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28 Giugno 2018

Storie dall’Asia alla Fondazione Sandretto

Dodici artisti provenienti dalla Thailandia al Giappone raccontano in modo creativo aspetti nascosti della loro storia e cultura

Michela Lopriore

Un'installazione della mostra alla Fondazione Sandretto

Un’installazione della mostra alla Fondazione Sandretto

Da qualche settimana alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è stata inaugurata Tell me a story. Locality and narrative, mostra curata da Amy Cheng e Hsieh Feng Rong e nata dalla collaborazione con il Rockbund Art Museum di Shangai.
Fino al 7 ottobre, l’esposizione ospita artisti contemporanei da tutta l’Asia, autori di 12 storie che riguardano aspetti inediti della realtà del continente. Sebbene le opere siano relative a una specifica cultura regionale, al legame che intercorre tra l’artista e un preciso ambiente di riferimento, esse – nella misura in cui instaurano un confronto continuo tra passato, presente e futuro, fantasia e realtà, sradicamento e appartenenza – creano tra loro un narrazione condivisa.

DALLA THAILANDIA A SAKHALIN
L’opera di apertura – Fireworks – ci porta in un tempio sul confine della Thailandia: si tratta di una videoinstallazione che riproduce il sentimento di devastazione durante la colonizzazione di Bangkok. Torce elettriche e fuochi d’artificio illuminano infatti il tempio ricordando le fiamme della guerra e lo stesso artista, Apichatpong, descrive la sua storia come “macchina dei ricordi allucinogena”.
Il fotografo giapponese Yoneda trasporta poi lo spettatore sull’isola di Sakhalin, un tempo abitata da famiglie di operai ma divenuta deserta dopo l’occupazione da parte dell’esercito sovietico durante la Seconda Guerra Mondiale: otto fotografie ci mostrano un luogo desolato in cui le fabbriche, o quello che ne resta, sono gli unici elementi che lo abitano.

DA SHANGHAI A HONG KONG
Con Let the water flow giungiamo a Shangai. Il video ha connotati filosofici e porta a una riflessione sul confine fra terra e acqua, riflesso della barriera politica ed economica fra i lavoratori migranti e la meta del loro viaggio, protagonisti della storia, che diretti all’isola di Hengsha si fanno strada attraverso il Fiume Azzurro. Gli intervistati parlano di come la vita sull’acqua produca una visione diversa del mondo e intanto osservano il paesaggio urbano dalle loro barche.
Hong Kong is land è un’opera in cui si fa concreta l’idea che l’immaginazione possa creare un luogo: alcuni video su schermi pieghevoli ci mostrano una Hong Kong futura in cui al paesaggio già esistente sono aggiunte otto isole artificiali, considerate una valida soluzione per far fronte all’esponenziale crescita della popolazione. Questi scenari insulari possono essere interpretati come un nuovo linguaggio attraverso il quale esplorare e promuovere valori universali ed ecosistemi inediti.

FRA SPAZIO E TEMPO
Quelle appena descritte sono solo alcune delle storie che i dodici artisti ci raccontano: la mostra infatti prosegue con istallazioni teatrali che offrono spunti di riflessione sui cambiamenti ambientali nelle isole del sud-est asiatico o, ancora, con murales di piastrelle visibili a intermittenza che ci rivelano avvenimenti storici di Macao, la cui realtà è storicamente legata a quella del Portogallo.
Ognuna di queste opere porta quindi con sé una visione capace di oltrepassare le dimensioni di spazio e tempo, astrazione e concretezza e di entrare nel cuore di chi sa osservare.

 

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Categorie: Cultura, Intercultura

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