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2 Agosto 2016

A caccia di allenatori Pokemon

L’app più scaricata degli ultimi tempi raccoglie gente di ogni età che si incontra in vari luoghi della città per catturare animaletti in compagnia: il racconto di una serata al Valentino

Alessia Galli della Loggia

Giocatori di Pokemon Go al parco del Valentino sabato scorso

Giocatori di Pokemon Go al parco del Valentino sabato scorso

E’ sabato 30 luglio e sono le 22: caldo afoso tipico delle estati torinesi, zanzare e umidità al Parco del Valentino. Mentre la gente passeggia sul viale alberato resta incuriosita da una folla di persone, sedute in religioso silenzio, con il viso illuminato dal proprio telefono. Giocano tutti a Pokemon Go.
Per chi ancora non lo conoscesse, si tratta di un gioco per smartphone basato su tecnologia Gps e sulla cosiddetta “realtà  aumentata”, che inserisce cioè nell’ambiente reale elementi virtuali, in questo caso i Pokemon, gli animaletti da catturare in giro per la città di cui poi si diventa allenatori.
Fra i viali del parco alcune persone si fermano forse un po’ stranite: sono genitori con i figli, ragazzi e ragazze più o meno giovani mentre altri, più anziani, chiedono quale sia la ragione di questi ritrovi. Una signora in età avanzata si guarda intorno con aria perplessa ma incuriosita per poi esclamare al marito: «Ci saranno i Pokemon, ma io non li vedo!».

GLI UNIVERSITARI
Molta gente è riunita al parco roccioso del Valentino, uno dei punti di interesse storico-artistici della città segnato sulla mappa del gioco. Tra loro Edoardo, 23 anni, studente di matematica per la finanza, ricorda quando alle elementari guardava il cartone su Italia 1, dopo la scuola. Ci spiega che dove appaiono Pokemon più forti si formano gruppi di ritrovo: non è un player accanito, ma si diverte a giocare nel tempo libero, soprattutto adesso che può godersi un po’ di relax dalla routine universitaria. Insieme a lui c’è il compagno di corso Luca, 20 anni, che si trova in accordo con l’amico sulla funzione di aggregatore sociale dell’app.
Poi incontriamo Eugenio, studente del Politecnico, e Juri, Moda e Design, due 24enni seduti sul prato intenti a catturare Pokemon. Hanno scoperto l’applicazione già verso dicembre tramite amici, pagine Facebook e trailer. Sono colpiti dal successo della app, anche se ritengono che crei una socializzazione di forma, in quanto spesso capita che i gruppi non interagiscano tra loro, ma si ritrovino in determinati punti della città solo per agevolarsi nel gioco. Nel frattempo catturano un Pokemon, entrambi lo stesso perché il gioco lo permette. Credono che questo fenomeno andrà scemando e alla fine resteranno i veri fan della app, anche se tutto dipenderà dalle innovazioni che apporteranno su di essa in futuro.

LA COPPIA DI FIDANZATI
Conosciamo anche una coppia fidanzata da due anni e mezzo: lei è Angie, trentenne peruviana, ingegnere informatico, da 3 anni in Italia per lavoro, lui è Michele, 34 anni, anche lui ingegnere. Entrambi sono appassionati del cartone animato: «I Pokemon ci ricordano l’infanzia e poi è un modo per passare il tempo, anche sull’autobus mentre vado a lavoro!», dice Angie. La scorsa settimana erano a Roma e sono rimasti stupiti nel vedere fiumi di gente giocare intorno al Colosseo e alla Stazione Termini.
I loro amici, soprattutto i colleghi di lui, criticano Michele per l’età, considerando l’app un gioco per ragazzini, ma lui imperterrito continua a divertirsi senza curarsi delle battute degli amici: «Sono loro a essere dei brontoloni!». Prevedono ancora un annetto di successo per l’app, che ha il pregio di portare fuori dalle mura di casa i ragazzini che vivono davanti al pc o una giovane coppia che, come loro, si mette in gioco divertendosi con spirito. E quando ci complimentiamo per come sembrino loro stessi dei ragazzini Michele esclama ridendo: «Ci hanno mantenuto freschi i raggi del monitor!».

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Categorie: Tecnologie

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