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8 Maggio 2018

Teatro in carcere, quando detenuti e cittadini liberi si incontrano

Il teatro come mezzo per favorire lo scambio di riflessioni ed esperienze, anche fra mondi separati: questa l’idea che spinge Teatro Società a portare l’arte dietro le sbarre

Alice Dominese

Il teatro in carcere è una proposta di presa di coscienza per i detenuti e per la società civile, che si incontrano per una sera grazie all’escamotage del palcoscenico. La rappresentazione teatrale diventa così il punto di contatto per calare in una dimensione condivisa liberi e reclusi.

TEATRO SOCIETA’
L’esperienza a Torino esiste dal 1993, quando la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno inizia ad ospitare i primi laboratori teatrali. È l’associazione Teatro Società a occuparsi dei progetti, inizialmente mirati alla creazione di occasioni ludiche nelle giornate dei detenuti, poi diventati strumenti per favorire la discussione e la riflessione. Negli anni l’iniziativa ha sperimentato ambienti e lavori differenti, mettendo in scena spettacoli fuori e dentro il carcere e affrontando molteplici tematiche nell’orbita della reclusione, come il rapporto fra il carcere e la città, fra la vita dietro le sbarre e la malattia, la mediazione culturale fra autori e vittime di reato, l’idea del “contratto sociale” come insieme di regole civili e il tema del lavoro durante e dopo la reclusione.

CONOSCERE L’ALTRO
Registi e attori professionisti hanno seguito e seguono oggi i carcerati durante il percorso teatrale, dall’ideazione alla rappresentazione, proponendo loro questioni di dibattito che diventano tracce di analisi e di introspezione, strumenti di auto-narrazione non di rado trasposti sulla scena. L’intento non è tuttavia quello di suscitare compassione o perorare giustificazioni per gli atti commessi, ma mettere in scena una catarsi (letteralmente “purificazione”), che per Platone significa processo di conoscenza dell’altro condiviso fra pubblico e teatranti. Ciò che si realizza con il teatro in carcere è una relazione magnetica fra i partecipanti: dal “Cantico delle creature” rivisitato fino agli spettacoli di improvvisazione, sulla scena si alternano infatti performance intense che riportano a quella fatidica condizione del teatro delle origini.

OLTRE LA PENA, LA PERSONA
Gli spettacoli sono stati rivolti negli anni a tipi diversi di spettatori, in alcuni casi agli incontri hanno partecipato studenti delle scuole superiori, in altri sono stati creati appositamente per i familiari dei detenuti e inscenati in occasione dei colloqui oppure delle festività, ma la stagione teatrale è in genere sempre aperta a tutti i cittadini interessati.

L’esigenza alla base del progetto di Teatro Società rimane in ogni caso quella di superare l’idea di una rieducazione della pena a senso unico. Attraverso il teatro, infatti, i detenuti possono dar forma a un contributo rivolto alla società da cui sono esclusi. Far incontrare i due mondi, quello dietro e fuori le sbarre, ha quindi una funzione dinamica di scambio perché implica l’educazione collettiva al confronto, qualsiasi siano i reati commessi da chi recita, anteponendo così alla colpa, per una sera, la persona e alla persona il personaggio.

 

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Categorie: Cultura

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