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30 Marzo 2018

Che cosa si nasconde dietro i social network?

Tra infobrokering, streak e notifiche lampeggianti, una breve guida per tutelarsi scoprendo i meccanismi alle spalle del web 2.0

Luca Ferrua

Oggi è sempre più importante usare con consapevolezza i social network

Recentemente Facebook è tornata al centro di molte critiche per il caso Cambridge Analytica, la società britannica accusata di aver utilizzato senza permesso dati raccolti dal social network al fine di influenzare il voto sulla Brexit e le elezioni presidenziali statunitensi del 2016.
Lo scandalo ha quindi fatto tornare alla ribalta l’annoso problema della privacy dei dati personali su internet; ma che cos’è esattamente un social network e come funziona? Quali pericoli si corrono a condividere liberamente la propria vita in rete?

NON È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA
L’avvento di siti come Facebook è stata sicuramente una rivoluzione, creando in poco più di un decennio un mondo virtuale, una community di oltre 2 miliardi di utenti connessi tra loro che “abitano” lo stesso spazio. Se questa da una parte è diventata una miniera d’oro per pionieri dell’informazione via web come Felix Arvid Ulf Kjellberg, meglio noto con lo pseudonimo di PewDiePie (lo youtuber più seguito al mondo) si è anche rivelata un’enorme fonte di reddito per quelle aziende che vivono di raccolta e analisi statistica di informazioni – il cosiddetto data mining –  e della loro compravendita (in gergo infobrokering).
Il mercato esiste già dagli anni ’70, ma negli ultimi tempi è cresciuto esponenzialmente anche perché le leggi non riescono a stare al passo con le nuove tecnologie e gli utenti sono spesso disinformati, ma il fattore più importante riguarda le politiche aziendali aggressive dei social. Per queste imprese il tempo è denaro, quindi “comprano” l’attenzione dei loro utenti: Facebook ad esempio ricorre a finte notifiche luccicanti e alla funzione autoplay dei video. Snapchat invece ha creato un vero e proprio metro di misura delle amicizie: un’emoji a forma di fuoco (detta streak) accanto alle persone a cui mandi almeno uno snap al giorno e una stressante clessidra pronta ad avvisarti quando stanno per scadere le 24 ore dall’ultimo invio.

Una schermata della app Space

I SOCIAL NETWORK NELLA GENERAZIONE Z
Dato che molti si limitano a postare foto delle proprie vacanze, a un adulto queste potrebbero sembrare strategie superflue, ma per i figli della rete – ragazzi e ragazze nati dopo il 2000 – i social network sono dei fondamentali strumenti di interazione sociale.
Pertanto la cura alla dipendenza che creano non può essere l’astinenza, quanto piuttosto un uso più moderato e consapevole, anche grazie ad app nate per la “disintossicazione” da social network, come Space. Partorita dalla mente del neuroscienziato californiano Ramsay Brown, applica la mindfulness (tecnica psicologica di meditazione per concentrarsi sul “qui e ora” e combattere l’ansia) al web 2.0: basta selezionare le app da cui ci si sente più dipendenti per far sì che, cliccando sulla loro icona, parta un breve percorso guidato in più step per rilassarsi.
Sul web è dunque fondamentale conoscere bene lo strumento che si sta utilizzando. Condividere pubblicamente una propria foto su Instagram o un post su Facebook significa mettere in gioco la propria immagine: se il pensiero espresso suscita attenzione può diventare virale, ma se mal interpretato può attirare cyberbulli, la cui aggressività alimentata dall’anonimato del web sempre più spesso porta a tragiche conseguenze.

 

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Categorie: Tecnologie

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