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30 Agosto 2018

Videogioco compulsivo: epidemia o allarmismo?

L’Oms introduce il gaming disorder nella lista dei disturbi del comportamento. Fra pareri contrastanti e disinformazione cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sul fenomeno

Mario Acciaro

videogioco compulsivo

Il videogioco compulsivo è stato incluso fra i disturbi del comportamento

Il mondo in cui viviamo si digitalizza ogni giorno di più e l’universo videoludico ha certo una posizione di riguardo, attraendo una quantità crescente di gamer di ogni età ed estrazione sociale.
Con l’accresciuta diffusione di questo medium, tuttavia, sorgono una serie di problematiche ora sottolineate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’undicesimo Icd (International Classification of Diseases), un documento sui rischi sanitari legati alle nuove tendenze della società, unitamente a una guida su come riconoscere e valutare i sintomi. Qui per la prima volta si parla di gaming disorder, un disturbo del comportamento che affligge una percentuale bassa ma non certo trascurabile dei videogiocatori, determinando conseguenze spesso drammatiche per i soggetti colpiti e le loro famiglie.

DEFINIZIONE DEL DISTURBO
L’Oms definisce questo disturbo come un’alterazione del controllo sull’impulso a videogiocare, comportamento che acquisisce una priorità crescente sulle altre attività e interessi, portando a ignorare le conseguenze negative di questa attitudine. Come specifica la stessa agenzia, il fenomeno interessa una piccola percentuale della popolazione che, però, è sicuramente destinata a crescere in futuro, vista la capillare diffusione dei videogiochi.
Bisogna tuttavia frenare gli allarmismi. Come sottolinea il Dott. Vladimir Poznyak, esperto del Dipartimento di salute mentale e abuso di sostanze dell’Oms, questo disturbo viene diagnosticato solo quando l’impulso a giocare interferisce pesantemente sugli altri aspetti della vita, compromettendo il funzionamento sociale dell’individuo. Poznyak continua ribadendo come il comportamento compulsivo debba protrarsi per almeno dodici mesi e la diagnosi debba essere formulata da un esperto del settore.
Una volta diagnosticato, però, il fenomeno non va sottovalutato poiché, oltre a distruggere la vita sociale del paziente, influisce negativamente sulla sua salute, determinando una mancanza di attività fisica e disturbando il sonno del soggetto.

UNA SOCIETÀ CONSAPEVOLE
Il progresso tecnologico porta inevitabilmente con sé una serie di nuove problematiche che la società è costretta a fronteggiare.
La soluzione non può di certo consistere nella stigmatizzazione delle nuove tecnologie con le quali siamo destinati a convivere, quanto piuttosto nel più impegnativo processo di informazione sul fenomeno, costruendo nel tempo una società più consapevole, immunizzata e capace di fronteggiare le sfide future che il progresso ci impone.

 

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Categorie: Tecnologie

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