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25 Ottobre 2018

Un Enzima per fare comunità

È partito il progetto vincitore di AxTo che porta educatori e artisti in varie zone di Torino per creare e rafforzare i legami fra i cittadini attraverso il gioco e il dialogo

Alice Dominese

L'apertura del progetto Enzima, nel settembre scorso

L’apertura del progetto Enzima, nel settembre scorso

Immaginate un quartiere in cui gli abitanti si dedichino alla gestione degli spazi condivisi attraverso attività capaci di coinvolgere la comunità. Questo è l’obiettivo alla base di Enzima, un progetto frutto della compartecipazione di 13 cooperative e Onlus vincitrici del bando AxTo, che da settembre nelle piazze di zona Aurora, Barriera di Milano, Falchera e Vanchiglietta hanno portato laboratori teatrali e culturali rivolti alla cittadinanza.

UN PROGETTO PER METTERE RADICI
La prima parte dell’iniziativa è in corso ed è pensata per i coinvolgere giovanissimi, adulti e anziani attraverso le proposte ludico-educative di danzatori, clown e attori professionisti, chiamati a scendere in strada e a raccogliere gli interessi artistici degli abitanti. Le richieste e i suggerimenti saranno discussi con gli educatori presenti a coordinare i lavori sul territorio per formulare la seconda fase del progetto, i corsi permanenti e gratuiti che prenderanno avvio nelle Case di quartiere.
«Il desiderio – spiega Silvia Limone, responsabile della comunicazione – è fare rete costituendo una realtà partecipata a lungo termine. Dopo che Enzima si sarà concluso, vogliamo cioè che le varie comunità residenti siano in grado di portare avanti da sole l’esperienza collettiva». Da settembre, il progetto sta realizzando due presidi a settimana nelle piazze principali dei quartieri coinvolti, per consolidare il rapporto con le comunità locali.

IL FEEDBACK DEI RESIDENTI
«La risposta da parte degli utenti finora è positiva – racconta Paolo Angeletti, educatore di Educadora Onlus che opera in zona Aurora – le famiglie con cui interagiamo sono di tutte le provenienze, in questo caso il gioco aiuta molto l’avvicinamento prima dei bambini e poi dei genitori, rendendo possibile il dialogo fra le varie culture». L’approccio conoscitivo, come ovvio, non è sempre immediato, ricorda la danzatrice e coreografa Cristina Da Ponte dell’associazione Spazio Non C’è: «In alcuni casi, nell’incontro con la comunità di Barriera di Milano c’è stata diffidenza e apparentemente scarso interesse, poi però, chiacchierando, ragazzi e anziani si sono lasciati coinvolgere in passeggiate osservative nel parco, per esempio, mentre con alcuni ragazzi albanesi abbiamo meditato insieme in piazza».

L’incontro con i residenti porta spesso gli educatori a farsi anche carico di necessità che non riguardano solo le attività ludico-formative, spiega Paolo: «Sono emerse richieste culturali, artistiche e sportive, ma anche sociali, come la manutenzione dello spazio e delle strutture pubbliche e un maggiore servizio di sicurezza», indice del fatto che il contributo attivo della cittadinanza può effettivamente aiutare a osservare più da vicino i bisogni concreti e complessi dei torinesi. A volte, insegna Enzima, basta saper ascoltare.

 

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