Home » Cultura » Gomorra, 10 anni dopo ancora al Salone

17 Maggio 2016

Gomorra, 10 anni dopo ancora al Salone

Roberto Saviano ospite al Lingotto per il decimo anniversario dalla pubblicazione del libro che cambiando la sua vita lo ha reso famoso 

Alessia Galli della Loggia

Roberto Saviano sabato al Salone del Libro

Roberto Saviano sabato al Salone del Libro

Attorno alla sala uno scudo umano di poliziotti, carabinieri e militari. La fila per entrare alla conferenza Gomorra, 10 anni dopo, sabato 14 maggio al Salone del Libro, riempie l’intero padiglione. Gente in coda dal mattino. Uno scenario che fa riflettere: questa le conseguenze per uno scrittore che ha stravolto la propria libertà per mettere nero su bianco una realtà scomoda come la camorra.

AMORE A PRIMA LETTURA
Una volta riempitasi la sala, a prender parola è Gian Arturo Ferrari, vicepresidente della Mondadori, che dichiara di essersi innamorato di Gomorra, ora parte di una ristretta top ten letteraria dell’editore.
All’epoca aveva letto il libro nelle vacanze di Pasqua – d’altronde la primavera è la stagione degli amori, dicono – considerandolo subito un capolavoro letterario e decidendo di presentarlo al Salone del Libro.
Alla domanda se i libri abbiano un futuro la risposta è: «Dipende, se i libri sono come Gomorra sì, se no no».

ROBERTO, UN VENTICINQUENNE AL SALONE
Saviano aveva 25 anni quando venne presentato tra gli stand del Salone, un giovane scrittore che dieci anni dopo è invitato a parlare del cambiamento radicale della sua vita: «La differenza tra pubblicare un libro che non ti rovina la vita e uno che te la rovina è iniziare a odiare quelle pagine».
Ad aver fatto la differenza però è stato il lettore, che non si è spaventato davanti alla complessità, la cosa più erotica e potente che ci sia, dice. Il lettore ha fatto tema del libro, diffondendolo e parlandone, si è verificata una pressione sulle istituzioni proveniente dalla lettura, un vero miracolo letterario per uno scrittore: «Simbolo? Eroe? Tremavo, gli eroi sono morti, io non ho alcuna intenzione di morire».

QUANDO IL LETTORE SI ERGE A DIFENSORE DELLA STORIA
Il libro una volta pubblicato non è più dell’autore: il lettore ha il potere di gestire quel contenuto a suo piacimento. «La protezione del lettore per me è stata vitale», ammette lui in primis.
Il pubblico è stata un’efficace arma di difesa contro le accuse di ispirare i camorristi, ma la ieraticità che emerge è costruita da loro. Perché quindi non rappresentarla? Non a caso nella serie televisiva le battute sono riportate da intercettazioni e processi.

PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERÒ
Il termine gomorra viene da don Peppe Diana, un giovane prete ucciso; «non facciamo che questa terra diventi la gomorra d’Italia», disse a fine omelia sulle organizzazioni criminali come totalitarismo sul territorio. Scrisse Per amore del mio popolo non tacerò e lo attaccò sulla facciata di ogni chiesa. Questa fu la sua condanna a morte. Girarono persino calunnie sul fatto che importunasse le ragazzine agli scout per mettere a tacere le cause dell’omicidio.

I LETTORI SONO UN’ARMATA PERICOLOSA
Meglio una rapina oggi che un omicidio domani, dichiarano le intercettazioni delle madri dei malviventi. In un contesto simile la responsabilità può essere di chi racconta i fatti? La soluzione non è censurare le storie ma iniziare un’opera di racconto. Per avere complessità però bisogna avere tempo e per avere tempo bisogna darselo.
Non si poteva immaginare che un libro del genere generasse paura nelle organizzazioni criminali. I lettori sono un’armata pericolosa e «leggere, condividere e informarsi è rompere una chiusura – conclude Saviano – schiuderci è la cosa più pericolosa che possiamo fare».

Tag: , , ,

Categorie: Cultura

Lascia un commento