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4 Luglio 2018

Alla Reggia di Venaria l’Italia vista da cielo e terra

Ultimi giorni per visitare la mostra che pone a confronto le immagini dell’astronauta Luca Parmitano con gli scatti paesaggistici del fotografo Luigi Ghirri

Fabio Gusella

Il Mediterraneo, le Pleiadi e un temporale all’orizzonte di Luca Parmitano

Vi sarà capitato almeno una volta: partite per un viaggio e lasciate a casa la macchina fotografica. Una dimenticanza già di per sé frustrante quando si è diretti al mare o in montagna, ma che può diventare imperdonabile se la destinazione è niente meno che lo spazio.
Fortunatamente non è quanto è successo a Luca Parmitano, il primo astronauta italiano ad aver sperimentato cinque anni fa una “passeggiata” interstellare durata 166 giorni sulla navicella Soyuz 36/37, durante la quale il Tenente Colonnello dell’Aeronautica ha scattato numerose fotografie del nostro pianeta da una prospettiva certamente insolita. Queste testimonianze, accanto alle leggendarie polaroid di Luigi Ghirri (1943-1992), sono le protagoniste della mostra Il senso dello spazio, ospitata dalla Reggia di Venaria fino a mercoledì 11 luglio.

PUNTI DI VISTA
Sotto le volte del Rondò Alfieriano, assistiamo a un costante dialogo fra i paesaggi terrestri cari a Ghirri e il pianeta Terra immortalato dall’alto della navicella di Parmitano. Un singolo scatto dell’astronauta, ad esempio, riesce a raccontarci Il Mediterraneo, le Pleiadi e un temporale all’orizzonte: smarrita nel buio del suo mare, l’Italia emerge a fatica dalle acque, un destino che condivide con la cascina alluvionata ritratta da Ghirri in Comacchio 1989.

Luca Parmitano

Luca Parmitano

Il percorso espositivo poi tende a concentrarsi sulla radicale differenza di prospettiva delle immagini esposte: è il caso di Un giorno di settembre, in Italia, una suggestiva fotografia di Parmitano nella quale riusciamo a malapena a distinguere il profilo della nostra penisola snodarsi sotto uno spesso strato di nuvole: è il punto di vista dell’universo. Al contrario, in Ile Rousse (1976) il fotografo emiliano guarda le nuvole dal basso, dalla consueta prospettiva dell’Uomo. Terrestre e celeste, finito e infinito, umano ed eterno: ne nasce un confronto fra due diverse prospettive, una tensione fra sguardi lontani che si sfiorano continuamente.
Per evitare di smarrirsi durante il lungo viaggio, infine, ciascuno di noi necessita di un “faro”. Anche Parmitano pare averne sentito il bisogno e, sospeso nell’infinito per mesi, ha voluto omaggiare la sua terra d’origine dedicando a essa la fotografia Sicilia: un’isola di luce, come un faro per questo viaggiatore. Così come Ulisse aveva Itaca e Ghirri aveva l’Emilia.

VOLARE: UNA MISSIONE POSSIBILE
Classe 1976, sposato con due figlie, Luca Parmitano non solo è il quarto italiano a essere stato sulla Stazione Spaziale Internazionale: nel tempo libero, infatti, pratica anche sub, snowboard, paracadutismo, sollevamento pesi e nuoto. Una ferrea disciplina atletica ereditata dall’addestramento nell’Aeronautica Militare e sicuramente utile per raggiungere importanti traguardi: nel 2007, ad esempio, è stato invitato al Quirinale per essere insignito della Medaglia d’Argento al Valore Aeronautico.
Più di 2000 ore di volo: questo il tempo trascorso da Parmitano sui vari apparecchi pilotati fino a ora, l’ultimo dei quali è la navicella spaziale Soyuz, partita dal Kazakhistan il 28 maggio 2013 e tornata il successivo 11 novembre. Volare, infatti, è il titolo scelto per la prima missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Dopo il successo della “passeggiata” di cinque anni fa, testimoniata dalle fotografie in mostra, il direttore generale della European Space Agency ha confermato la partecipazione del pilota a un’analoga missione che si svolgerà il prossimo anno. Il volo, dunque, continua.

Comacchio 1989 di Luigi Ghirri

 

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Categorie: Cultura

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