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8 Marzo 2016

La Regione Piemonte contro la violenza sulle donne

Nella giornata dell’8 marzo ricordiamo l’approvazione della Legge n. 4 del 24 febbraio 2016, che si impegna a garantire maggiori tutele contro episodi purtroppo in continuo aumento

Alessia Galli della Loggia

Il Piemonte ha una nuova legge regionale contro la violenza di genere

Il Piemonte ha una nuova legge regionale contro la violenza di genere

Oggi è la festa della donna: quale occasione migliore per parlare di nuove tutele offerte nella nostra regione grazie a un provvedimento legislativo approvato da poche settimane? Parliamo della Legge Regionale n. 4 del 24 febbraio 2016, dal titolo Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli.

I CONTENUTI E IL CODICE ROSA
All’origine c’è un disegno di legge sul tema approvato dal Parlamento, ma l’intervento regionale prevede da subito una serie di azioni necessarie alla cura e alla prevenzione della violenza sulle donne: dall’ambiente domestico alle denunce per stalking, agli abusi subiti per le strade.
Uno dei provvedimenti più importanti è l’inserimento del cosiddetto Codice Rosa nel triage dei pronto soccorso piemontesi. Questo nuovo sistema funzionerà con una prima fase relativa all’identificazione per l’assegnazione del codice: la donna potrà denunciare in prima persona il fatto oppure a riconoscere una situazione di violenza di genere potrà essere il personale medico-sanitario. Una volta ottenuto il codice, che esenta dal pagamento del ticket sanitario, la vittima procederà con la visita medica specialistica da parte del ginecologo e del team di specialisti composto da altri medici e da un’assistente sociale. Il Codice Rosa serve infatti a garantire maggiori tutele alla vittima, mettendola in condizione di essere assistita sia dal punto di vista psicologico sia da quello medico.

UNA TUTELA, NON UN VINCOLO
Il fatto che le donne vittime di violenza di genere possano sembrare restie nella richiesta d’aiuto per timore di conseguenze drammatiche e reazioni violente da parte del proprio carnefice è un dato da prendere in considerazione, ma è bene sottolineare che la legge non prevede la denuncia obbligatoria della vicenda.
Ciò non significa che le violenze di genere debbano essere taciute, ma la persona interessata deve poter prendere coscienza di ogni tipo di azione legale o personale da intraprendere, quindi per essere consenziente a ogni procedimento, verrà informata non solo sull’aspetto sanitario e burocratico, ma anche sui centri di antiviolenza e sulle strutture specializzate presenti sul territorio.
Tra queste, la legge appena approvata istituisce formalmente che in ogni provincia sia presente una Casa Rifugio, una residenza temporanea a indirizzo segreto per le donne vittime di violenza e i loro figli che garantisca protezione, interventi socio-sanitari e supporto psicologico e legale, quest’ultimo garantito dalla Regione attraverso l’istituzione di un fondo apposito.

I DATI DI TORINO
Per avere un’idea del fenomeno, sul territorio torinese operano già 9 centri antiviolenza che nel 2015 hanno registrato cifre elevate nelle violenze di genere: si tratta di 1381 casi, di cui 931 a donne italiane e 450 a straniere, nella fascia d’età che va dai 30 ai 40 anni.

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