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13 Settembre 2016

L’italiano che piace agli americani

Da gattara ad apericena, da menefreghismo a basta, le parole che affascinano di più il popolo a stelle e strisce e qualche teoria su questa passione

Silvia Bruno

ABBIOCCOGli americani, si sa, amano l’Italia: cibo, arte, cinema sono occasioni per parlare del nostro paese, a volte non senza luoghi comuni. Negli ultimi tempi però negli Stati Uniti, in particolare su siti di informazione molto seguiti (come BuzzFeed), è nata una vera e propria passione per l’italiano, soprattutto per parole che all’orecchio dell’americano medio sembrano avere un grande fascino o che, invece, sono intraducibili in inglese. Ecco qualche esempio.

FRA CIBO E GATTI
Se gli spagnoli hanno la siesta, a noi dopo mangiato molto viene l’abbiocco, una parola che forse piace tanto in Usa per tutte quelle doppie, elemento assente nella loro lingua e per loro difficile da imparare. Immaginandoci quasi sempre a consumare lauti pranzi a tavola, è inevitabile pensare che dopo piatti di pasta, abbacchi e zeppole possa subentrare una certa sonnolenza…
Sempre in tema di cibo, piace moltissimo anche la parola gattara (ancora doppie!), forse legata all’idea di una Roma stile Dolce Vita, dove dolci vecchiette si aggirano fra gli antichi monumenti della città portando da mangiare a intrepidi gatti appena scesi da una colonna del Foro.

CRASI E MISTERI
Dall’antico al moderno, con due termini che anche in italiano sono diventati comuni da pochi anni e definiscono nuove tendenze nei nostri stili di vita e modi di pensare. Il primo è apericena, abitudine più diffusa al nord Italia di sostituire il pasto serale con piatti sia freddi che caldi e qualcosa da bere, a metà strada fra il classico aperitivo e la cena. E’ la nostra risposta all’anglofono brunch, un po’ colazione e un po’ pranzo.
Tutto questo se volessimo fare un po’ di dietrologia, altra nostra parola amatissima oltreoceano, che probabilmente piace ai milioni di americani appassionati di teorie cospiratorie – dalla presenza degli alieni sulla terra alle scie chimiche – che comunque stanno prendendo piede anche da noi.

GATTARAVOCALI NE ABBIAMO?
Altre due parole che piacciono molto in Usa fanno ampio uso di vocali, ma formerebbero un bell’ossimoro se messe vicine: pantofolaio e mozzafiato. Per quanto riguarda la prima, a noi può sembrare strano che in inglese non esista un termine che esemplifichi l’essenza stessa di Homer Simpson o del Grande Lebowski, emblemi di una vita spesa sul divano, oltretutto in anni dove non esistevano ancora la tv via internet o l’ossessione per le serie tv da vedere dall’inizio alla fine. Ma tant’è.
In questo scenario è bizzarro che piaccia anche la parola mozzafiato, che noi usiamo (poco) per definire ciò che colpisce e impressiona, impedendoci quasi di respirare. Evidentemente l’inglese breathless non rende abbastanza l’idea.

-ISMI
Menefreghismo e qualunquismo: atteggiamenti non certo edificanti che rimandano a indifferenza e banalità.
Che la fascinazione Usa per questi termini nasca dall’attenta osservazione della vita pubblica del nostro paese? Il sospetto è lecito, se pensiamo agli scandali e alla politica in Italia negli ultimi 50 anni, fra sprechi, corruzione, nepotismi, truffe. Tutto si può dire degli americani, ma non che siano permissivi verso questo genere di comportamenti.

MODI DI DIRE
Ogni lingua però è fatta anche di espressioni, oltre che di parole, e in questo sicuramente l’italiano è molto colorato e ricco di sfumature. Ad esempio modi di dire come sputare il rospo in effetti attirano l’attenzione a una prima traduzione letterale, perché nessuno può davvero pensare che qualcuno si diverta a tenere in bocca un anfibio vivo. Quasi lo stesso effetto dell’inglese it’s raining cats and dogs, dove per parlare di un’abbondante pioggia si parla di gatti e cani che cadono dal cielo
L’Huffington Post poi riporta l’espressione italiana cavoli riscaldati, per definire una situazione che si ripete. Cavoli? Ma non era la minestra? Di certo qualcosa che mangiato in un secondo tempo non è così buono.

Parole italianeMAGARI BASTA!
Infine, due parole che usiamo tantissimo e che gli americani adorano, una volta che ne hanno capito significato e uso. Sono intercalari talmente comuni per noi che ci stupiamo non ne esistano di equivalenti in inglese. La prima è magari, termine che promette una serie infinita di possibilità, simbolo del modo tutto italiano di arrangiarsi in ogni situazione, espressione di potenzialità o desiderio. Ah, gli italiani, sempre così fantasiosi!
La seconda parola è basta!, riportata sui siti Usa proprio così, con punto esclamativo. Il termine indica il raggiungimento di un punto di non ritorno, la fine della pazienza, un limite superato. Chissà perché agli americani piace tanto, in fondo come senso è molto simile al loro enough; forse perché la sua iniziale così dura, la b, sembra foriera di grandi cambiamenti e decisioni inequivocabili che però spesso, purtroppo, non sappiamo portare avanti.
Magari basta però guardare gli altri ammirare la nostra lingua, quando dovremmo essere noi i primi ad amarla.

 

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Categorie: Cultura

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