Home » Ambiente » Plastica: è guerra aperta

23 Agosto 2018

Plastica: è guerra aperta

Obiettivo 2020: stop alla plastica che inquina i mari dell’intero pianeta. Un’utopia? Forse no. Anche le grandi multinazionali si stanno attivando per ridurre l’utilizzo di materiali dannosi per l’ecosistema mondiale

Laura Bonanno

L’isola di plastica nel Pacifico

Qualche tempo fa vi abbiamo parlato di inquinamento dell’ambiente e di quali siano i comportamenti che indispettiscono di più i giovani, al mare e in montagna, in vacanza e in città. Una tematica che sta a cuore ai tanti rispettosi e agli ambientalisti che si battono da anni per questa causa. Finalmente la questione sembra aver attirato l’attenzione di un grande colosso del beverage come Starbucks che ha deciso di unirsi alla lotta contro la plastica promettendo, entro il 2020, di abolire cannucce, posate e bicchieri monouso in tutti i suoi stores sparsi nel mondo.

IL CASO STARBUCKS
È notizia recente che la multinazionale americana Starbucks  abbia dichiarato guerra alla plastica, da sempre il materiale da loro più utilizzato, dalle cannucce, ai tappi e bicchieri (le famose cups) monouso; al loro posto arriveranno i sostituti in carta o in materiale riciclabile. Una sfida eco-friendly questa, che dovrà portare ai risultati sperati entro il 2020.
Si tratta di una svolta rivoluzionaria per la catena di ristorazione, che promette di intervenire e di ritirare la plastica entro due anni da tutti i suoi locali presenti nel mondo (se ne contano ben 24mila in 75 paesi!). Starbucks stima di eliminare definitivamente oltre un miliardo di sole cannucce all’anno: un numero non trascurabile.
Ancor prima di Starbucks sia la Coca Cola che McDonald’s hanno dichiarato guerra alla plastica. Il primo colosso vuole arrivare ad avere almeno la metà di plastica riciclabile al 100% nelle sue bottiglie; il secondo punta a sostituire, inizialmente solo in Irlanda e Gran Bretagna, le cannucce di plastica con quelle di carta entro il 2019.

L’ISOLA DI PLASTICA
Leggendo questi numeri non è poi così difficile immaginare quanti rifiuti produciamo e quanti di questi finiscano nei nostri mari. Si tratta perlopiù di plastica destinata a rimanere in acqua per secoli prima di degradarsi e che, nel frattempo, si trasforma in minuscole particelle – le cosiddette microplastiche – che ingeriamo. Succede anche che le tonnellate di plastica riversate negli oceani formino intere isole. La più grande, ribattezzata “Pacific Trash Vortex”, galleggia nel Pacifico e si stima che misuri quanto la Spagna, alcuni azzardano a una dimensione pari a tre volte la Francia. E non è l’unico caso: con lei ci sono anche le isole “Atlantic Garbage Patch” nel nord e nel sud dell’Atlantico, “Indian Ocean Garbage Patch” nell’oceano Indiano, ma l’elenco purtroppo è destinato a continuare.
L’invito è sempre lo stesso: noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa e il momento di farlo è adesso.

Tag: , ,

Categorie: Ambiente

Lascia un commento