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4 Aprile 2019

Robert Mapplethorpe, un outsider che ha fatto scuola

Fino al 20 aprile in mostra alla Galleria Franco Noero 67 scatti del celebre fotografo scomparso 30 anni fa

Giovanni Mauriello

Mostra Robert Mapplethorpe

La mostra su Mapplethorpe alla Galleria Franco Noero

Ricorre quest’anno il trentesimo anniversario dalla morte di Robert Mapplethorpe, fotografo statunitense tanto osteggiato in vita quanto ormai apprezzato e studiato in tutto il mondo. A far discutere negli anni ‘70 e ‘80 era la scelta di ritrarre perlopiù celebrità in pose di nudo artistico o di chiaro riferimento erotico. Oggi le sue opere vengono esposte in tutto il mondo e fino al 20 aprile anche a Torino, alla Galleria Franco Noero, sarà possibile ammirare le sue fotografie.

LA MOSTRA
Non c’è due senza tre, come recita il celebre proverbio: per la terza volta in pochi anni, lo spazio di via Mottalciata 10 omaggia l’artista americano con una mostra personale che raccoglie 67 scatti prodotti nell’arco di 13 anni, dal 1975 al 1988; quello che potremmo dunque definire il Mapplethorpe maturo, dato che solo un anno dopo, nel 1989, l’artista perse la vita a causa delle complicazioni conseguenti all’Aids.
Innovatore, anticonformista, provocatore: più che violare le regole, si può dire che abbia inventato un suo codice e l’abbia lasciato in eredità alle generazioni di fotografi che l’hanno succeduto.
La mostra, resa possibile grazie alla collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation, che dal 1988 si occupa di diffondere l’opera dell’artista e di supportare la ricerca per la lotta ad Hiv e Aids, ben dimostra la natura quasi essenzialista del fotografo, il quale senza alcun artificio denudava – anche letteralmente – i soggetti ritratti e riusciva a metterne in mostra l’essenza.
Lo spazio della Galleria Noero sembra sposare perfettamente lo spirito e le intenzioni di Mapplethorpe: ambientazione post-industriale, il centro dell’attenzione è solo sugli scatti, che con la loro cruda e al tempo stesso sperimentale identità sanno ritrarre efficacemente un’intera generazione che seppe fare del proprio corpo uno strumento per oltrepassare i limiti imposti dalla società.

LE OPERE
Chi si aspetta di vedere i celebri ritratti che hanno reso il fotografo famoso in tutto il mondo non rimarrà deluso: dalle 67 immagini riconosciamo alcuni dei volti più iconici degli anni ‘70 e ‘80. Spicca tra tutti l’immagine di Lisa Lyon, prima donna a ottenere il titolo mondiale di campionessa di body building e grande musa del fotografo, che a lei dedicò anche il libro Lady Lisa Lyon. Com’è noto, la fascinazione per il corpo è alla base dell’opera dell’artista, e il corpo della Lyon ha un incredibile impatto visivo proprio perché capace di decostruire ogni rappresentazione stereotipata alla quale siamo abituati a riferirci quando pensiamo a un corpo femminile.
Lyon a parte, la rappresentazione prediletta da Mapplethorpe resta quella del nudo maschile, spesso con accezioni sensuali e omoerotiche. In mostra si possono quindi ammirare gli scatti della schiena di Dennis Morgan, del corpo scultoreo di Michael Roth e di quello atletico di Tim Scott. In esposizione anche il ritratto del pittore italiano Francesco Clemente e quello dell’artista Lawrence Weiner.
Una mostra curata, dalla quale si evince la grande passione che i curatori e gli organizzatori hanno per questo artista. Avete ancora un po’ di tempo per vederla e l’ingresso è gratuito: vi consigliamo di approfittarne.

 

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Categorie: Cultura

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