Home » Tecnologie » Scienz(i)a.TO: Laniakea, la casa della Via Lattea

3 Agosto 2016

Scienz(i)a.TO: Laniakea, la casa della Via Lattea

Nella rubrica scientifica del mese parliamo del superammasso di galassie di cui facciamo parte, di moda romana ritrovata e acqua pulita grazie al grafene

Andrea Di Salvo

Bentornati nello spazio di Digi.TO dedicato alla scienza, che oggi si occupa di astronomia, archeologia e fisica.

La Via Lattea all'interno dell'ammasso Laniakea

La Via Lattea all’interno dell’ammasso Laniakea

LANIAKEA, IL SUPERAMMASSO DOVE VIVIAMO
Avete avuto una giornata no? A volte è necessario ragionare sulle dimensioni per prendere le giuste misure alle cose…
Per esempio: pensate a casa vostra, che forse fa parte di una città. Questa città – o qualsiasi sia il posto dove viviate – si trova sulla Terra, che è il terzo pianeta in orbita intorno a una stella che chiamiamo Sole. Questo sistema solare fa parte del Braccio di Orione, una struttura minore della nostra galassia, la Via Lattea. La Galassia non è naturalmente sola nello spazio, ma fa parte del Gruppo Locale, un insieme di una cinquantina di galassie. Grossomodo, questo gruppo si estende per sette milioni di anni luce. Per darvi un’idea rapida: un anno luce – che a scapito del nome è un’unità di misura dello spazio e non del tempo – è pari a circa 9.460 miliardi di chilometri.
Mica male. Ma il Gruppo Locale avrà questo nome per un motivo. Infatti fa parte della periferia dell’Ammasso della Vergine, un’estensione di galassie ancora più grande (più di un migliaio), di circa 50 milioni di anni luce. A sua volta, questo è una piccola parte del Superammasso della Vergine, una collezione di un centinaio di gruppi di galassie distribuite su più di 100 milioni di anni luce. Nel 2014 venne individuata una struttura ancora più grande, Laniakea o Superammasso Locale, contenente al suo interno circa 100.000 grandi galassie ed esteso per mezzo miliardo di anni luce.
Ora i problemi della vostra giornata si sono ridimensionati, vero? Bene.
La mappatura di questo imponente insieme di galassie – il cui nome significa “incommensurabile paradiso”, dalla lingua hawaiiana – è stata fatta dagli astronomi Noam I. Libeskind and R. Brent Tully, che ne discutono i dettagli nel loro studio. La descrizione dell’intera estensione è stata resa possibile grazie alle misure di posizione e velocità galattiche che hanno mostrato come le varie galassie si stanno muovendo in relazione alle concentrazioni di materia e all’espansione complessiva dell’Universo. La mappatura alimenta la speranza degli astrofisici di studiare più approfonditamente le proprietà della materia e dell’energia oscure.

La scarpa ritrovata a Saalburg

La scarpa ritrovata a Saalburg

LA MODA ROMANA DI 2000 ANNI FA
Intorno al 90 d.C., i Romani fondarono Saalburg, un forte sulla cresta nord-ovest del monte Taunus, situato a nord dell’odierna Francoforte. Edificato per proteggere i confini dell’Impero dalle tribù germaniche, al suo apice raggiunse i 2.000 abitanti tra chi viveva nel forte e chi nel villaggio annesso, rimanendo vitale fino al 260 d.C. circa.
Venne riscoperto nel XIX secolo e fu oggetto di scavi e in seguito di una completa ricostruzione. Attualmente è Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
In un pozzo locale è stata ritrovata la scarpa nella foto, ora custodita presso il Saalburg Museum. Si tratta di un reperto molto elaborato e altrettanto moderno potremmo dire: al posto della tomaia – la parte superiore della calzatura – che era inchiodata tra gli strati della suola nel diffuso modello càliga, questo presenta un’ampia apertura impreziosita da un grande lavoro di traforatura su tutta la scarpa. Se volete saperne di più sulla moda romana, vi indichiamo il sito Rome Across Europe.

I pannelli di grafene

I pannelli di grafene

ACQUA, GRAZIE… AL GRAFENE
Circa un decimo della popolazione mondiale, vale a dire circa 660 milioni di persone, non ha accesso all’acqua potabile e diversi team di ricerca stanno cercando una soluzione a questo problema.
Un gruppo di scienziati americani ha sviluppato in particolare dei pannelli di bioschiuma basati sul grafene e in grado di purificare l’acqua sporca o salata, rendendola potabile. Questo processo promette di essere un metodo economico e senza bisogno di corrente, adatto alle nazioni in via di sviluppo.
I pannelli sono in sostanza dei filtri a due strati: il primo è fatto di cellulosa, un composto organico a scala nanometrica prodotto da culture batteriche, che permette all’acqua di passare dalla parte sottostante allo strato superiore minimizzando il passaggio di calore nel verso opposto. Lo strato superiore, invece, è realizzato con ossido di grafene in grado di assorbire la luce. Con il calore raccolto e confinato in questo livello, grazie alla proprietà della cellulosa batterica, è possibile una rapida evaporazione dell’acqua, lasciando quindi le particelle contaminanti e il sale intrappolate nella schiuma.
La tecnologia per realizzare questi pannelli è scalabile, perciò si può pensare alla produzione di enormi strutture per la purificazione delle acque.

Tag: , , , , , ,

Categorie: Tecnologie

Lascia un commento