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22 Maggio 2017

Antonino Ferro: appunti di uno psicoanalista irriverente

Uno dei più grandi studiosi italiani si racconta al Salone del Libro

Stella Giorgio

Nino Ferro

Cosa ci fa uno psicoanalista al Salone del Libro?
A intervalli di cinquanta minuti ascolta i dolori dei visitatori, stremati dall’incessante girovagare tra gli stand, le conferenze, le code, la ricerca delle sale e dall’indefinibile microclima del Lingotto?
Ovviamente no. Intervistato dalla giornalista Annalena Benini presenta il suo ultimo lavoro: Pensieri di uno psicoanalista irriverente, guida per analisti e pazienti curiosi, edito da Cortina.

GIOCARE CON I PERSONAGGI
«Non è un dialogo tra addetti ai lavori – spiega Annalena Benini introducendo il professor Ferro – bensì un libro, sotto forma di intervista, che permette di avvicinarsi al mondo della psicoanalisi senza ansie, anzi in modo persino divertente ed esaltante».
Lo psicoanalista (questo sconosciuto), è infatti tale solo quando si trova nella situazione analitica e qui, forte di un percorso di educazione all’intersoggettività e di un training di lunga durata, offre al paziente che chiede il suo aiuto la migliore forma di terapia, dice Ferro, per la sofferenza: la psicoanalisi.
Non pensate però che la situazione sia ferma al vecchio Freud! Dietro alle nostre sofferenze non si celano solamente certe fissazioni alla fase orale o terribili ansie di castrazione.
Come tutte le forme di conoscenza, anche la psicoanalisi si è evoluta: un’iniziale dimensione monopersonale, centrata sull’analista, sulle sue investigazioni e interpretazioni, si è trasformata, dice Ferro, in “una faccenda a due”, per cui maggiore rilievo è stato dato alla sfera relazionale e alla co-costruzione di un discorso unico formato dalle menti del paziente e dell’analista.
Un successivo cambio di paradigma è stato quello che ha permesso l’avanzare della teoria del campo, che enfatizza il ruolo dei personaggi chiamati in seduta dalle parole dei pazienti. Paziente e terapeuta possono giocare in modo fantasioso con essi, trasformarli e trasformarsi nella costruzione di una sorta di testo letterario emotivo che vada oltre l’iper-indagato rapporto tra madre e bambino.

PAROLA D’ORDINE: TRASFORMAZIONE
È questo il fine della terapia intesa da Ferro: la trasformazione di qualcosa che non era pensabile, che cambia e diventa esprimibile ed accettabile grazie alla relazione analitica.
All’interno della terapia l’analista introduce man mano contenuti e temi che il paziente può accettare; le narrazioni, i racconti emotivi arricchiti dalle rappresentazioni dei vari personaggi che il paziente chiama in seduta, saranno poi decostruiti e infine ricostruiti. Sempre al fine di ricercare una dimensione di equilibrio e di benessere.
Queste operazioni richiedono una grande quota di libertà mentale da parte di paziente e analista e possono essere facilitate dall’uso del gioco e della fantasia, luogo prezioso in cui tutto deve essere permesso e garantito. Infatti, conclude Ferro, «Uno psicoanalista deve poter transitare in tutte le aree della propria mente, deve lasciare entrare tutti i personaggi, tutti devono trovare posto sul lettino: quelli più affettuosi così come quelli più violenti, certe volte i più vitali».
Se le parole di Antonino Ferro – che in serata ha replicato la presentazione del suo lavoro con un incontro al Polo del 900 – vi hanno convinto, siete pronti a sdraiarvi sul lettino?

 

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Commenti (1)

  1. Geraldina ha detto:

    Gentile Dottor Antonino Ferro sono una Psicoterapeuta ho letto il suo libro complimenti… Bellissimo
    ️Grazie
    Dott.ssa
    Geraldina Guidi

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