offrono. Per esempio quest’anno abbiamo come ospite il fotografo estone Mait Jüriado, che fino al 27 febbraio alla Biblioteca Civica Centrale propone una serie di scatti paesaggistici del suo paese, insieme ai capolavori della letteratura svedese e finlandese a cura di Carmen Giorgetti Cima, traduttrice di fama internazionale».

Il festival è unico nel suo genere in Italia, quale arricchimento volete dare al vostro pubblico?
«Vogliamo valorizzare questi paesi ed evitare di cadere nella trappola degli stereotipi come la lontananza geografica e le barriere linguistiche. Sono un ostacolo che va superato, trovando dei legami tra la nostra terra e le loro. La riscoperta dei legami che soggiacciono tra le diverse culture è fonte di arricchimento per tutti. Nelle conferenze del programma, la storia antica e contemporanea ci aiuta a trovarli».

Quali sono i progetti per il futuro?
«Stiamo già lavorando alla quarta edizione del festival. Dev’esserci sempre una continua ricerca: le scelte sono fatte anche in base al gusto e al riscontro del pubblico. Sarebbe interessante creare delle produzioni musicali contemporanee specificatamente scritte per il festival e creare così una connessione stimolante per creare altri legami».

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Categorie: Cultura

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