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30 Novembre 2018

Come l’arte italiana è diventata moderna: i Macchiaioli alla Gam

La mostra sulla rivoluzionaria corrente nata in Toscana a metà ‘800 sottolinea il dialogo tra i pittori italiani dell’epoca nella ricerca di un’arte nuova

Michela Lopriore

Macchiaioli

Sul colle a Settignano di Telemaco Signorini

Fino al 24 marzo la Gam – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea ospita la mostra Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità, curata da Cristina Acidini e Virginia Bertone e inaugurata poco più di un mese fa.
L’esposizione riguarda il movimento artistico nato nel 1855 a Firenze come reazione all’eccessivo formalismo delle Accademie, che in pochi anni rinnova i linguaggi figurativi in Italia. I Macchiaioli affermano la teoria della “macchia” che, rifiutando il concetto di forma – esistente solo in quanto creata dalla luce – consiste nell’utilizzo di colori puri giustapposti che definiscono l’immagine attraverso un acceso contrasto cromatico. Ciò sancisce l’avvento di un’arte italiana moderna che a Torino, nel 1863, fa la sua prima apparizione alla Promotrice delle Belle Arti.

IL RITORNO A TORINO
Quest’anno la corrente dei Macchiaioli fa dunque ritorno nella nostra città attraverso un’esposizione che presenta oltre 80 opere provenienti da musei, enti e collezioni private italiane, proponendo un percorso che parte dagli anni ’50 dell’800 (periodo di sperimentazione del movimento) fino al ventennio successivo e offrendo interessanti confronti con opere di artisti italiani a loro contemporanei.
In particolare l’attenzione viene rivolta alla prestigiosa collezione ottocentesca della Gam, fondata proprio in questo periodo di profondo fermento culturale, che comprende opere del paesaggista Antonio Fontanesi, quelle degli artisti piemontesi della Scuola di Rivara come Carlo Pittara e Federigo Pastoris, e dei liguri della Scuola grigia quali Ernesto Reyper e Serafino de Avendaño.
Tali capolavori propongono così un’originale occasione di approfondimento, tessendo coi protagonisti della pittura macchiaiola – tra i quali ricordiamo Cristiano Banti, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Odoardo Borrani – un dialogo costantemente volto alla ricerca del Vero, che trova nell’osservazione condotta en plein air la sua piena realizzazione.

L’ITINERARIO ARTISTICO
A introdurre questo itinerario artistico troviamo un focus sulla formazione degli artisti attraverso opere di autori romantici e puristi come Giuseppe Bezzuoli, Stefano Ussi ed Enrico Pollastrini, e quelle di giovani futuri macchiaioli come Silvestro Lega, che evidenzia la loro formazione tradizionale e rispettosa dei grandi esempi dell’arte rinascimentale. Il percorso prosegue le opere scelte all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1855 – stagione di sperimentazione del movimento, che da questo momento in poi volge la sua attenzione a una visione oggettiva e diretta della realtà – giungendo al periodo della loro affermazione il quale comprende quel pezzo di storia che va dall’Unità d’Italia fino alla fine degli anni ’60, quando Firenze è già capitale. È in questa sezione che possiamo ammirare alcuni dei capolavori macchiaioli come Educazione al lavoro (1863) di Lega, dove la luce accentua quell’atmosfera di intimo silenzio che circonda i soggetti, una madre e una figlia, e a cui si aggiungono quelli appartenenti agli ambienti in cui maturò il linguaggio dei macchiaioli come Sul colle a Settignano (1885) di Signorini, dove un verde paesino di campagna fa da sfondo a una ragazza vestita di bianco che lavora all’uncinetto.
A chiudere l’itinerario, la parte della mostra dedicata alla critica, dove troviamo le esperienze delle due riviste che accompagnano le vicende artistiche italiane di questi anni: Il gazzettino delle arti e del disegno, nato a Firenze nel 1867, e L’arte in Italia, fondata a Torino nel 1869. Intorno a esse, gli artisti dell’epoca acquisiscono una sensibilità sfociante in uno sviluppo pittorico che oltrepassa, ormai, il ruolo glorioso e innovatore della “macchia”.

 

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Categorie: Cultura

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