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6 Novembre 2018

Ufficio Tutelare per i minori stranieri soli: un primo bilancio

Un’educatrice del Comune di Torino ci racconta il lavoro fatto fino a oggi dalla struttura creata per affiancare ai giovani migranti una figura di aiuto al loro inserimento sociale

Mario Acciaro

L’Ufficio Tutelare per i minori stranieri non accompagnati è stato istituito pochi mesi fa

A pochi mesi dalla sua istituzione, cerchiamo di fare il punto sull’attività dell’Ufficio del Giudice Tutelare per i minori stranieri non accompagnati (di cui avevamo già parlato qui) che, in collaborazione con l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, individua volontari disposti ad aiutare i giovani migranti nel loro percorso educativo e di inserimento sociale. Abbiamo così posto qualche domanda a Laura Pasquali, educatrice professionale presso l’Ufficio minori stranieri del Comune di Torino, che collabora con le altre istituzioni in questo delicato settore.

Iniziamo con un po’ di numeri: quante tutele ha assegnato l’ufficio dalla sua creazione?
«Da maggio a oggi, come Ufficio minori stranieri abbiamo aperto 36 tutele con i tutori volontari. Bisogna tener conto che ogni città si organizza a modo suo e noi siamo fra i pochi ad avere un ufficio pubblico incanalato sulla questione dei minori stranieri, anche per fronteggiare la vasta disponibilità di tutori. Al momento siamo giunti alla terza edizione del corso per i volontari organizzato dal Garante per l’infanzia e stiamo formando altri 100 tutori che si vanno ad aggiungere ai molti già formati e scremati dal Tribunale».

I tutori volontari, rispetto a un pubblico ufficiale, riescono a stingere un legame più forte con i ragazzi?
«È un lavoro nuovo, da costruire da zero e che deve diventare un’attività di rete fra Servizi, tutori e strutture di accoglienza. Il Garante sta lavorando per costruire questa rete e nel frattempo si presentano aspiranti tutori di ogni specie. Alcuni hanno idea delle situazioni che si troveranno a fronteggiare, altri no e quindi il nostro compito e di guidarli nella fase iniziale. Se l’obiettivo della legge era di sostituire i tutori ai Servizi Sociali, la politica non ha capito bene la situazione, il tutore deve rappresentare il minore umanizzando e creando un ponte con le strutture pubbliche che sono però necessarie. Inoltre nulla impedisce al tutore di continuare a seguire il ragazzo dopo la scadenza della tutela».

I tutori sono preparati a sufficienza per fronteggiare queste situazioni?
«Non tutte le strutture che accolgono i ragazzi sono uguali e neanche tutti i ragazzi. Ognuno reagisce a modo suo e non è detto che comprendano la figura del tutore, forse per loro è più facile identificare l’istituzione piuttosto che un volontario. Ci sono state molte esperienze positive, soprattutto per quei tutori che si sono messi subito in rete con noi: i ragazzi ti inquadrano subito ed è importante avere davanti delle persone che fanno cerchio con i servizi e le strutture che li accolgono. Ogni azione dei tutori deve avere un intento educativo e il miglior modo è concordare le iniziative con noi. L’obiettivo primario è accompagnare i ragazzi verso l’autonomia e l’integrazione. Comunque sulle 36 tutele le situazioni problematiche si riducono a un paio di casi, mentre gli altri volontari ci hanno da subito coinvolto, rendendo il bilancio finale decisamente positivo».

Parliamo dei ragazzi, che storie hanno alle spalle?
«Spesso sono ragazzi che partono con un mandato da parte delle famiglie: guadagnare soldi e inviarli a casa e per loro è questa la priorità. Ciò li porta talvolta a delinquere ed è in questi casi che il ruolo del tutore diventa più difficile e si rende necessario il nostro intervento. I minori hanno un’età che varia dai 15 ai 18 anni e, se non hanno documenti, il Tribunale procede all’accertamento dell’età. Questi ragazzi sbarcano al sud, spesso si allontanano dai centri di accoglienza e giungono direttamente da noi, a testimonianza della fama internazionale che questo importante ufficio ha acquisito in poco tempo dalla sua nascita. Qui trovano una struttura di accoglienza e una rete pronta a seguirli in questi anni critici per la loro formazione».

 

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