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18 Maggio 2018

Il meridiano d’Europa passa per Belgrado

Aderendo a un progetto diffuso in tutta Italia, un gruppo di giovani ha partecipato nella capitale serba a una settimana di riflessioni su cosa significhi essere cittadini europei

Alice Dominese

Ragazzi Meridiano d'Europa

I partecipanti al progetto

Meridiano d’Europa, realizzato a Torino da Acmos e da altre associazioni, è l’esperienza educativa che quest’anno ha portato oltre 300 ragazzi delle scuole superiori di tutta Italia a Belgrado, dal 6 all’11 maggio, per interrogarsi sulla cittadinanza europea. Un tema caldo in Serbia, candidatasi dal 2012 a far parte dell’Unione Europea ma ancora non accettata a causa del difficile scacchiere geopolitico internazionale e della questione del Kosovo.
Simbolo di slancio e tensione verso il riconoscimento comunitario, la capitale serba è stata così scelta dopo Srebrenica, Budapest, Calais e Bruxelles come meta della quarta edizione del progetto, dal titolo Inside-Out, di cui ci ha parlato la coordinatrice Chiara Andena.

PUNTI DI VISTA DIVERSI, MA NON TROPPO
A Belgrado la carovana di studenti ha dialogato con le organizzazioni locali che si occupano di informare la popolazione sui valori dell’integrazione europea, perché, spiega Andena: «Da questi incontri è emerso che l’ingresso nella Ue è percepito da molti giovani con diffidenza, soprattutto per via della scarsa fiducia nei confronti della classe politica e per il timore di veder messa da parte la propria identità nazionale».
Complice anche un’informazione mediatica spesso distorta e divisiva, l’avvicinamento all’Europa è vissuto quindi in modo ambivalente, ma l’entusiasmo è tenuto vivo anche in quest’area dei Balcani tramite l’azione delle numerose realtà locali che favoriscono una lettura alternativa dell’integrazione comunitaria. «Come ha riconosciuto anche il rappresentante del Consiglio d’Europa in Serbia, Tim Cartwright – aggiunge – il futuro dell’Europa dipende dall’interessamento e dall’intraprendenza delle nuove generazioni. Ciò che ci ha colpito è stato proprio vedere che anche in questo Paese il desiderio e le modalità di fare rete e creare spazi di riflessione e intervento attivo sono comuni ai nostri».

INCONTRI, CONSAPEVOLEZZA E RESTITUZIONE
Dopo aver incontrato l’Ambasciata italiana in Serbia, la delegazione europea e rappresentanti della Commissione dell’Ocse, i ragazzi si sono confrontati in gruppi per sviluppare una prima analisi che vedrà la luce con la restituzione delle idee emerse il 1° giugno, di fronte al Consiglio Regionale del Piemonte.
«La volontà – ricorda la coordinatrice – è quella di fare acquisire ai giovani consapevolezza, da cui nascano delle proposte per portare avanti il progetto. Alla frontiera i ragazzi hanno infatti capito che molti dei benefici acquisiti grazie alla Ue, che oggi diamo per scontati, sono il motivo per cui in Serbia in tanti si battono per la causa europeista: banalmente molti dei nostri sono stati fermati ai controlli sul confine e sono dovuti tornare a Trieste per farsi dare i documenti dai propri genitori. Anche attraverso queste piccole cose si sono potuti accorgere della differenza di contesto in cui viviamo».

 

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Categorie: Intercultura

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