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4 Agosto 2016

Marco Lingua, un martellista alle Olimpiadi di Rio

A 38 anni, l’atleta piemontese specialista nei lanci partecipa per la seconda volta ai Giochi, con coraggio, determinazione e all’insegna dello sport pulito

Claretta Caroppo

Il martellista piemontese Marco Lingua

Il martellista piemontese Marco Lingua

I Giochi Olimpici di Rio de Janeiro saranno inaugurati ufficialmente domani 5 agosto e si concluderanno il 21. La cerimonia di apertura – a cui collabora l’italiano Marco Balich, già curatore delle coreografie di Torino 2006 – si svolgerà presso l’Estádio Jornalista Mário Filho, meglio conosciuto come Maracanà, e potrà essere seguita in diretta tv sui canali Rai e in streaming sul sito Rai.tv a partire dall’una di notte, ora italiana.
Fra i 308 atleti italiani partecipanti si nota la presenza di 18 piemontesi e non potevamo lasciarci sfuggire l’opportunità di intervistarne qualcuno per un grande in bocca al lupo. Il primo è Marco Lingua, 38 anni, martellista canavesano di Tonengo di Mazzè, il cui ultimo importante risultato è il raggiungimento della finale ai recenti Campionati Europei. Lo raggiungiamo al telefono.

Quando e come hai iniziato a fare sport?
«Ho iniziato da giovanissimo, a 9 anni. Mi allenavo con i pesi in cameretta con mio fratello, che è sette anni più grande di me. Da lì è nata una passione».

Quanto e come ti alleni?
«Nel mio caso in solitaria, perché così riesco a lavorare meglio, a trovare la preparazione adatta al mio fisico. L’allenamento per ogni atleta è diverso perché ogni atleta ha le proprie caratteristiche. Il vero lavoro sta nel conoscere attentamente il proprio corpo».

La tua vita in 5 parole.
«Cinque sono poche! Porto con me la soddisfazione enorme di chi mi voleva sconfitto e desiderava stendermi, mentre sono riuscito a dimostrare che comando io, con la mia forza di volontà. Un cosa importante: lo sport deve sempre essere pulito, fino alla fine e non smetterò di battermi per questo. Me lo dimostrano queste Olimpiadi, il cui pensiero è già un trionfo, nonostante le tante difficoltà».

Cosa rappresenta per te un’Olimpiade e che cosa ti aspetti?
«Quest’anno ho disputato una stagione ottima, ho lanciato più volte sopra i 75 metri, conquistando un doppio titolo italiano e sono arrivato terzo in Coppa Europa, a 38 anni. Mi sento bene, quello che provo è un mix di carica e tensione. Fra le altre cose, lavoro in caserma e per partecipare alle Olimpiadi ho dovuto prendere ferie».

Quale consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere una carriera sportiva?
«Lo sport è un salvavita. Servono sempre talento, allenamento e continuità. Scegliere uno sport individuale o di squadra è una questione di carattere. Nel caso di una disciplina come la mia bisogna essere un po’ esibizionisti, fieri di sé, pronti a correre il rischio ed essere mossi dalla volontà di distinguersi, di lasciare il segno. Ma io sono la dimostrazione che, se c’è il talento, le soddisfazioni arrivano».

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Categorie: Sport

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