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15 Marzo 2016

Un po’ di Torino in viaggio per Marte con Schiaparelli

La sonda ExoMars partita ieri raggiungerà il pianeta rosso tra 7 mesi, a dimostrazione che l’Europa può gestire una missione completa e che la Thales Alenia Space è un polo di eccellenza

Andrea Di Salvo

La partenza della sonda ExoMars che ha a bordo il modulo Schiaparelli

La partenza della sonda ExoMars che ha a bordo il modulo Schiaparelli

Alle 10,31 di ieri un lanciatore Proton-M è decollato dal cosmodromo di Baikonour, in Kazakistan. Ha portato nello spazio la sonda ExoMars – sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e dall’Agenzia Spaziale Russa (Roskosmos) con la partecipazione della Nasa – che arriverà nei pressi di Marte il 16 ottobre di quest’anno, quando avranno inizio le delicate manovre di sgancio e discesa.
La missione è un primato sotto diversi aspetti per l’Agenzia Spaziale Europea: non si tratta solo dell’inserimento in orbita di una sonda, il Trace Gas Orbiter (Tgo), ma anche di curare le fasi di entrata in atmosfera, discesa e atterraggio su Marte di un lander dimostrativo, lo Schiaparelli. Questo modulo, sviluppato a Torino dalla Thales Alenia Space, ha lo scopo di dimostrare l’acquisizione da parte dell’Esa delle tecnologie necessarie allo svolgimento di una missione spaziale completa dopo il precedente fallimento con il lander Beagle 2.

LA MISSIONE TECNOLOGICA
Il lander battezzato in onore dell’astronomo di origine piemontese Giovanni Virginio Schiaparelli è alimentato a batterie e rimarrà attivo solamente per 4 sol (cioè per 4 giorni marziani), ma avrà un programma scientifico fitto grazie allo strumento Dreams (Dust Characterization, Risk Assessment and Environment Analyser on the Martian Surface) che misurerà diversi parametri meteorologici sulla superficie di Marte – come pressione, temperatura e umidità – oltre a trarne informazioni sul campo elettrico atmosferico.
Anche il Tgo, che rimarrà in orbita per tutta la durata della missione (e almeno fino al 2022), gioca da apripista: sarà infatti il primo orbiter a ricorrere all’aerofrenaggio, una manovra che ridurrà la velocità del satellite facendolo passare attraverso l’atmosfera marziana e permettendo così di risparmiare una grande quantità di propellente.

LA MISSIONE SCIENTIFICA
Accanto alle conquiste tecnologiche, la missione si pone alti obiettivi scientifici: nella sua seconda parte, che prenderà il via effettivo nel 2019 con l’arrivo sul pianeta di due rover della Nasa e dell’Esa, si indagheranno il passato e il presente di Marte alla ricerca di vita microbica.
Il rover europeo infatti, oltre alla capacità di muoversi sulla superficie del pianeta rosso, sarà anche in grado di studiarne il sottosuolo fino a 2 metri di profondità attraverso un trapano e un laboratorio per analisi sul posto. Ma perché scavare? Osservazioni condotte qui sulla Terra hanno dimostrato la presenza di microrganismi, detti estremofili, in grado di prosperare in condizioni ambientali proibitive per gli esseri umani. Si pensa quindi che se Marte sia stato – o sia tuttora – in grado di ospitare forme di vita, queste debbano essere cercate nel suo sottosuolo, un ambiente estremo dato che le temperature medie superficiali sono comprese tra circa -140 °C e 20 °C, ma comunque idoneo per proteggere semplici microrganismi.
La missione inoltre soddisferà altri obiettivi, come la caratterizzazione geochimica del pianeta e della distribuzione dell’acqua e l’identificazione di possibili pericoli per missioni future con equipaggi umani.

La simulazione di discesa della sonda Schiaparelli

La simulazione di discesa della sonda Schiaparelli

IL CONTRIBUTO TORINESE
L’investimento complessivo è stato di 1.2 miliardi di euro e l’Italia è stata il primo paese finanziatore (con il 32% del totale), ma anche il primo contributor tecnico-scientifico.
A Torino in particolare, con Thales Alenia Space, si è sviluppato il modulo dimostratore Schiapparelli. In alcune interviste rilasciate subito dopo il lancio, Maurizio Caramia, ingegnere responsabile a Torino del computer di bordo a partire dal 2008, ha dichiarato che il progetto gli ha permesso di lavorare con tutta Europa dal momento che l’elettronica e le parti del satellite sono state distribuite su tutto il continente. Davide Granà, 29 anni, ha seguito invece la parte di verifica e test per gli algoritmi di guida, navigazione e controllo, ovvero il sottosistema che consente al modulo di atterrare in completa autonomia su Marte. Perché a ottobre, quando la sonda arriverà a destinazione, vi sarà una finestra di 6 minuti di vera tensione in cui la base di controllo non avrà a disposizione le telemetrie dirette e quindi il modulo, programmato in modo opportuno, eseguirà autonomamente le istruzioni necessarie alla sua discesa sul pianeta.
Per il momento comunque, in base al segnale ricevuto alle 22,29 di ieri dal Centro Spaziale Luigi Broglio dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) a Malindi, in Kenya, i pannelli solari si sono aperti e le batterie si stanno caricando. Tutto procede come previsto; non resta quindi che darci appuntamento a ottobre.

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Categorie: Tecnologie

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