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13 Febbraio 2018

Torino festeggia il Capodanno cinese

Come si vive l’ultimo dell’anno all’altro capo del mondo e come assaporarne un pezzetto nella nostra città: intervista a giovani cinesi e italo-cinesi, in prima linea nell’organizzazione della festa

Mario Acciaro

A Torino il 17 febbraio si festeggia il Capodanno cinese

Torino si illumina di colori accesi ed esotici in occasione del Capodanno cinese che avrà il suo culmine il 17 febbraio. Molte le iniziative organizzate dal Comune e dalle associazioni di immigrati cinesi con grande partecipazione della componente giovanile. Un’occasione per conoscere e apprezzare le tradizioni di un popolo lontano e costruire una solida base per favorire l’integrazione di una comunità sempre più presente nella nostra città.

Abbiamo raggiunto un gruppo di studenti e giovani cinesi di seconda generazione per aiutarci a catturare l’essenza del Capodanno e respirarne in anteprima l’atmosfera. Hanno partecipato all’intervista Su Weiting e Wu Jinxuan (rappresentanti studenti cinesi Poli.To), Geng Xue e Zhao Yue (membri Agic, Associazione Giovane Internazionale Culturale) e Pan Qiang Alessandro (cittadino italo-cinese).

Alessandro, i giovani sono in prima linea nel divulgare le usanze cinesi: tale attività è utile a favorire l’integrazione?
«Si, i giovani sono sempre in prima linea nel divulgare le proprie tradizioni e usanze. Questo perché passeremo molto più tempo sul territorio, a differenza dei nostri genitori che magari fra qualche anno torneranno in Cina. Inoltre siamo cresciuti in un ambiente diverso, a cavallo fra Cina e Italia, mentre i nostri genitori hanno ricevuto un’educazione totalmente cinese. Ci sentiamo portatori di entrambe le culture».

Come coniugare al meglio le tradizioni del paese d’origine con quelle del paese di residenza? È più facile per i ragazzi?
«Per i ragazzi può essere da un lato più facile, perché abbiamo maggiore interesse nel processo di integrazione rispetto alle generazioni precedenti, dall’altro più difficile appunto perché viviamo questa dualità di culture. Proprio queste difficoltà ci spingono a impegnarci al massimo nel coniugare questi due aspetti, diffondendo e portando a conoscenza le tradizioni cinesi per creare un clima di pacifica coesistenza e cooperazione».

Zhao Yue e Geng Xue, come festeggerete il Capodanno e come l’avreste festeggiato in Cina? Quali le differenze e a cosa sono dovute?
«Ci sono tante differenze. In Cina trascorriamo il Capodanno in famiglia e i festeggiamenti durano cinque giorni. È un momento per ritrovare la coesione familiare e stringere i legami; l’atmosfera è più gioiosa. Qui, lontani dalle famiglie, ci troviamo per mangiare i tradizionali ravioli e guardare lo spettacolo televisivo di fine anno: rinunciamo a molte delle consuetudini rendendo i festeggiamenti più semplici. Tuttavia quest’anno in Piazza Carlo Alberto abbiamo organizzato tanti laboratori su attività tradizionali, come ad esempio la calligrafia e il taglio di carta. Vi aspettiamo numerosi alle molte iniziative promosse in questa settimana di festeggiamenti».

I giovani cinesi e italo-cinesi organizzatori della festa

I giovani cinesi e italo-cinesi organizzatori della festa

Su Weiting, le tradizioni cambiano con l’evolvere della società: può dirsi lo stesso per le vostre o sono più solide e durature nel tempo? Come è cambiata l’esperienza del Capodanno rispetto alla vostra infanzia?
«In passato si faceva una cena in compagnia e si preparavano i ravioli a casa, poi si andava per le vie ad accendere fuochi d’artificio e, a seconda delle regioni, a esibirsi in un ballo tradizionale, lo yang-ge. Dopo i festeggiamenti si andava a bussare ai vicini e ai parenti per fare gli auguri porta a porta. Con l’evolversi della società abbiamo abbandonato i fuochi d’artificio che ora sono vietati e le vecchie tradizioni iniziano a cadere in disuso, specie nelle città. In passato quindi c’era più interazione sociale».

Wu Jinxuan, questo sarà l’anno del cane: qual è il significato astrologico dei segni zodiacali cinesi?
«Abbiamo un sistema di dodici segni zodiacali associati ad altrettanti animali: quando ricorre il segno del proprio anno di nascita si dice che porti sfortuna. Lo sventurato deve vestirsi di rosso all’inizio dell’anno per portare rispetto al dio protettore dell’anno e assicurarsi la buona sorte. Tuttavia al giorno d’oggi è una tradizione superata e analogamente alle tradizioni occidentali anche le nostre si vanno affievolendo».

Ringraziamo gli intervistati e la nostra interprete Wang Tianshu per la cortese disponibilità. Se questo spaccato di cultura cinese vi ha incuriosito vi invitiamo a partecipare alle numerose attività che animeranno il centro di colori, cultura e sapori, per entrare in contatto con un mondo da esplorare e apprezzare.

 

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Categorie: Cultura

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